“Blonde”: lo specchio scuro del Mito
«“Blonde” è dedicato a tutti i bambini abbandonati e non amati del mondo. L’intera idea che giace alla base del film è quella di dettagliare un dramma d’infanzia e poi mostrare il modo in cui quel dramma divide la vita degli adulti in due parti, quella pubblica e quella privata. Il film si concentra su come l’adulto vede il mondo attraverso la lente di quel dramma infantile, ed è una specie di storia di una persona la cui immagine razionale del mondo è sopraffatta dal suo inconscio; tutto questo utilizzando l’iconografia di Marilyn Monroe». (Andrew Dominik)
Presentato, lo scorso settembre, alla Mostra del cinema di Venezia e, subito dopo, sulla piattaforma Netflix il film dell’australiano Andrew Dominik (“L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford”, 2007; “Cogan – Killing Them Softly”, 2012) è una restituzione per lo più fedele dell’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates (Bompiani, 2000) ripubblicato dalla Nave di Teseo nel 2021, che pone l’accento sul lato meno conosciuto e luminoso del Mito Monroe, ovvero la vita personale tormentata, gli esordi nel cinema come puro strumento di piacere di anziani e lascivi produttori, i fallimentari matrimoni con l’asso del baseball Joe DiMaggio e il drammaturgo Arthur Miller, la relazione clandestina con il presidente americano John Fitzgerald Kennedy.
Un cammino funestato da tre dolorose esperienze d’aborto, oltre che da ripetute e – nell’ultima parte della carriera – sempre più frequenti crisi depressive, frutto non solo di una linea ereditaria femminile votata già in origine alla malattia mentale (in una scena del film sua madre, Gladys, cerca di affogare la piccola Norma Jean nella vasca di casa, accusandola di essere la causa dell’allontanamento paterno: un padre, peraltro, più simile, nelle sue lettere zeppe di disapprovazione e di promesse mai mantenute, a un fantasma), ma anche della spietata, ferrea e disumana logica dello star system, che fagocita sin dalle prime apparizioni sceniche il corpo di Norma trasformandolo in quello di Marilyn, la Bionda senza cervello, utile solo come il più volgare oggetto del desiderio di un maschile altrettanto gretto e meschino.
La donna Norma Jean viene, così, perennemente svuotata di qualsivoglia significato, mentre la ‘bambola’ Monroe assume nell’immaginario maschile collettivo proporzioni stratosferiche (come nei giganteschi cartelloni pubblicitari che tappezzano i boulevard di Hollywood).
Dominik fa risplendere (seppure di una luce sinistra e oscura, quella di un mito votato, per retaggio familiare e predisposizione caratteriale, all’autodistruzione) una massa narrativa piuttosto informe ma densa, anche attraverso uno stile che si protende verso il surrealismo: con l’uso dell’alternanza tra il bianco e nero e il colore, accelerazioni, ralenti, dettagli enormemente dilatati (vedi l’esplorazione dell’utero della diva durante gli aborti) o immagini che assurgono a una valenza universale e quasi ‘cosmica’ (la rappresentazione del feto, molto simile a quello astrale del kubrickiano “2001. Odissea nello spazio”, 1969).
L’attrice e modella cubano-spagnola Ana De Armas, già vista, tra gli altri, nell’episodio finale della saga di James Bond “No Time to Die” di Cary Fukunaga (2021), si mimetizza letteralmente dietro la maschera di una Marilyn che le somiglia molto e di cui riesce, anche nella prossemica, a porre in risalto l’estrema fragilità, quel candore tanto assoluto quanto paradossale che Norma Jean mantenne sino alla fine della sua infelice vita, al di sotto del simulacro spavaldo, brillante, seducentemente aggressivo della ‘dumb blonde’.
«Abbiamo lavorato su questo film molte ore ogni giorno, per quasi un anno», ha spiegato l’attrice nel corso del lancio promozionale del film. «Ho letto il romanzo di Joyce Carol Oates, studiato centinaia di fotografie, di video, di registrazioni audio, di filmati, tutto quello su cui sono riuscita a mettere le mani. Tutte le scene del film sono ispirate a immagini esistenti. Passavamo in rassegna ogni minimo dettaglio di ogni fotografia e discutevamo cosa stesse avvenendo quando la foto era stata scattata. La prima domanda era sempre: ‘Cosa stava provando qui Norma Jean?’. Volevamo raccontare il lato umano della sua storia. La notorietà è ciò che ha reso Marilyn la persona più visibile nel mondo, ma è anche quello che ha reso Norma Jean la più invisibile».
“Blonde” (id.)
Origine: Usa, 2022, 166’
Regia: Andrew Dominik
Sceneggiatura: Andrew Dominik, dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates
Fotografia: Chayse Irvin
Montaggio: Adam Robinson
Musica: Nick Cave, Warren Ellis
Cast: Ana de Armas, Adrien Brody, Bobby Cannavale, Xavier Samuel, Julianne Nicholson, Lily Fisher
Produzione: Plan B Entertainment
Distribuzione: Netflix