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    Barbara Rossi  
    10 Gennaio 2024
    ore
    15:31 Logo Newsguard
    Polvere di stelle

    La cura del silenzio: “Foglie al vento” di Aki Kaurismäki

    L'ultimo film del regista finlandese Aki Kaurismäki, vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2023 e candidato - nel 2024 - a due Golden Globes, è una laconica, minimalista, fulgida riflessione sul senso del vivere e dell'amare

    Sfodera tutto il suo charme riottoso e bonario, il regista Aki Kaurismäki, quando – a proposito del suo ultimo film Foglie al vento (Fallen Leaves, nel titolo originale), vincitore del premio della Giuria a Cannes 2023 e candidato a due Golden Globes 2024 come miglior film straniero e nella categoria miglior attrice protagonista in un film commedia o musicale (Alma Pöysti) – spiega, in un’intervista dello scorso 20 dicembre per “Duel” : «Ho pensato che questo mondo insanguinato avesse bisogno di una storia d’amore ora, anche se non importa a nessuno ciò che facciamo.

    Non avrei potuto fare nessun film durante la guerra senza commentare in qualche modo, e così ho scelto di farlo usando la radio, perché non potevo fare nient’altro, eppure sentivo che dovevo dire qualcosa. Ho imparato alla fine degli anni Ottanta che se inserisci una notizia in un film, ne resterà memoria per sempre. Forse, tra qualche anno qualcuno vedrà Foglie al vento e capirà quanto crudele e stupido sia il mondo. Perché credo che la gente continuerà a vedere film, il cinema dura per sempre e io voglio che le persone ricordino quello che sta accadendo in Ucraina anche in futuro. Può sembrare banale, ma l’umanità è tutto ciò che ci è rimasto».

    foglie-al-vento-Aki-Kaurismäki-film

    La protagonista Ansa con il suo cane Chaplin in una scena del film

    Il cinema di Kaurismäki si configura  – già a partire dalla cosiddetta “trilogia dei perdenti” o “proletaria” (Ombre nel paradiso, 1986; Ariel, 1988; La fiammiferaia, 1990), in cui cala la macchina da presa nelle case, luoghi di lavoro e vite di una classe operaia espressione di un proletariato o sottoproletariato depresso e con scarse speranze di riscatto sociale – come profondamente umanista; sensibile alla causa degli ultimi, dei reietti, dei bistrattati da un’esistenza che offre rari squarci di felicità o solo, più modestamente, di sollievo dagli affanni del quotidiano. Lo sguardo del regista si apre e si rasserena in alcune rare occasioni avulse rispetto alla società degli uomini (e dei traffici più o meno leciti, dell’indifferenza e della violenza urbana), come in quest’ultimo film, nei momenti in cui la protagonista Ansa – commessa in un supermercato di Helsinki , poi lavapiatti in un bar piuttosto losco e operaia in fabbrica – si addormenta a casa sua, la notte, in compagnia di Chaplin, o quando un rapidissimo inserto ci mostra uno scenario luminoso spazzato dal vento.
    Per il resto non c’è storia per i perdenti (in questa prospettiva Foglie al vento andrebbe a comporre, secondo il cineasta, il più recente tassello di una quadrilogia), così come non ce n’era per i personaggi della trilogia dedicata alla Finlandia (Nuvole in viaggio, 1996; L’uomo senza passato, 2002; Le luci della sera, 2006), sui temi della disoccupazione e della precarietà del vivere, e per quelli di Miracolo a Le Havre, 2011, e L’altro volto della speranza, 2017, per lo più migranti sospesi tra mondi geografici e culturali lontani. La Storia, invece, arriva e resta a fare da tragico sottofondo sotto forma di notizie trasmesse dalla vecchia radio (tutto nel film sembra appartenere a un’epoca remota, a un passato fossile e cristallizzato nel tempo: case, strade, luoghi di lavoro e di svago, cinema, pub, ospedali e negozi) che Ansa ascolta dopo avere fatto ritorno a casa la sera: con il riferimento stringente alla guerra ancora in corso in Ucraina, unica, dolorosa immersione nella cronaca dei nostri giorni.

    Un mélo alla Douglas Sirk

    In questo piccolo (per sobrietà di realizzazione e stile, nonché di durata: non più di un’ora e venti di durata) film denso di spunti tematici e cinefili, ciò che si pone al centro della narrazione è l’incontro – scoordinato, confuso e tenero – di due solitudini; quella di Ansa e quella di Holappa, operaio metalmeccanico, alcolizzato, che viene licenziato (anche lui) dal suo datore di lavoro per colpa di questo suo vizio del bere («Sono depresso perché bevo e bevo perché sono depresso», ammette l’uomo). I due incrociano le loro traiettorie, per caso (ma quanto il caso, nel cinema di Kaurismäki, equivale al destino?), in un pub scalcagnato, lei con le sue rare amiche, lui con un collega di lavoro più anziano e intraprendente, che vorrebbe ancora godersi la vita, con appuntamenti ad alto tasso alcolico al California Pub o al Buenos Aires Café.

