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    Calligaris
    Novella Calligaris e Gigi Datome premiati da Carlo Liedholm e Alice Pedrazzi
    Sport, Video
    Mimma Caligaris  
    10 Novembre 2023
    ore
    17:14 Logo Newsguard
    Il premio

    Calligaris e Datome, i valori dello sport a casa di Liedholm

    Secondo appuntamento dell'edizione 2023, nel ricordo di Fabio Bellinaso

    CUCCARO –   Una lezione di sport, che è cultura, che sono i valori veri di cui Nils Liedholm è stato interprete straordinario. E lo sono Novella Calligaris e Gigi Datome, sul podio di una edizione di grandi emozioni, iniziata ieri con Franco Baresi e proseguita oggi con la prima medaglia olimpica italiana del nuoto e l’ex capitano della nazionale e campione d’Italia con Milano.

     

    Azzurro Novella

    Splendidamente narrati da Nicola Roggero. Che per la nuotarice padovana, vincitrice della sezione “Women” (a lei un saluto, video, di chi l’ha preceduta, Sara Simeoni) si è fatto una sfida, “raccontarla in 8 minuti, 52 secondi e 97 centesimi”,  il tempo che era stato record del mondo nella distanza. Non facile, perché servirebbe almeno un giorno e ha ragione Roggero quando dice che “il nuoto italiano può essere suddiviso in A.C e D.C., cioè Avanti Calligaris e Dopo Calligaris”.

    Il suo straordinario galleggiamento, la prima Olimpiade nel 1968, quando frequentava la terza media e poi Novella svela che fu Giulio Onesti, presidente del Coni, a spingere su Bubi Dennerlein, l’allenatore, a convocarla “la ragazza viene, anche perché è l’unica che abbiamo. A me sembrava di vivere in un luna park”. In 19 edizioni prima del 1972 nessuna medaglia per l’Italia in vasca, una lunga attesa poi per quelle successive.

    E poii la scelta, a meno di 20 anni, di chiudere l’attività agonistica. “Perché volevo cimentarmi in altre situazioni. Nel nuoto mi ero posta obiettivi e li avevo raggiunti, ho voluto capire cosa potevo fare in un altro mondo“. La giornalista, la commentarice, la dirigente, oggi anche la presidente dell’Associazione Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia, che è rinata anche ad Alessandria. “Ringrazio Alice Pedrazzi, che la guida,  per la determinazione e la passione cui cui ha voluto questa rinascita. Non esiste definirsi ex azzurri, perché si è azzurri per sempre, quella maglia, con il tricolore, non te la togli più“.

     

    Sorride e annuisce, in platea, Maddalena Grassano, che a quelle Olimpidi gareggiò nella staffetta, e porta a Novella un cimelio, il libro di tutti gli azzurri e le azzurre.

     

    Il nuovo mondo di Gigi

    Luigi Datome  che organizza i ‘Gigione Days‘, per raccogliere fondi per iniziative benefiche. Che è, anche, un chitarrista eccezionale, e Roggero ricorda quella volta che è salito sul palco per accompagnare Patty Smith, con tanto di complimenti della cantante.

    Gigi che ha vinto tutto, ma è rimasto legato al primo scudetto con gli allievi dell’Olbia. “Guardavo i giocatori della prima squadra, in cui c’era anche mio fratello, di  5 anni più vecchio, e il mio sogno era diventare uno di loro. Non ho mai pensato che sarebbe stata la prima tappa per arrivare alla Nba, perché il mio traguardo era giocare in B2 nell’Olbia”.

    Una lunga carriera, Siena, Roma, Nba, Fenerbache, Milano. E la nazionale. E la decisione di uscire dal parquet dopo uno scudetto e il titolo di mvp e dopo quei 10 punti contro la Serbia, presenza numero 199, ai Mondiali, per andare a vincere una sfida cruciale.

     

     

    “Quando hai raggiunto tanto  ed è più di quello che potresti ottenere, c’è la grande curiosità di come sarà dopo. Mi sto riprendendo pezzi di vita, con la mia famiglia e con tutto ciò che offre il mondo. Mi fa piacere essere in eventi come questo per diffondere i valori dello sport, in cui credo tanto e che possono aiutare le persone a sognare. Sono sempre stato consapevole che il rettangolo di un campo da pallacanestro è molto piccolo rispetto a quanto c’è fuori: adesso quel parquet lo vedo un po’ meno (anche se  è rimasto nello staff Olimpia, ndr) e voglio vedere, appunto, cosa c’è nel resto del mondo”.

    Di certo, come sottolinea il giornalista Werther Pedrazzi, “non ci poteva essere sltro vincitore per il premio che ricorda il nostro Fabio”

     

    Grazie a Fabio

    Una giornata come quella di oggi, e come quella di  ieri, come nelle altre dodici edizioni del Premio Liedholm non ci sarebbe stata senza Fabio Bellinaso. “Senza la sua idea, la sua passione nel coltivarla e realizzarla, senza la sua caparbietà anche nel creare l’associazione e il museo – sottolinea Carlo Liedholm – non ce l’avremmo fatta. Alla moglie Alice, e alla grande  famiglia che è nata per questo evento, ho chiesto di continuare nel suo ricordo“.

    Allora appuntamento al 2024, in questo luogo che si apre ai grandi interpreti dello sport. Lo sport  che va oltre l’allenamento e la gara, ma prima di tutto insegna. Come piaceva a Liedholm, che da queste colline in cui lo sguardo si perde nell’infinito, non è mai andato via. Come anche Fabio Bellinaso.

     

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