I dieci migliori vini del Piemonte da provare almeno una volta nella vita
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Il CdA del 'Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese' sul "caso" ChatGpt: "La nostra cifra stilistica non sta nell’omologazione, ma nella biodiversità, non nella massa ma nella selezione"
Alcuni giorni fa – prima che venisse bandito dall’Italia – avevamo chiesto a ChatGpt di scrivere due articoli: uno sui dieci migliori vini del Piemonte e un altro sui dieci luoghi più belli da visitare nella nostra regione. E ChatGpt lo ha fatto, generando differenti esiti nell’impatto che le ‘sue’ notizie hanno creato tra i nostri lettori. Mentre per l’articolo sui ‘luoghi piemontesi’ si è innescato un classico dibattito social (“Sì, belli questi posti, ma vanno visitati anche quello e quell’altro…”) e niente di più; per il “pezzo” dedicato al vino si sono accesi alcuni confronti di differente natura.
Per palesare il nostro piccolo esperimento, all’epoca della pubblicazione, scegliemmo le illuminanti parole di Walter Massa, padre del Timorasso, che sosteneva, in buona sostanza, che il nostro territorio deve fare ancora molto in termini di comunicazione per sostenere le proprie eccellenze. Su questo tema, oggi, ospitiamo l’intervento firmato dal CdA del ‘Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese’.
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Il “ragionamento” per algoritmi, suo proprio della cosiddetta “intelligenza artificiale”, è certamente buona cosa per il progresso tecnologico di una società che guarda al futuro e che, sempre più, non potrà prescindere dalla linguistica informatica. Sia chiaro, anche noi viticoltori monferrini siamo aperti all’innovazione, quella 4.0 e non solo, che va dall’agricoltura di precisione alla sensoristica, dalla robotica ai satelliti e ai droni, ma riteniamo debba essere fondamentale distinguerne le diverse applicazioni.
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Ciò detto, proprio per l’incapacità, o ignoranza, dell’intelligenza artificiale di “ragionare” oltre i numeri/dati, sarebbe opportuno definirne precisamente i diversi campi di applicazione, lasciando alla penna umana l’elaborazione di informazioni più articolate, sebbene in parte statistiche. Ovviamente, il miglior posizionamento di un vino sui canali web e social network passa attraverso la sua notorietà in termini di passaggi, di strategie comunicative e d’investimento e di “numeri” (e su questo abbiamo attivato nuove azioni), ma ci sono aspetti, risvolti e peculiarità che, pur essendo fortemente caratterizzanti le diverse eccellenze enoiche di cui è ricco il nostro Paese, sfuggono alla presa dell’intelligenza artificiale.
Crediamo che, in ogni campo, le scorciatoie siano spesso rischiose imprudenze al danno di una reputazione da salvaguardare e rispettare, indipendentemente, dai numeri e dalla notorietà.
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Il Grignolino del Monferrato Casalese doc è la nostra bandiera, la nostra anima e la motivazione più grande. Per questo, dopo non poca fatica e grande impegno, anche grazie al Consorzio di tutela Colline del Monferrato Casalese, il Grignolino del Monferrato Casalese doc si sta sempre più affermando riscattando il glorioso passato che da sempre gli appartiene.
Dice bene l’amico Walter Massa quando afferma che “i vini della nostra provincia non sono abbastanza conosciuti e che il salotto buono del vino vuole il nome del territorio”. Pensa bene, anche, quando dice che ci vorrebbe una “rivoluzione”, ma la rivoluzione, per noi, ha una diversa accezione. Rivoluzione è: tenacia, volitività e coraggio, costanza, coerenza e presenza incessanti. Mentre il nostro Grignolino stava “maturando”, noi ci siamo uniti e abbiamo fatto squadra. Ora, lui è prontissimo e, presto, noi esprimendo un territorio compatto e fiero delle proprie origini e della propria ricchezza.
La nostra cifra stilistica, fortunatamente, non sta nell’omologazione, ma nella biodiversità, non nella massa (passaggi e presenze) ma nella selezione, per garantire al Monferrato ambienti amabili e vivibili, prima di tutto, per tutti noi che lo abitiamo.
Noi siamo come il nostro Grignolino: un po’ anarchici e ribelli, unici e dalle mille sfumature, fortemente connotati alla terra delle nostre origini, mai scontati e, anche, un po’ artisti, poeti e sognatori….
Concludendo, per fare un buon/eccellente articolo, così come un buon/eccellente vino, ci vogliono tempo, impegno, preparazione, esperienza e sensibilità. E come i buoni vini definiscono un territorio, allo stesso modo i buoni articoli qualificano un giornale e la reputazione nonché il successo del suo territorio.
Ha fatto bene, direttore, a precisare che a “scrivere” è stato ChatGpt, ma confidiamo che, ancor meglio, faccia dando sempre ampio spazio alle buone penne umane di cui, chi più chi meno, quasi tutti i giornali dispongono.
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