Me.dea, +25 per cento di accessi ai centri antiviolenza
Sono 20 le operatrici e 15 le volontarie di Me.dea
Società
Mimma Caligaris  
29 Dicembre 2023
ore
15:46 Logo Newsguard
I dati

Me.dea, +25 per cento di accessi ai centri antiviolenza

Aumentano le Under 25, tra il 30 e il 40 per cento sono straniere. Formazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro

ALESSANDRIA –  In un anno 238 nuovi accessi ai centri antiviolenza di Alessandria e Casale, gestiti da Me.dea. Un numero enorme, quasi il 25 per cento in più rispetto al 2022. Una cifra che spaventa, perché sottolinea come la violenza di genere non sia più ‘solo’ una emergenza, ma un grave fenomeno endemico, anche a livello locale.

 

Però, è anche un dato ‘positivo’, perché conferma una maggiore consapevolezza da parte di ragazze e donne, anche un maggior coraggio, che nasce anche dalla fiducia su chi accompagna le vittime che scelgono di uscire dal tunnel e iniziare un nuovo percorso di vita.

“Sono aumentate anche  le richieste di ospitalità per donne, con figli, che sono in situazioni di grave pericolo. Tutte soddisfatte – come spiega Carlotta Sartorio, vicepresidente e responsabile del Centro studi dell’associazione – negli alloggi protetti che abbiamo a disposizione”. Dunque Me.dea è in grado anche di intervenire per chi subisce violenza assistita: negli ultimi dodici mesi 236 figli o figlie coinvolti, il 43 per cento dei quali minore.

Chi si rivolge al centro

Un identikit delle donne che si rivolgono al centro antiviolenza? L’età media si è abbassata, perché c’è un aumento nella fascia 18 – 25 anni. Risultato, anche, di un lavoro di sensibilizzazione che Me.dea fa anche nelle scuole e nei luoghi di lavoro, per spiegare i servizi che esistono e la rete che permette di avere risposte in tempi relativamente brevi. “Anche nel 2022 le under 25 erano state poco meno del 20 per cento del totale”.

Per la provenienza, all’interno del territorio provinciale, le percentuali quasi si sovrappongono a quelle del 2022, con un incremento dall’Acquese e dall’Ovadese e, più marcato, di quasi 3 punti, da fuori provincia.

Dietro le storie di violenza c’è, spesso, un problema di autonomia economica: fra gli accessi  sono in crescita le donne disoccupate, ma c’è una variazione in aumento anche per chi un lavoro lo ha. “Implementeremo il servizio di orientamento, che abbiamo attivato dal 2017”.

 

Sempre più straniere

Fra le collaborazioni di Me.dea, anche quella, dal 2023, con il Consiglio territoriale per l’immigrazione, contribuendo all’elaborazione  del Rapporto dell’Osservatorio Immigrazione. E’ emerso anche che negli ingressi ai centri, dal 30 al 40 per cento è rappresentato da pesone di origine straniera, in cui sono molte le giovani, con una precarietà occupazionale, fatta di lavoro in nero o saltuario.

 

Le collaborazioni di Me.dea

L’associazione, che guida la rete provinciale, crede molto nelle reti, a livello locale e nazionale di cui fa parte. Come Di.R.E, Donne in rete contro la violenza, che raggruppa circa cento centri in tutta Italia, e Me.dea è referente per il Piemonte all’interno del Consiglio delle Regioni, rappresentata da Carlotta Sartorio.

A livello locale sempre più tavoli di lavoro, molto importante il coinvolgimento  del Comando provinciale dei Carabinieri, con incontri con tutti i comandanti di stazione, della Procura di Alessandria e dei servizi territoriali, agendo in team sia per la prevenzione, sia a livello procedurale.

 

Formare contro la violenza

Proprio la parte formativa è una priorità per la presidente Sarah Sclauzero e tutte le socie. La conferma nel progetto #Save (Sensibilization against violence) in collaborazione con la Regione, con 300 studenti e 60 insegnanti  di 5 istituti.

Anche nelle aziende del territorio Me.dea ha lavorato nella direzione della formazione e della sensibilizzazione. “Con scuola e impresa lavoreremo anche nel 2024. Ampliando il coinvolgimento della popolazione scolastica più giovane, a partire dalla scuola primaria – spiega la presidente – E, negli ambienti di lavoro, l’obiettivo è promuovere la cultura del rispetto tra i generi, per imparare a cogliere i primi segnali indicatori della violenza e orientare sui servizi”.

 

Una nuova sede

Il dialogo con le istituzioni è molto importante:  per elaborare percorsi comuni, ma anche per individuare insieme, una sede idonea per il gruppo di lavoro che, oggi conta su 20 operatrici e 15 volontarie, che permetta di sviluppre meglio tutte le attività del Centro antiviolenza, per le donne che sono vittime, ma anche per tutta la società.

Proseguiranno anche le campagne di raccolta fondi, anche con eventi mirati, perché Me.dea vuole sostenere, gratuitamente, tutte le persone che, ogni giorno, bussano alle porte dei due centri.

 

Cambiamento insieme

La Treccani ha indicato “femminicidio” come parola del 2023, “perché c’è l’urgenza, ogni giorno – così nella nota della casa editrice – di porre l’attenzione  sulla violenza di  genere, stimolando riflessioni e promuovendo un dibattito costruttivo”. 

Così si può realizzare quel cambiamento che è centrale per Me.dea. “Tanto è stato fatto, ma non dobbiamo fermarci – insiste Sclauzero – perché la  svolta significativa ha bisogno di tutta la società civile. Deve mutare il modo di intendere e vivere le differenze di genere, perché solo così si può arginare, ed eliminare, la violenza sulle donne”

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