Eternit Bis: la sentenza per Schmidheiny sarà il 7 giugno
Oggi l'arringa finale del difensore Guido Carlo Alleva: «Lo svizzero? Da assolvere, non sussiste il reato»
NOVARA – Questa mattina sulla strada per Novara splende il sole, ma già da chilometri si intravede una fumata nera sul centro città: c’è stato un incendio in una ditta locale che produce vernici. La qualità dell’aria potrebbe essere non a norma? Ce lo si chiede anche all’ex caserma Perrone, dove si è riunita la Corte d’Assise di Novara. Oggi, con un’insolita coincidenza che sa di amaro, si è tornati in aula per l’ultima udienza del processo Eternit Bis prima della sentenza. È prevista per mercoledì 7 giugno.
«Credo che le vicende che stiamo trattando abbiano una connotazione più sociale e politica che legata a una presunta responsabilità individuale come quella che si vuole attribuire al signor Stephan Schmidheiny. Per questo chiedo che venga assolto in quanto lo stesso reato non sussiste per mancanza di prova sul nesso di causalità». A parlare è il difensore dell’imprenditore svizzero – accusato di omicidio con dolo eventuale di 392 vittime dell’amianto – Guido Carlo Alleva. Con «nesso di causalità» si riferisce in particolare a uno dei temi affrontati in aula oggi.
Punto cardine nel suo discorso è stato infatti il fattore tempo. Le accuse a Schmidheiny sono afferenti a un periodo ben preciso: quello della gestione svizzera di Eternit Italia, dal 1976 al 1986. I 392 casi a processo come si collocano rispetto a questa decade? Si tratta di mesoteliomi sviluppati in questo arco di tempo? «Non è possibile individuare e collocare nel tempo il momento in cui è insorto il tumore e dopo il quale le eventuali successive esposizioni ad amianto sono causalmente irrilevanti – ha dichiarato Alleva – l’accusa cerca di superare l’empasse parlando di dose cumulativa, cioè la somma di tutte le esposizioni ricevute da un lavoratore durante la sua carriera o da una persona con esposizione ambientale durante tutta la vita. Se non stiamo andando a caccia di un momento determinante è vero, bisogna andare a vedere l’insieme delle esposizioni. Ma noi siamo in un processo penale e quel momento lo dobbiamo determinare. Se non lo facciamo, non possiamo decidere. Ma non c’è nessuna legge scientifica che ci aiuti a risolvere questo problema».
Polverino e diagnosi «presunte»
Non è stato, d’altra parte, l’unico argomento che il difensore ha presentato a sostegno durante l’arringa. Si è parlato ancora di polverino e battuto. Gli usi impropri dell’amianto in città potrebbero costituire un’importante fonte di rischio, a tal punto da aver causato alcune di queste morti? E inoltre, rispetto a tali usi, Schmidheiny aveva una qualche implicazione? «Le fonti d’inquinamento diffuso nella città sono risalenti a settant’anni circa d’incontrollata fuoriuscita di materiali di scarti; ma a partire dalla gestione svizzera su questi usi c’è un chiaro divieto». Sollevata anche la questione della certezza delle diagnosi: si tratta davvero di 392 casi di mesotelioma? «Dobbiamo essere certi che si tratta di un mesotelioma pleurico e non di una metastasi di un’altra patologia». Ma non in tutti i casi i consulenti tecnici di entrambe le parti sono riusciti a dimostrare l’assoluta certezza della malattia.
«Non si può neanche ipotizzare una colpa di Schmidheiny»
Ultima questione all’ordine del giorno è quella del dolo. Potrebbe sussistere come aggravante il fine di lucro? Schmidheiny ha scelto volontariamente di proseguire la sua attività, consapevole di ciò che stava avvenendo per poter risparmiare? «Qua non ci troviamo di fronte a un mago che conosce dei segreti e una generalità che non li conosce. La sensibilità rispetto a problemi gravi che riguardano la società è una sensibilità che ha tempi lunghi. Il signor Schmidheiny ha perseguito il fine di lucro? Ma Eternit era svantaggiata nella competizione in quanto aveva sostenuto spese nella sicurezza che altri non sostenevano – e conclude – Io credo che per le ragioni che abbiamo detto non sia neanche possibile ipotizzare la colpa di Schmidheiny perché se si parla di investimenti indispensabili l’unica ad averli fatti è stata Eternit. E quindi non si può parlare neppure di un profilo con colpa in previsione dell’evento».