Tre film per l’estate
«Il sole che ogni giorno ci donava
Gli splendidi tramonti che creava
Adesso brucia solo con furor»
(Bruno Martino, “Estate”)
In attesa del cinema d’autunno, proponiamo un breve viaggio in tre film che, in anni e modi diversi, hanno raccontato gli splendori (e qualche oscurità) della stagione estiva. Le pellicole sono fruibili sulle principali piattaforme on line.
“Improvvisamente l’estate scorsa” (J. L. Mankiewicz, 1959)
Il film di Joseph L. Mankiewicz, regista statunitense di origine polacca, già vincitore di quattro premi Oscar per la regia e la sceneggiatura rispettivamente di “Lettera a tre mogli” (1949) e “Eva contro Eva” (1950), è un sulfureo dramma hollywoodiano di fine anni Cinquanta, nato dalla penna e dall’universo narrativo disperato e malsano dello scrittore e sceneggiatore Tennessee Williams (“Un tram che si chiama desiderio”, 1951, “La gatta sul tetto che scotta”, 1959; qui in coppia con Gore Vidal), dove la stagione estiva viene inderogabilmente collegata a malattia, follia e improvvisa deflagrazione di conflitti e bassi istinti.
La pellicola – ambientata nella New Orleans del 1937 – racconta la storia di due donne, la giovane Catherine Holly (una Elizabeth Taylor in forma fisica smagliante, immortalata dalla cinepresa in costume da bagno candido nel fulgore di un bianco e nero smagliante), ricoverata in un istituto religioso in seguito al trauma legato alla morte misteriosa, avvenuta nel corso di una vacanza in Spagna, del cugino Sebastian; e l’eccentrica, ricchissima zia Violet (Katharine Hepburn), madre di Sebastian, che nella propria dimora fa crescere con ossessiva passione una serra di felci primitive e piante carnivore.
Violet insiste perché Holly venga sottoposta a lobotomia in una costosa clinica psichiatrica, in modo da cancellare il trauma subito, e per dipanare la matassa e ricostruire quanto accaduto viene chiamato il dottor John Cukrovicz (Montgomery Clift), che con l’uso del pentothal approderà insieme alla sua paziente a una terribile verità.
“Improvvisamente l’estate scorsa” – candidato agli Oscar nelle categorie miglior attrice protagonista (in doppia nomination, sia alla Hepburn che alla Taylor) e miglior sceneggiatura e vincitore di un Golden Globe per la miglior attrice in un film drammatico (la Taylor) – è una pellicola coraggiosa che, forte dello script di Tennessee Williams, sfida la rigida censura dell’epoca affrontando temi allora spinosi come la malattia mentale, i metodi psichiatrici come la lobotomia, l’omosessualità.
Riunisce, inoltre, sulla scena tre grandi interpreti: leggenda vuole che sul set Katharine Hepburn e Liz Taylor avessero istituito una gara tra primedonne e che Montgomery Clift, da tempo dipendente da farmaci e alcol, fosse preda degli antidolorifici.
Per chi ama i drammi del cinema americano classico. Voto: 9
“Improvvisamente l’estate scorsa” (Suddenly, Last Summer)
Regia: J. L. Mankiewicz
Origine: Usa, 1959, 114’
Sceneggiatura: Tennessee Williams e Gore Vidal
Interpreti: Elizabeth Taylor, Katharine Hepburn, Montgomery Clift, Albert Dekker
Fotografia: Jack Hildyard
Produzione: Columbia Pictures
“Pranzo di Ferragosto” (Gianni Di Gregorio, 2008)
Gianni Di Gregorio, regista e sceneggiatore romano (suoi anche i più recenti “Lontano lontano”, 2019, e “Astolfo”, 2022), firma nel 2008 quello che è diventato, negli anni, un piccolo classico del filone cinematografico ferragostano, con un cast irresistibile e scoppiettante di attrici non protagoniste: ai tempi opera di un esordiente, e laureata come tale con il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, oltre che con il David di Donatello, il Nastro d’Argento e il Ciak d’Oro.
L’aggancio narrativo da cui Di Gregorio – qui anche attore – parte è atipico e gustosissimo: vicino al giorno di Ferragosto, in una Roma già quasi del tutto spopolata e semideserta, Gianni, un uomo di mezza età che vive con la mamma vedova, una capricciosa nobildonna decaduta, in un appartamento di Trastevere, oppresso dai debiti, riceve la richiesta da parte dell’amministratore di condominio di ospitare l’anziana madre e la zia, perché deve partire per delle cure termali. In cambio, i debiti di Gianni verranno estinti.
