Per la chiesa di Santa Caterina servono 134mila euro in un mese
Diversamente finirà la messa in sicurezza, ma non si realizzerà il restauro pittorico
CASALE – Molto è stato fatto per la Chiesa di Santa Caterina per la quale la omonima onlus si impegna da anni. Nel 2021 si è concluso un primo lotto di lavori esterni su lanterna, cupole e tamburo. Il Bonus Facciate ha offerto l’opportunità di appaltare il secondo lotto sulla facciata, tra settembre 2021 e settembre 2022.
Molto è stato fatto, e decine di migliaia di euro sono stati spesi, ma non è abbastanza, e la conferenza stampa odierna in Comune a Casale assume perciò le caratteristiche di un «Drammatico appello» come lo ha definito senza giri di parole Marina Buzzi Pogliano, presidente della onlus.
Prima di lei si sono susseguiti gli interventi. Del sindaco Federico Riboldi: «I beni culturali sono patrimonio di tutti, e tutti dobbiamo fare qualcosa perchè vengano mantenuti». Del vicepresidente dell’Ente Trevisio, proprietario del bene Cristiano Gavazza, del funzionario della soprintendenza Liliana Rey Varela, dell’architetto che coordina il restauro, Enrica Caire: «Lavoriamo in equilibrio contemperando istanza storica e istanza estetica, gli affreschi della cupola sono una sorpresa ogni giorno, oltre 250 metri quadrati di superficie, dobbiamo poter consentire una fruizione dei dipinti nella completezza di quello che raccontano». Intervento anche per Roberto Livraghi, segretario della Consulta dell’Alessandrino, importante sostenitore dei restauri: «Il nostro patrimonio culturale è enorme e ha bisogno di interventi continui. Il tema fondamentale è la manutenzione, non solo quando c’è da intervenire in situazioni di emergenza».
Il fulcro dell’appuntamento era però l’atteso intervento della presidente Buzzi Pogliano. In mancanza di una copertura
sufficiente per il prolungamento del cantiere in corso, i restauri resteranno incompiuti. In questo caso si raggiungerà l’obiettivo della messa in sicurezza, ma si perderà forse definitivamente la possibilità di godere della leggibilità dei dipinti che il tempo, l’incuria e la distrazione generale hanno abbandonato al progressivo degrado. Il costo stimato per la seconda fase è di 134.000 euro, pochi rispetto a quanto già speso, ma comunque non bruscolini, specie in un periodo così questo, e con questa fretta: «Il restauro pittorico proseguirà solo con i fondi, abbiamo poco tempo per decidere di mantenere o meno il ponteggio, il cui affitto costa 5.000 euro al mese. Dobbiamo decidere in fretta se continuare con i lavori o togliere la struttura rischiando di non poter mai più intervenire. La cifra è modesta ma è da trovare in fretta – ha spiegato ipotizzando una sorta di adozione di porzione degli affreschi da parte dei benefattori – Bastano 2000 euro per un puttino, poco più di 16mila per uno spicchio, 34mila per un quarto».