Anpi e Acv propongono due incontri per non dimenticare
Per la 'Giornata della Memoria' coinvolti gli studenti dell'ultimo anno delle scuole medie di San Sebastiano, Volpedo e Viguzzolo
VIGUZZOLO – Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale: in Italia con la legge 20 luglio 2000, n. 211 “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.” Ogni anno l’Anpi di Viguzzolo organizza iniziative nel Giorno della Memoria per riflettere sulla Shoah: quest’anno è stato deciso con l’Associazione Culturale Viguzzolese, ed in accordo con l’Istituto Comprensivo di Viguzzolo, di raccontare le storie di artisti ebrei e non, che hanno vissuto sulla propria pelle l’odio razziale e la tragica esperienza dell’Olocausto.
Il 1938 segna un anno di svolta nella politica italiana, soprattutto in termini di intolleranza e razzismo. In arte che cosa cambia? L’Italia si adegua con le leggi razziali del 1938, anche se già nel 1933 c’era chi come Ojetti, sul Corriere della Sera, usava una terminologia inquietante per descrivere l’arte dei giovani in occasione della Prima mostra interregionale dei sindacati tenutasi a Firenze: “Raramente si sono veduti tanti quadri e sculture lontane dalla bellezza, dal vigore e dalla salute; e, ahimè, le più erano opere di giovani, cerebrali e disumane, raccolte in un padiglione separato, come in tempo d’epidemia”. Tra quegli artisti ‘malati’ e devianti c’erano, per esempio, Lucio Fontana e Renato Guttuso. Esplicitamente di degenerati, ebrei e bolscevichi si comincia a parlare, appunto, nel 1938, e con sorpresa troviamo nel mucchio anche de Chirico e Carrà, oltre ai soliti Birolli e Fontana e agli astrattisti, nel quadro di uno scontro piuttosto violento tra due anime del fascismo.
La deportazione nei campi di concentramento che questi artisti hanno dovuto subire da parte dei nazisti era guidata da un unico scopo: l’eliminazione prima dell’arte “degenerata”, i prodotti artistici, musicali e letterari, poi gli uomini, considerati inferiori per razza o malattie. Storie che, nella maggior parte dei casi, si sono concluse nel modo più tragico per le opere e per le persone, o si sono salvate, portandosi dietro tutto il dolore e la sofferenza perché nulla si può dimenticare. E nulla deve essere dimenticato: per questo motivo se ne parlerà giovedì 26 a San Sebastiano Curone e Volpedo e venerdì 27 a Viguzzolo con i ragazzi dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado.