Brividi di celluloide 2: “The Nest – Il nido”
“The Nest – Il nido” – horror-thriller psicologico a forti tinte con risvolti e ambientazione gotica, presentato al festival di Locarno il 15 agosto 2019, in coincidenza con la sua uscita nelle sale – non va affatto confuso (e nulla ha a che vedere, sia dal punto di vista narrativo che stilistico) con il film omonimo del lontano 1988, scritto e diretto da Terence H. Winkless, che aveva per protagonisti una torma di scarafaggi assassini.
Adatto a venire recuperato per una visione estiva, lontana dai sovraffollamenti cinematografici provocati dalle nuove uscite in sala, il lungometraggio d’esordio del giovane regista Roberto De Feo, già autore dei corti “Ice Scream”, 2009, “Child K”, 2014 (entrambi appartenenti al filone splatter-horror; il primo è finito addirittura nelle mani di una casa di produzione hollywoodiana, pronto per essere distribuito) e di altri quattro cortometraggi precedenti, si fa notare per originalità e freschezza di linguaggio, ponendo il suo autore sulla strada dei migliori promesse dell’horror contemporaneo, da Ari Aster a Jordan Peele.
Scritto con gli sceneggiatori Lucio Besana e Margherita Ferri, “The Nest – Il nido”, emblematico sin dal titolo, usa come sfondo e centro pulsante un’antica dimora storica piemontese abbandonata, Villa dei Laghi, per raccontare una storia nera, ruotante intorno alla complessità distorta di legami familiari ossessivi e corrotti, attraversati da istinti atavici e pulsioni ancestrali.
Un po’ “The Others” (2001) di Alejandro Amenábar e “The Village” (2004) di M. Night Shyamalan (per ammissione stessa del regista), con qualche salutare strizzata d’occhio al “Suspiria” argentiano in quanto a estetica ed uso estremo del colore, il film di De Feo riflette intelligentemente e per traslato sui temi della chiusura di ragione, intelletto e cuore nei confronti della realtà esterna, dell’Altro, del diverso o presunto tale, per la soverchiante paura di affrontare l’ignoto.
Attraverso la terribile ma, in definitiva, anche aperta alla speranza, vicenda del quasi adolescente Samuel (Justin Korovkin), vittima di una doppia segregazione (la sedia a rotelle, su cui è finito bambino dopo uno spaventoso incidente e le cure assillanti della madre), lo spettatore è invitato a prendere coscienza dalla prospettiva del macabro e del grottesco di quanto possano rivelarsi paranoiche e deleterie alcune dinamiche familiari, se mal gestite o viziate.
L’algida e rigida Elena (Francesca Cavallin), la madre di Samuel, lo spaventevole dottor Christian (un Maurizio Lombardi con la verve e la capacità caricaturale dei migliori caratteristi) e, infine, la sorprendente e vivace Denise (Ginevra Francesconi) rappresentano – non senza qualche pallida apertura – una ‘famiglia Addams’ terribile e luciferina, in cui gli estremi e i paradossi convivono scontrandosi, sino al rocambolesco ma chiarificatore epilogo.
Non è raro che l’horror contemporaneo, nel suo processo evolutivo, si spinga ogni volta di più a ragionare su problematiche del quotidiano, individuale e collettivo, servendosi dei vecchi luoghi comuni (case e atmosfere spettrali, folli personaggi al servizio dell’inconscio o del demonio, creature aliene o sovrannaturali e malvagie, ecc.) per mettere in scena con il necessario rilievo
storture e aberrazioni tipicamente umane.
Non fa eccezione, con bravura, Roberto De Feo, supportato dall’ottimo cast come dalle musiche originali di Teho Teardo e dalla fotografia di Emanuele Pasquet: qualche ingenuità nel plot, nella costruzione narrativa, sono peccati veniali, evitabili, ma ai quali tempo ed esperienza dovrebbero porre facilmente rimedio.
«Il cinema a cui mi ispiro è quello che gioca con lo spettatore», sottolinea il regista. «Adoro mostrare un universo opposto da quello che crediamo di vedere. E poi, anche grazie alla location – quella che ogni regista sogna di incontrare – ho sottolineato la paura del mondo esterno, oggi più che mai attuale».
Una scommessa vinta, per un horror capace – come da attitudine di gran parte dell’inquieto cinema “post-moderno” – di oltrepassare senza fatica gli stilemi del genere, arrivando all’autocitazionismo e alla satira come strumenti di irrisione verso tutto ciò che rientra in canoni troppo codificati.
Il nido va lasciato, prima o poi: e questo Samuel lo sa fin troppo bene.
“The Nest – Il nido”
Regia: Roberto De Feo, Italia, 107 m.
Cast: Francesca Cavallin, Justin Korovkin, Ginevra Francesconi, Maurizio Lombardi
Soggetto: Lucio Besana, Margherita Ferri, Roberto De Feo
Sceneggiatura: Lucio Besana, Margherita Ferri, Roberto De Feo
Fotografia: Emanuele Pasquet
Musiche: Teho Teardo
Produzione: Colorado Film Production In Collaborazione Con Vision Distribution
Distribuzione: Vision Distribution