Lavagno a gamba tesa su sanità casalese e alessandrina
L'intervento del consigliere comunale dem in quattro punti
CASALE – Il consigliere comunale del Pd di Casale Fabio Lavagno interviene sul tema sanità non solo toccando gli aspetti strettamente locali, ma rivolgendo lo sguardo all’intera provincia in quattro punti.
Il primo tema è quello che riguarda il nuovo ospedale di Alessandria: «Sono stufo di leggere ogni settimana una puntata sulla miglior localizzazione, sta diventando un’arma di distrazione di massa, come il ponte di Messina: una grande opera pubblica per nascondere l’incapacità cronica di risolvere i problemi di tutti i giorni: aeroporto, o San Michele, o quartiere Cristo. Chiudete gli urbanisti e i portatori di interesse in una stanza e che decidano una volta per sempre su un dibattito ormai ventennale e che in questi mesi sta diventando stucchevole. Per una volta magari si parli anche di quale funzione e servizi avrà l’Ospedale Santo Spirito di Casale».
Quindi parla proprio dell’ospedale casalese: «Sarebbe gradito smetterla di illudere di portare fiori all’occhiello all’ospedale di Casale con nuovi bravi Primari, che dopo poco (1/2 anni) se ne vanno o a Genova o ad Alessandria, in alcuni casi avendo formato ottimi collaboratori, in altri casi lasciando il vuoto.
Il turismo delle prestazioni è ormai inaccettabile, e questa è la terza cosa. Non è ammissibile che nel Pronto Soccorso di Casale non sia possibile ricevere una prestazione come l’introduzione di un catetere vescicale e si debba essere portati a Novi Ligure, dove finalmente si troverà un Urologo.
La quarta ed ultima cosa è relativa ai tempi di attesa delle prestazioni specialistiche, per le prestazioni chirurgiche e per la presa in carico in pronto soccorso. Allo stress di un paziente che scopre di avere una patologia anche grave, non si può aggiungere lo stress di un’ora, davanti al centro di prenotazione elettronica per sapere dove (anche a distanza di 100 chilometri) ma soprattutto quando (anche a distanza di diversi mesi) ricevere la prima visita, o l’intervento chirurgico!».
Spiega Lavagno: «In queste quattro considerazioni c’è tutto il fallimento della riforma della sanità piemontese, con la
sua pretesa di applicare principi di management aziendale laddove non c’è da assemblare macchinari, ma restituire benessere e salvare delle vite. Qui ce n’è per tutti: per chi ha sbagliato l’approccio e per chi ha promesso di ripararlo e magari pensa oggi di abbassare i tempi di attesa abbassando, con un ordine di servizio, la durata delle visite.
Siamo a questo punto: Il personale sanitario è ridotto e sfiduciato, i pazienti cominciano a rinunciare alle
prestazioni e fioriscono le promozioni delle compagnie di assicurazione sanitaria, ce n’è abbastanza?».
Conclude l’ex onorevole: «Un’ultima chicca: la riduzione dei tempi di attesa per le visite specialistiche, per gli interventi chirurgici e per il pronto soccorso era un obiettivo fissato dalla Regione Piemonte per l’anno 2022 e il suo raggiungimento era associato all’erogazione di incentivi economici a favore dell’alta dirigenza. Il raggiungimento degli obiettivi viene illustrato dai Direttori dell’ASL AL e dell’ASO di Alessandria con una relazione inviata a tutti i sindaci della Provincia e poi discussa in sede di Conferenza dei Sindaci e approvata lo scorso 18 aprile.
Intendiamoci: o gli obiettivi fissati dalla Regione erano poco ‘obiettivi’ o la relazione dei direttori era troppo generosa, o è giusto aspettare 2 anni per un intervento di cataratta. C’è ancora un’altra possibilità: i sindaci del nostro territorio si erano tutti distratti quando hanno votato».