Caduti e Forze Armate. Riboldi: «Non si lasci più parola alle armi»
CASALE - Scuole, autorità civili e militari, associazioni di volontariato e d'arma e semplici cittadini si sono radunati questa mattina…
La sezione casalese è critica su alcuni passaggi degli interventi
CASALE – L’Anpi di Casale commenta le celebrazioni del IV Novembre in città, dopo aver partecipato sia alla parte al monumento ai caduti ai giardini che al cimitero urbano.
In una nota, l’associazione pungola il sindaco Federico Riboldi e l’onorevole Enzo Amich: «Non possiamo mancare di evidenziare la diversa prospettiva con cui la nostra associazione ricorda le vittime di quella guerra mondiale, che Papa Benedetto XV definì “L’inutile strage”, rispetto all’approccio dell’attuale amministrazione a guida Fratelli d’Italia. Abbiamo anche apprezzato alcune riflessioni del sindaco, quella sulla solennità del Monumento del Bistolfi, che proprio l’autore volle fosse collocato nell’amena radura tra i grandi alberi del parco, quasi a significare un finalmente pacifico riposo dei tanti uomini che subirono l’insensata violenza di quella guerra. Non condividiamo invece la retorica patriottarda degli eroi accorsi a difendere i sacri confini, sacrificando la propria vita per la Patria. Non la condividiamo perché, falsando la Storia, non rispetta neppure la memoria di tanti morti e di tante sofferenze».
Caduti e Forze Armate. Riboldi: «Non si lasci più parola alle armi»
CASALE - Scuole, autorità civili e militari, associazioni di volontariato e d'arma e semplici cittadini si sono radunati questa mattina…
«Se è infatti vero che molti giovani si arruolarono volontariamente per andare al fronte, molti vi furono inviati strappandoli alle loro famiglie e al loro lavoro, da cui dipendeva, spesso interamente, il loro sostentamento. Riteniamo non meno eroico che lanciarsi contro il “nemico”, l’impegno quotidiano per il sostentamento della famiglia e per l’educazione dei figli. Chi partì volontario fu certo condizionato dall’insistente propaganda bellico nazionalista; come osservato da un altro amministratore locale, il vicesindaco di Ozzano Monferrato Franco Scaglione, in analoga celebrazione, le parole allora usate indussero quegli uomini a sparare ad altri uomini che avevano “il tuo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore”. Ed il nostro ricordo non va solo a chi morì eroicamente affrontando il “nemico”, ma a quei tanti soldati morti di fame e di freddo nelle trincee sulle Alpi, che in altri tempi furono punto di incontro e fratellanza tra le genti dei diversi versanti. E ancor di più va ai tanti soldati mandati a morte dai loro alti ufficiali che si macchiarono di orrendi crimini per convincere la truppa che non conveniva sottrarsi agli ordini, anche ai più demenziali. Spiace poi che non una parola sia stata proferita, né dal sindaco Riboldi, né tantomeno dal neodeputato onorevole Amich sull’Europa. Se infatti questa strage e la successiva, ben peggiore, dopo poco più di due decenni che segnarono il continente con la violenta follia dei regimi fascisti e nazista, ebbero un risultato positivo, fu proprio la costruzione di un’Europa libera e democratica, sognata al confino di Ventotene nel ‘41, nel pieno della bufera bellica, da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che ha garantito a Nazioni che si erano combattute per secoli, di vivere in pace da quasi 80 anni» prosegue l’Anpi.
Va avanti la nota, con una stoccata a don Cesana: «Tuttavia, se ci si poteva in qualche modo attendere una simile impostazione di questa celebrazione da parte di esponenti di una forza politica nella cui storia il nazionalismo e, con esso, il valore catartico della guerra, l’asserita superiorità del proprio popolo, oggi espressa dal ricorrente motto “prima gli Italiani”, ci ha stupito l’orazione del Cappellano militare Don Cesana che accanto all’appello alla fratellanza fra gli uomini è poi ricorso alla retorica della difesa dei sacri confini. Ci saremmo invece aspettati che un uomo di chiesa si focalizzasse sulla pietà per i morti, tutti, indipendentemente dalla divisa indossata, facendo magari riferimento alla celebre nota inviata alle Nazioni belligeranti da Benedetto XV, in cui, tra l’altro, definì la Grande Guerra “il suicidio dell’Europa civile”. Citiamo una frase del vescovo di Padova monsignor Pellizzo, relativa ad un massacro seguito ad una delle tante azioni sconsiderate comandate ai soldati: “Poveri Soldati! Ed erano dei migliori alpini, truppe scelte mandate al macello, divisioni sopra divisioni. Ma quando avrà fine questa orribile e inutile carneficina? Questa per noi è e sarà una giornata di lutto e di monito affinché le future generazioni non consentano a nessuno di mettere in atto simili criminali follie».
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