Calcio, Viassi: «Tornare ad allenare in provincia di Alessandria? Sarebbe bello»
Parla il tecnico, che lascia Fossano dopo otto anni
Schietto, diretto e senza peli sulla lingua. Esattamente come eravamo abituati a conoscerlo. Tra bilanci e prospettive, Fabrizio Viassi è già pronto per una nuova sfida: il tecnico, tra i più vincenti in Piemonte, ha lasciato Fossano dopo otto anni ricchi di soddisfazioni e già si rincorrono le prime voci di mercato in vista della prossima stagione.
Mister, come è maturata la decisione di prendere strade diverse?
Già lo scorso anno, prima dei playout, avevo ricevuto diverse richieste, ma avevo la sensazione di ‘tradire’ una società, e delle persone, che mi hanno dato molto. Sarebbe stato un comportamento non in linea con il mio modo di essere.
E poi, invece?
Quest’anno si sono create condizioni diverse, io credo che ogni cosa abbia una fine naturale e in questo caso specifico, da entrambe le parti, è maturata la necessità di proseguire ognuno con le proprie gambe. Ci siamo lasciati benissimo, con stima e rispetto reciproco. A volte il calcio ti regala dei rapporti fortissimi, che durano a lungo e che vanno oltre il semplice aspetto sportivo: a me è già successo ai tempi della Novese e dell’Aquanera, sono certo che si ripeterà anche qui a Fossano.
Qual è stato il momento più bello di questi otto anni?
Indicarne solo uno sarebbe riduttivo, è stata un percorso molto intenso e pieno di contenuti. Se devo parlare di campo, posso dire che la salvezza dello scorso torneo mi ha emozionato, però mi permetta di fare una considerazione.
Prego…
A 59 anni e dopo avere avuto il privilegio di sedermi sulle panchine più importanti del Piemonte, traguardi inarrivabili per la maggioranza degli allenatori, l’aspetto agonistico in senso stretto conta relativamente. A fare la differenza sono altre cose, io ad esempio considero la vittoria più bella avere valorizzato tanti giovani, oggi protagonisti nel calcio professionistico.
Gemello, per esempio?
Gemello l’ho fatto giocare all’età di 15 anni, oggi difende i pali del Torino. Ma penso anche a Boloca, tra i giocatori più importanti di un Frosinone che corre verso la serie A. In molti lo avevano scartato, compresa l’Alessandria, io ho subito visto un qualcosa di particolare. Il fatto che il ragazzo stesso oggi mi ringrazi pubblicamente, rappresenta motivo di grande orgoglio.
E pure in una stagione ‘disgraziata’ come quella che sta per terminare, qualcosa di buono è stato fatto, giusto?
Si, Delmastro, classe 2005, ha sempre giocato ed è un pilastro della nazionale under 18 allenata da Giannichedda. Udinese, Empoli e Verona sono sulle sue tracce, mi auguro che possa seguire la strada dei suoi predecessori.
Che progetti ha Viassi per il futuro?
Da quando l’addio al Fossano è diventato ufficiale, ho già ricevuto tantissimi attestati di stima. Io posso semplicemente dire di essere interessato ai progetti, a prescindere dalla categoria. Molti si dimenticano che sono andato a Fossano in Promozione, ho costruito, ho vinto e sono rimasto per otto anni. Quattro dei quali in serie D. Ho smesso di rincorrere sogni di Lega Pro, ho già dato da quel punto di vista.
Insomma, i requisiti sono chiari…
Sono i fatti a parlare. Credo di essere il profilo giusto per chi voglia creare basi solide, lavorando in prospettiva e puntando sui giovani. Mi piace anche visionare il vivaio, occuparmi di tutto a 360 gradi. A Fossano, per esempio, ero abituato ad arrivare al campo al mattino alle 8.30 e ad andare a casa alle 19…
In provincia di Alessandria ha ottenuto grandi risultati. Come vede oggi il ‘nostro’ calcio?
Manco da tempo, ma apprezzo molto le realtà alessandrine. Non sono certo il tipo che chiama o che si propone, ma è chiaro che ci siano diverse piazze molto interessanti nelle quali mi piacerebbe lavorare. Sarebbe bello tornare, non lo nascondo.
A 59 anni, quasi 35 dei quali trascorsi in panchina, quali sono le motivazioni?
Ho l’entusiasmo del primo giorno, come se fossi alla prima delle mie 700 panchine fin qui messe a referto. Il tempo passa, è vero, ma prima della partita, lo dico sempre, ho ancora i conati di vomito per la tensione. Quando vivrò le cose con maggiore distacco e tranquillità, vorrà dire che sarà arrivato il momento di smettere. Ma oggi, quel giorno, lo vedo ancora lontano.