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    Ad Alessandria l'inflazione è dell'1,9%, di gran lunga superiore alla media regionale
    Blog, Economia, Società
    Carluccio Bianchi  
    27 Dicembre 2023
    ore
    08:00 Logo Newsguard
    L'analisi

    «Ad Alessandria è di 422 euro l’incremento di spesa famigliare»

    Inflazione: le valutazioni del professor Bianchi a commento dei dati Istat

    ALESSANDRIA – L’inflazione è in discesa, ma ad Alessandria l’incremento di spesa famigliare è pari a 422: confermato il secondo posto in classifica, alle spalle di Bolzano.

    L’Istat ha appena pubblicato i dati definitivi sull’inflazione nei dodici mesi terminanti a novembre, con riferimento sia alla media italiana sia ai 78 capoluoghi di provincia che partecipano alle rilevazioni dell’indice generale dei prezzi al consumo. È quindi possibile aggiornare la tradizionale classifica dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC) sulle città “più care” d’Italia, con ciò intendendo le città per le quali è più elevato l’incremento annuale di spesa per consumi che una famiglia media deve sostenere sulla base dell’inflazione sperimentata nel periodo in esame.

    La graduatoria

    Al riguardo, la tabella allegata riporta la graduatoria delle 10 città italiane più care, insieme alla posizione occupata dai capoluoghi di provincia piemontesi considerati dall’Istat. L’ultima colonna della tabella illustra il cambiamento di posizione delle varie città rispetto alla analoga classifica relativa al precedente mese di ottobre.

     

     

    Preliminarmente vale la pena di osservare che, nella media italiana, la crescita dei prezzi a novembre su base tendenziale annua si è collocata allo 0,7%, riducendosi di 1 punto percentuale rispetto al mese precedente, di 4,7 punti rispetto a settembre e di ben 11,1 punti rispetto a un anno fa. Come noto, tale diminuzione è fondamentalmente dovuta al forte calo dei prezzi dei beni energetici sperimentato sia di recente sia rispetto allo scorso anno. La classifica che scaturisce dai nuovi dati appare abbastanza simile a quella del mese scorso, con cambiamenti solo marginali nelle prime posizioni. La città più cara risulta ora Bolzano, con un’inflazione all’1,6% e un rincaro medio annuo di spesa per famiglia di 425 euro.

     

    inflazione

     

    La vetta? A un passo

    Alessandria si conferma al secondo posto in graduatoria, con un tasso di inflazione all’1,9% e un incremento di spesa famigliare di 422 euro, e quindi di appena 3 euro inferiore a quello di Bolzano. Come già in ottobre, Alessandria risulta anche la provincia italiana con il più elevato tasso di inflazione dopo Benevento, che la supera di un solo decimo di punto. Al terzo posto in classifica sale la provincia di Pisa, che avanza di una posizione rispetto al mese precedente. Le new entries nella graduatoria top ten delle città italiane più care sono Napoli (+6 posizioni), Trieste (+1) e Pordenone (+9).

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    Rispetto ad Alessandria, le altre province piemontesi, con l’eccezione di Vercelli, peraltro stabile, migliorano lievemente la loro posizione nella graduatoria generale: Cuneo scende di un posto, dal 14° al 15°, con un’inflazione all’1,2%, Torino arretra di 2 posizioni, dalla 20° al 22°, con un’inflazione all’1%, Novara scende di ben 10 posti, dal 26° al 36°, con un’inflazione allo 0,8%, Vercelli rimane stabile al 50° posto, con un’inflazione allo 0,4%, e infine Biella arretra di 2 posizioni, dalla 53° alla 55°, ma con l’inflazione più bassa del Piemonte allo 0,3%.

    Con riferimento alla classifica delle regioni “più care”, il Piemonte occupa ora la settima posizione, in calo di un posto rispetto a ottobre, con un’inflazione all’1% e un incremento medio di spesa famigliare di 218 euro; la regione più cara diventa l’Umbria, con un rincaro di 294 euro, che la porta a scalzare la Valle d’Aosta, la quale scende di ben 5 posizioni rispetto a ottobre. Sul podio, dopo l’Umbria, troviamo il Trentino Alto Adige (+2 posizioni) e il Friuli Venezia Giulia (+6 posti), con aumenti di spesa rispettivamente pari a 286 e 274 euro.

    Per completezza di analisi vale la pena di osservare che per la prima volta a novembre l’inflazione tendenziale presenta valori negativi, cioè diminuzioni assolute dei prezzi, in 13 città italiane, di cui 5 in Sicilia.

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    Il capoluogo “meno caro” in assoluto è peraltro sorprendentemente Reggio Emilia, con un’inflazione al -1% e un risparmio di spesa per famiglia di 242 euro. Seguono in graduatoria, partendo dal basso, Trapani (inflazione al -1,1% e risparmi per 210 euro), Campobasso (-1% e -183 euro), Pescara (-0,9% e ancora -183 euro) e Catania (-0,9% e -139 euro). È curioso altresì rilevare come al 10° posto dal basso compaia un’altra città del Nord, Imperia, con un’inflazione al -0,2% e risparmi famigliari per 40 euro. A livello regionale sono 3 le aree territoriali con inflazione negativa: Molise (-0,8%), Abruzzo e Sicilia (-0,4%).

    Le diverse dinamiche

    È interessante infine osservare come la maggiore inflazione alessandrina, rispetto tanto alla media nazionale (1,2 punti percentuali in più) quanto a quella regionale (0,9 punti in più) è conseguenza soprattutto delle diverse dinamiche di prezzo di tre capitoli di spesa: abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili; servizi ricettivi e di ristorazione; prodotti alimentari.

    Nel primo caso la riduzione di prezzo provinciale, rispetto a un anno fa, è stata pari “solo” al 15,4%, contro il 17,1% regionale e il 19,9% nazionale; nel secondo caso l’incremento provinciale di prezzo è stato del 6,6% contro un valore regionale del 2,8% e uno medio italiano del 5,1%; nell’ultimo caso, infine, l’aumento di prezzo alessandrino è stato del 7,1%, contro un 5,9% registrato a livello sia regionale sia nazionale. Un discorso analogo potrebbe essere fatto per i servizi di ricreazione, spettacoli e cultura, aumentati del 4,2% in provincia, contro il 3,5% regionale e il 2,3% nazionale.

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