Ozzano: archeologia industriale in Monferrato
Non so se qualcuno di voi è passato per Ozzano. Una serie di case sulla provinciale che non dice nulla. Anzi, per certi versi un po’ deprimente perché grigia come il cemento che si produceva. E non so neanche se qualcuno di voi conosce cosa si faceva anticamente ad Ozzano. Io l’ho scoperto organizzando un’escursione e vi devo dire che sono rimasto felicemente colpito dal luogo.
Quel luogo che si presentava, a prima vista, un arroccato di case insignificante sulla provinciale, si è rivelato un luogo paesaggistico veramente bello, con scenari collinari che fanno intravedere fino a Trino e il resto del vercellese. Le caratteristiche di questa escursione sono dettagliate in questa descrizione:
“Il tracciato ad anello celebra un particolare connubio tra l’uomo e la terra che nel Monferrato casalese ha la sua massina espressione nella figura del minatore, un contadino la cui vita in simbiosi con la natura, andrà a sfidare nel sottosuolo nuove e sconosciute leggi fisiche”.
(cit. Sulle orme dei minatori)
In effetti non ero a conoscenza del fatto che in Monferrato potevano esserci i minatori. Terra di viti e di agricoltura, mi si presenta un centro industriale di importanza nazionale. La Valle Fontanola, dove sono presenti i Pozzoli e le miniere, è stata nominata “La Valle dei templi dell’archeologia dell’industria del cemento”. Il percorso del nostro sentiero è accompagnato da manufatti industriali che ricordano il tempo in cui uomini e donne del secolo scorso, con il duro lavoro hanno trasformato la vita, la cultura, la storia delle loro comunità e della loro terra.
Il Monferrato è una terra emersa dal mare. Nella sua emersione dal fondale dell’Oceano Ligure Piemontese (avvenuta nell’epoca Giurassica) ha creato dei sedimenti di marna che in alcuni casi assume la colorazione gialla (sabbia) in alcuna grigia (i livelli più profondi del fondale). Questi livelli più profondi hanno generato una marna che viene chiamata Marna Cemento. L’estrazione di questa marna e la sua lavorazione genera il cemento utilizzato nelle costruzioni.
È come se il territorio fosse diviso in due parti. Verso Ozzano la marna cemento, verso Cella Monte la Pietra da cantone (anche questa cavata con tecniche minerarie). Camminando lungo il sentiero, in prossimità di Rolasco, si trovano ancora i piloni della funicolare che collegava la miniera Bosco, l’ingresso del Pozzone della miniera Claretta ed il magazzino di deposito della Marna. Tutti questi dettagli e molti altri, li abbiamo visti in escursione ma al termine di questa ci siamo recati in visita al MiCem il museo delle miniere e dei Minatori del Cemento in Monferrato.
Il Sindaco che ci ha ricevuti, ci ha illustrato la funzione di questo museo e il lavoro di questi volontari (pensate che abbiamo parlato con un minatore che ha lavorato nella miniera e che ora fa parte dei volontari che gestiscono questa struttura) che vogliono far conoscere quello che era l’attività industriale di quest’area. Il museo è semplicemente affascinante. La visita ti conduce in mezzo a plastici che riproducono la miniera, vecchie attrezzature che servivano ai minatori per lavorare, scarpe chiodate di legno e incatramate per renderle impermeabili e antinfortunistiche, lampade per rilevare il grisù, il “gas caratteristico delle miniere. E più leggero dell’aria e lo si può anche trovare raccolto in sacche isolate nelle parti alte delle gallerie: è detto perciò gas di miniera (firedamp, nel mondo anglosassone)”. (cit. Wikipedia)
Combinato in varie proporzioni con l’aria (dal 5 al 14% circa) dà luogo ad una miscela molto tossica, infiammabile ed altamente esplosiva. Per questo motivo nelle miniere, per evitare la formazione della miscela esplosiva, si ricorre ad impianti di ventilazione, badando contemporaneamente a rimuovere le possibili cause dell’innesco come le fiamme libere o le scintille e a tenere continuamente sotto controllo la quantità di metano presente nell’aria. È all’origine di numerosi disastri minerari, soprattutto prima dell’invenzione della lampada di Davy.
Tra i cimeli anche un campione di questa lampada che evitava di innescare esplosioni devastanti. Prima dell’avvento di questa lampada, i minatori giravano con una frontale a fiamma libera. Questa lampada Davy in atmosfera esplosiva, si spegne. Tutte queste cose, unitamente alla visione di attrezzi, micce esplosive, picconi, mi hanno riportato alla mia infanzia quando la Rai Televisione Italiana trasmetteva uno sceneggiato a puntate intitolato “E le stelle stanno a guardare”, tratta dal romanzo omonimo di Archibald Joseph Cronin, ispirato alle vicende dei minatori gallesi degli anni’20.
Sono rimasto affascinato di questo spaccato di vita sociale che ha modificato per un secolo il paesaggio del Monferrato rendendolo produttivo e industriale. Una bella escursione che merita l’uscita. Se vuoi sapere quando ci ritorneremo, clicca qui per vedere quando abbiamo programmato Ozzano.
Io ci ritorno più che volentieri.