Murisengo, la storia (vera) di un ‘Baratto di Umanità’
Parole, e fatti, di Max Biglia
MURISENGO – La vera storia di una scelta è un salto deciso dove poter diventare un barcone per vedere, capire e sentire il peso di chi è a bordo e per provare ad imparare a non capovolgersi mai. Fare lo stesso tragitto al contrario e non perché ci obbliga qualcuno, ma per allenarsi a comprendere; forse è questo che manca, per concepire un cambiamento concreto o decidere di fare qualcosa usando il veramente.
L’esperienza del viaggio e della condivisione è ciò che accade da qualche anno anche in Monferrato, a Murisengo, grazie alla Cooperativa Panta Rei che si occupa di persone socialmente svantaggiate cercando di supportare il loro percorso di crescita e integrazione e che, in modo parallelo collabora alla realizzazione del Campo di Volontariato Internazionale, un’esperienza a breve termine dove si vive e si lavora insieme ad un piccolo gruppo di volontari provenienti da tutto il mondo. Uno scambio continuo, un “baratto di umanità” dove si supportano diverse attività: dalla tutela ambientale all’animazione, dall’organizzazione di attività giocose alla risistemazione di spazi. Attività stimolanti, talvolta impegnative, ma in un clima di collaborazione e serenità.
Un’opportunità per le persone e i luoghi coinvolti nel progetto, che porta presenza e partecipazione attiva in contesti nei quali si promuove un cambiamento culturale.
È questa la dimensione edificante di una scelta, dei nostri impegni su piani diversi, della dimensione morale e quella umana che ha bisogno di “Noi”, del nostro mettersi in gioco, chiedendo allo Stato e alle istituzioni che facciano la loro parte mentre noi dobbiamo lottare perché questo avvenga, ma dobbiamo evitare le scorciatoie e le derive; dobbiamo alimentare una nuova speranza, una speranza che non si arrende.
Ci sono storie incredibili, inverosimili. Storie di famiglie, uomini e donne, eppure, molto spesso, proprio queste storie straordinarie nella miseria o nella dignità, non sono frutto dell’immaginazione creativa di sceneggiatori ma semplicemente il frutto di vite vere. Persone, che ci ricordano quanto la vita possa essere beffarda, scorretta, ma non per questo meno degna di essere vissuta. Sono storie di cadute, perdite, sconforto e fragilità. Ma anche storie di coraggio, impegno, recupero e rinascita. Vicende che non riguardano un microcosmo di disgraziati, ma la “normale e troppo spesso distratta” quotidianità. Allora l’umiltà del sapere, lo stupore dell’approccio, la continuità dell’impegno dovranno essere le nostre prerogative nel lavoro come nella vita, che non venga meno la relazione, l’ascolto, quelle motivazioni.
Questo è ciò che accade in e con Panta Rei e con coloro che anche quest’anno hanno partecipato al Campo di Volontariato Internazionale e condiviso l’umiltà, quel non dare mai nulla per scontato e quelle esperienze importanti di cui dobbiamo provare della soddisfazione e della gioia, e quindi la gioia per le cose che si fanno, per le cose che si realizzano, per la ricchezza di quei contributi e quelle attività che ciascuno di noi porta avanti.
In questi giorni trascorsi insieme, la parola che ha chiuso questa esperienza è stata semplicemente un Grazie! Una parola che non è più consuetudine ma che racchiude un significato rotondo e pulito. Grazie a questa esperienza e alle persone dotate di una disarmante genuinità e che vivono di relazioni: tutto quello che hanno. Dunque, c’è da chiedersi, ma nel mondo dei “normali”, quante volte nel nostro ambiente famigliare, al lavoro o verso le persone, siamo ancora capaci di donare un’attenzione che non abbia il sapore della pietà, un abbraccio davvero sincero, una parola o un silenzio non scontato in questo bailamme di voci e indifferenza? L’obbligato è stato quello di rallentare e rispettare il tempo.
È questa la vera storia di una scelta, un salto deciso dove poter diventare un barcone per vedere, capire e sentire il peso di chi è a bordo, provare ad imparare a non capovolgersi mai e insieme, condividere questo grazie colorato.