Francesca dal Monferrato in Kenya, tra volontariato e lavoro
Da un mese la casalese è nei sobborghi di Nairobi, per collaborare con Jukumu Letu
NGONG (KENYA) – È arrivata lo scorso 3 ottobre in Kenya – per stabilirsi a Ngong nei sobborghi di Nairobi – la 30enne monferrina Francesca Anello. Dall’Africa ripartirà solo il 22 dicembre, dopo quasi tre mesi di volontariato per Jukumu Letu, che in kiswahili significa ‘è nostra responsabilità’ e che dal 2007 si occupa dell’educazione dei bambini bisognosi della zona fino ai 5 anni e anche delle loro famiglie.
La giovane casalese, di fatto, è lì per far fruttare la sua professionalità di digital marketer: «Il mio compito è di aiutare con la raccolta di fondi e con la comunicazione, quello che so fare meglio. Al mattino mi occupo di seguire i miei clienti da remoto mentre al pomeriggio lo dedico a Jukumu Letu, in questi giorni stiamo lavorando sul restyling dei social e sul sito internet».
L’Africa e la cooperazione internazionale sono da anni tra le passioni di Francesca che, tra le tante cose, ha collaborato con Oxfam Italia e lavorato con VadoinAfrica, punto di riferimento per professionisti e imprenditori vogliosi di sviluppare relazioni costruttive con il continente africano.
Con altri sette ragazzi
«Sono qui grazie al fondatore Martino Ghielmi che mi ha messo in contatto con Jukumu Letu. In questa permanenza vivo nella casa della fondatrice, sposata con un italiano, insieme ad altri 7 ragazzi provenienti da tutto il mondo: io sono una di quelle che si ferma meno». Jukumu Letu è di fatto un centro diurno che segue in due diverse sedi 300 bambini provenienti spesso dalle zone più degradate, gli slums: «Partiamo da loro per arrivare alla famiglia fornendo sostegno psicologico ed economico, qui anche la scuola pubblica è a pagamento, mentre nei ‘nostri’ centri è pressoché gratis. Si cerca di capire la situazione del nucleo famigliare, i cui membri spesso danno una mano qui, magari imparando un lavoro nel laboratorio che produce borse, vestiti e giocattoli» spiega Francesca. I guadagni vengono divisi in modo equo. I bimbi, che pranzano a Jukumu Letu, hanno cibo di qualità grazie al circuito di food security attraverso l’autoproduzione. È una sorta di aiuto circolare. Ci si occupa anche di sensibilizzazione ecologica in stretto contatto con le scuole della zona.
L’impatto positivo
«Quello che voglio è cercare di apportare un impatto positivo», un concetto che la casalese ripete più volte nel corso della nostra chiacchierata videotelefonica. Un’idea complessa che oltre che in questa esperienza, la sua prima in Africa, cerca di seguire anche nella vita non volontaristica: «Cerco di scegliere sempre più realtà con cui lavorare, che siano associazioni, imprese profit o start-up, che seguano questi principi». Etica, sostenibilità sociale e ambientale, rispetto. Diverse sfaccettature della stessa gemma.
Con tutti questi impegni, fortunatamente, resta anche tempo per fare ‘turismo’: «Nel fine settimana sono libera, ne approfitto ad esempio per andare in città o visitare, il mio obiettivo in questa permanenza è anche muovermi».
Per sostenere l’attività di Jukumu Letu è possibile devolvere il 5×1000 o anche fare una donazione, ad esempio con un bonifico all’Iban IT 60 J06230 30362 00004 6629 919.