Contemporaneamente, il medico di famiglia gli propone di ospitare a casa anche sua madre, in quanto impegnato a Ferragosto nel turno di notte e in assenza della badante che la segue.
Inizierà, così, per Gianni, la preparazione di un pranzo di Ferragosto disseminata di ostacoli, piccoli incidenti, qui pro quo e momenti di tensione, con la difficoltà di soddisfare le esigenze delle quattro anziane signore, ma anche con la serenità e persino l’allegria che nasce dal senso ritrovato del vivere insieme.
Di Gregorio compone un film d’esordio che in certi momenti non si spinge oltre l’affresco d’insieme, colorito e piacevolmente chiassoso, eppure riesce a coniugare con efficacia il serio e il faceto, i toni della commedia con quelli più agri di un apologo morale sul tema della bellezza della vecchiaia, della condivisione degli attimi, della solidarietà e del sostegno che nascono non soltanto dagli affetti più consolidati ma anche da incontri apparentemente casuali e forieri di possibilità impreviste.
Per chi predilige le commedie di Ferragosto che fanno anche riflettere. Voto: 8
“Pranzo di Ferragosto”
Regia: Gianni Di Gregorio
Origine: Italia, 2008, 75’
Sceneggiatura: Gianni Di Gregorio
Interpreti: Gianni Di Gregorio, Valeria De Franciscis, Maria Calì, Grazia Cesarini Sforza, Alfonso Santagata, Luigi Marchetti, Marcello Ottolenghi, Petre Rosu
Fotografia: Gian Enrico Bianchi
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografia: Susanna Cascella
Costumi: Silvia Polidori
Produzione: Archimede Film, Rai Cinema
Odio l’estate (Massimo Venier, 2020)
Sulla celeberrima canzone con cui Bruno Martino inaugura gli anni Sessanta, il trio comico più conosciuto del nostro cinema imbastisce – dopo “Fuga da Reuma Park”, 2016, co-regia di scarso successo di pubblico e critica – una pellicola in cui torna a trarre giovamento dalla regia di Massimo Venier, alla sua sesta collaborazione con Aldo, Giovanni e Giacomo e fautore di un rinnovato successo come terzo maggiore incasso del 2020 ai nostri botteghini.
La carta vincente della storia raccontata dai tre comici è la semplicità, di intreccio e di stile, come ai tempi migliori: insieme a un pizzico di malinconia che deriva dalla riflessione sulla caducità dell’esistenza, intrecciata a un messaggio conclusivo da fabula morale che pone l’accento sui sentimenti e sulla ritrovata vicinanza fra esseri umani soggetti ai medesimi contraccolpi del destino.
Per una maggiore comunanza arte-vita i personaggi interpretati dal trio hanno gli stessi nomi di chi presta loro il volto: Aldo Baglio è un milanese atipico, con scarsa voglia di fare, la passione per Massimo Ranieri, un cane, due ragazzine e un figlio problematico, oltre a una moglie (Maria Di Biase) amatissima a cui riserva, dopo molti anni di matrimonio, attenzioni spesso e volentieri di natura erotica; Giovanni Storti è il meticoloso proprietario di un negozio di scarpe in via di fallimento, problema che nasconde con altrettanta precisione alla moglie docente (Carlotta Natoli) e alla figlia diciottenne; Giacomo Poretti è, invece, un affermato dentista, abituato a sfoggiare i simboli esteriori della propria posizione, con al seguito una consorte piuttosto snob (Lucia Mascino) e un figliastro di dodici anni.
Le tre famiglie, espressione dei diversi ceti sociali che compongono il volto di un’Italia contemporanea spesso e volentieri in crisi d’identità, si ritrovano per caso (o per volere del destino) a condividere forzatamente la stessa casa, affittata per le vacanze al mare nel sud Italia.
La convivenza non preventivata all’inizio creerà disagi, litigi, situazioni paradossali (utili, però, a suscitare il riso in chi guarda): nel trascorrere lento dei giorni d’estate, però, complice anche il venire a galla di un segreto a lungo celato da Aldo ai suoi stessi familiari, la tensione lascerà il posto al rispetto delle diversità, alla comprensione reciproca, a un’amicizia autentica che si trasformerà in forza collettiva di fronte alle difficoltà.
Per chi ama una comicità estiva che evada dallo stereotipo della “bella estate”. Voto: 8
“Odio l’estate”
Regia: Massimo Venier
Origine: Italia, 2020, 105’
Sceneggiatura: Massimo Venier, Aldo, Giovanni e Giacomo
Interpreti: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Maria Di Biase, Lucia Mascino, Carlotta Natoli, Michele Placido
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Scenografia: Laura Pozzaglio
Montaggio: Enrica Gatto
Produzione: Medusa Film