All’Eternit Bis sull’amianto «c’è un’evidente incertezza»
Oggi è ripreso il procedimento penale che vede imputato Stephan Schmidheiny. Al banco gli ultimi consulenti tecnici della difesa
Oggi al banco Enrico Brizio di Arpa. «Il rischio del polverino? Non era più alto di quello della fabbrica»
NOVARA – Il battuto e il polverino a Casale potevano essere due fonti d’esposizione più rischiose della fabbrica stessa? Ci si torna a porre questa domanda in Corte d’Assise a Novara durante l’Eternit Bis. Questa mattina all’udienza di dicembre del procedimento penale con imputato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny – accusato di omicidio volontario di 392 vittime – il focus è stato ancora quanto potessero costituire un rischio gli usi ‘impropri’ dell’amianto in città.
All’Eternit Bis sull’amianto «c’è un’evidente incertezza»
Oggi è ripreso il procedimento penale che vede imputato Stephan Schmidheiny. Al banco gli ultimi consulenti tecnici della difesa
Al banco dei testimoni è tornato a deporre il consulente della difesa Andrea D’Anna questa volta per rispondere a degli appunti posti dall’ingegnere Enrico Brizio, collaboratore di Arpa Piemonte. Il tecnico è stato convocato dal Pm per rilasciare un commento in merito alle precedenti dichiarazioni del professor D’Anna: aveva concluso che fonti come il polverino o le coperture in amianto usurate in città avessero nel tempo costituito una fonte di rischio nettamente maggiore per i cittadini rispetto allo stabilimento.
La Corte, prima di ascoltare il parere di Brizio, si è ritirata a deliberare se fosse ammissibile la sua presenza al banco: l’avvocato di Schmidheiny Alessio Di Amato infatti ha obiettato che il tecnico non fosse tra i nomi contenuti nella lista testi presentata prima dell’inizio del dibattimento. Ma dopo la pausa di questa mattina il giudice Gianfranco Pezone ha ritenuto opportuno farlo sedere al banco per fare chiarezza su una serie di punti ancora rimasti in sospeso. In particolare Brizio si è concentrato su una critica al metodo utilizzato da D’Anna: «Quello che abbiamo notato è che D’Anna ha utilizzato tutta una serie di parametri in modo da massimizzare i livelli di emissione in particolare di polverino e battuto nelle strade» ha dichiarato. A sostegno della sua tesi ha mostrato un grafico che mette a confronto i dati da lui rilevati e quelli invece del ct della difesa. Il risultato che ne viene ricavato è del tutto rovesciato: «Usando dei parametri mediani si sarebbe ottenuta un’emissione dei battuti di 20 volte inferiore al massimo e per quelli minimi di 20mila volte inferiore; questo avrebbe cambiato il modello. E la stessa cosa si può dire per le altre sorgenti da lui evidenziate».
(Il grafico presentato da Brizio)
Un altro punto a cui Brizio ha fatto riferimento è il modo in cui sono state considerate le emissioni provenienti dalla fabbrica e dall’area di frantumazione ‘ex-Piemontese’: «Ci sono solo due emissioni considerate, quella della ex-Piemontese (da lui valutata attiva solo ogni mezz’ora e non in modo continuativo) e quelle delle ventole nello stabilimento, tra l’altro abbattute da un filtro all’80% con un’efficienza di contenimento importante. Ma non sappiamo quando questi filtri sono stati applicati né possiamo dire che non ci fossero altre sorgenti all’interno dello stabilimento. Le emissioni diffuse ci sono lo stesso perché un edificio del genere non è a tenuta stagna». Tra gli altri punti contestati inoltre anche la mancata considerazione degli ex magazzini di piazza d’Armi come una possibile fonte d’inquinamento.
D’Anna dal canto ha ribadito che «Le concentrazioni dal centro cittadino erano più alte da quelle dello stabilimento» in quanto «un modello è uno strumento per poter verificare simulate condizioni in cui ci sono dei dati stimati che potrebbero dare risultati differenti. Erano disponibili dei dati sperimentali, proprio risalenti a un periodo quando lo stabilimento era ancora in funzione ma al termine della sua vita». Inoltre ha dichiarato che «Ho utilizzato un valore del contenuto di sedimento più basso possibile e di umidità più alto possibile. Così ho ottenuto una riduzione di 10 volte, non di 20mila volte come è stato detto. Poi volendo ci possiamo mettere a tavolino e lo verifichiamo».
(Andrea D’Anna)
Per quanto riguarda invece la considerazione dell’area ex-Piemontese il consulente della difesa ci ha tenuto a precisare, mostrando una serie di fotografie dell’epoca, che «si vede chiaramente che è una zona abbastanza ordinata dove ci sono dei cumuli accatastati. L’affermazione di Arpa sul fatto che il fattore di emissione del battuto risulta maggiore addirittura di un ordine di grandezza rispetto a quello della ex-Piemontese è errata. Nel caso della pre-frantumazione degli scarti l’azione meccanica avviene su una area di 5000/1000mq, mentre il battuto è più dislocato». Ha infine precisato, per quanto riguarda i magazzini di piazza d’Armi, che non gli è mai stato specificato che si trattasse di un’area situata dall’altra parte della città. «Come faccio a pensare che non fosse il magazzino dello stabilimento? Esplicitamente non è mai stato riportato che si tratta di un magazzino che non si trova in città».
A sedersi al banco oggi è toccato anche a Rosarino Secreto, ex lavoratore di Bagna, l’azienda che si occupava di rimuovere gli scarti di lavorazione di Eternit. Lavorando dal 1978, ha riportato che spesso vedeva il collega Bartolo Occhipinti (ormai deceduto) trasportare dei cassoni pieni di amianto a un’ex cava di ghiaia in cui veniva depositato come scarto di lavorazione.
Si tornerà in aula nell’anno nuovo, il 16 gennaio. Sarà l’ultima udienza dedicata alle deposizioni di chiarimento per alcuni punti rimasti in sospeso. Al termine si terranno le discussioni finali tra le due parti per poi proseguire con la sentenza.