    In mezzo a loro rarefazione di parole e discorsi (in perfetto stile Kaurismäki, per il quale una possibile “cura” e rimedio alle brutture dell’esistenza così come al chiacchiericcio senza costrutto e senza scopo del mondo, risiede anche nella facoltà di azzerare la favella, di stare insieme in silenzio, ascoltando; ma anche il segno di una certa affinità, mutatis mutandis, con l’estetica di un altro regista finlandese, Juho Kuosmanen, e del suo Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino, 2021 o del taiwanese Tsai Ming-liang), tra il numero di telefono di Ansa smarrito, il nome di battesimo di Olappa mai conosciuto, omissioni, dimenticanze, incidenti imprevisti e nuovi appuntamenti altrettanto improbabili.

    È l’amore secondo Kaurismäki, imprevedibile e bizzarro, ma anche secondo gli stilemi di un cinema melodrammatico alla Leo McCarey (Un amore splendido, 1957) o – ancor meglio – alla Douglas Sirk (Magnifica ossessione, 1954; Come le foglie al vento, 1956), disperato e fiammeggiante, pur se abilmente nascosto sotto una cortina di silenzio e fraintendimenti. Un amore per cui, nonostante tutto, c’è ancora speranza: speranza esso stesso di un futuro migliore, o – perlomeno – di minor solitudine, come lascia presagire la strada che in finale di pellicola Ansa, Olappa e Chaplin percorrono insieme.

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    L’appuntamento a cena di Ansa e Olappa

    Tanghi, musica rock, pop e da film

    «Ho usato musica di cui avevo i dischi», ha raccontato il regista a “Duel”. «Ho tentato tante volte di avere la musica di Screamin’ Jay Hawkins ma non sono riuscito e così ho scelto il tango, anzi, il foxtrot perché gli yankees sono così maledettamente avidi. Ho provato e riprovato, negoziando e insistendo fino a quando ho capito che non avrei mai potuto utilizzare la musica che avrei voluto. Ma gli yankees non sapranno mai quanti soldi hanno perso».

    Non si può non citare – nel cinema di Kaurismäki – il ruolo della musica: non un semplice accompagnamento alle immagini, ma un tappeto sonoro che funge da collante e contraltare narrativo, dal rock al pop al tango (con la versione del finlandese Olavi Virta di Les feuilles mortes di Jacques Prevert e Joseph Kosma, 1946), ai riferimenti a passaggi da Magnifica ossessione e Breve incontro di David Lean (1945), il tutto riproposto in salsa finlandese.

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    L’esibizione di uno dei complessi musicali underground del film

    Cinema, mon amour

    Il film più visto in Finlandia nel 2023 (con punte di oltre 200000 spettatori) sfodera anche tutto l’amore cinefilo e la conoscenza della storia del cinema del suo autore: alle spalle di Ansa e Olappa, all’uscita del cinema Ritz dove si aspettano, qualche volta riescono a incrociarsi e dove vanno a vedere la parodia vampiresca I morti non muoiono di Jim Jarmusch (2019), sono affisse le locandine promozionali di alcune tra le pellicole più iconiche della storia del cinema, da Il continente scomparso di Sam Newfield al già citato Breve incontro di David Lean, da Il disprezzo di Jean-Luc Godard a Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, mentre due spettatori uscenti evocano la memoria di Diario di un curato di campagna di Robert Bresson e Bande à parte di Godard.

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    Ansa e Olappa all’uscita del cinema Ritz

    Foglie al vento, foglie morte: la solitudine, la malinconia e la difficoltà del vivere, ma anche la felicità triste dell’amare. E l’indifferenza, il tempo che non scorre, ma anche la sensibilità verso ogni essere vivente, perfino il più misero e randagio. È questo e molto altro della dimensione umana che si può trovare nella visione di quest’ultimo, dignitoso gioiello cinematografico di Aki Kaurismäki.

     

    Foglie al vento (Finlandia, 2023, 81′)

    Titolo originale: Kuolleet lehdet (Fallen Leaves)

    Regia: Aki Kaurismäki

    Sceneggiatura: Aki Kaurismäki

    Fotografia: Timo Salminen

    Montaggio: Samu Heikkilä

    Cast: Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Martti Suosalo, Alina Tomnikov, Janne Hyytiäinen, Sakari Kuosmanen, Sherwan Haji, Nuppu Koivu, Maria Heiskanen, Paula Oinonen, Simon Al-Bazoon

    Produzione: Sputnik, Bufo, Pandora Film

    Distribuzione: Lucky Red

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