Deambrogio sulle proteste degli agricoltori: «Basta prese in giro»
La parole del segretario regionale del Prc-Se
CASALE – Alberto Deambrogio, segretario regionale del Prc-Se, commenta la recente protesta degli agricoltori cha ha coinvolto anche il Piemonte e l’Alessandrino: «La mobilitazione ci dice parecchie cose».
«La prima è che il malcontento colpisce tutte le tipologie di agricoltori, che non sono un oggetto monolitico. Al suo interno sono comprese sia le moltissime piccole e medie aziende a conduzione familiare, che danno corpo e numeri alle manifestazioni di questi giorni, sia le grandi aziende agricole, rappresentate per lo più da contoterzisti presenti nei cortei e nei blocchi stradali con i loro mega trattori da centinaia di cavalli che divorano ettolitri di gasolio ad un prezzo non più sostenibile» argomenta Deambrogio. «L’altra grande notizia è che, almeno nelle manifestazioni nella nostra regione e nel Paese, le organizzazioni di categoria non sono presenti e, spesso, non sono neanche gradite» sottolinea il segretario.
«Nonostante la quasi totalità dei manifestanti frequenti quotidianamente le sedi delle stesse per far fronte, onerosamente, alle odiose pastoie burocratiche maledette in ogni corteo, che sono sulla bocca di tutti, ma che a Bruxelles nessuno ha contrastato; nemmeno la rappresentanza delle loro organizzazioni. Una terza cosa importante che emerge dalle decine di blocchi e cortei è che se qualcuno pensava ancora di potersi rivolgere al mondo agricolo come gli imbonitori da fiera della prima metà del secolo scorso, ha fatto male i propri conti» continua la nota.
Il tema della politica
«Infatti, nessuno o quasi si è bevuto la storiella del ministro della sovranità alimentare che avrebbe, a suo dire, rivoltato i tavoli della Unione Europea per difendere a petto in fuori e treno fermo, lo sbandierato made in Italy – continua Deambrogio – In realtà la PAC (Politica Agricola Comunitaria) 2023/2027 è stata deliberata mentre il nostro imperversava già in giro per il Paese con il gagliardetto della Coldiretti sempre ben esposto. Intanto né la cognata, Presidente del Consiglio, né la moglie, segretaria del suo partito, lo avevano informato che il Commissario Europeo per l’agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, responsabile dei tavoli da rovesciare, faceva parte del gruppo del Parlamento Europeo Conservatori e Riformisti europei di cui fanno parte anche gli europarlamentari di Fratelli d’Italia».
«Una ulteriore osservazione evidente è che, mentre gli agricoltori mettono in fila con consapevolezza e cognizione di causa i veri motivi della loro protesta, molti soloni della nostra politica, e non solo, orecchiando qualche slogan dalle manifestazioni, pur non essendosi mai occupati di agricoltura e politica agraria, ne traggono la sicura convinzione che il problema dell’agricoltura e degli agricoltori sia la transizione ecologica della PAC. A parte il fatto che la transizione è molto più dichiarata che praticata nelle scelte di Politica Agraria, è vero l’esatto contrario: se non si recupera la connessione inscindibile tra attività agricola e tutela ambientale non ci sarà futuro né per la nostra agricoltura, né per i nostri agricoltori».
Il fattore Ucraina
«Le piccole e medie aziende agricole hanno ben chiaro che oltre l’80% dei finanziamenti legati alla PAC sono finiti nelle tasche di una esigua minoranza di beneficiari, non sempre agricoltori. Gli agricoltori sanno bene che uno dei loro maggiori problemi, l’aumento dei costi energetici e dei fattori di produzione (sementi, fertilizzanti ecc.) è quasi esclusivamente dovuto al perdurare della guerra in Ucraina, così pervicacemente sostenuta dalla Unione Europea e dal nostro Paese. Sanno altrettanto bene che prima della guerra, che sarebbe stata fermata dalle sanzioni contro la Russia e poi dalle armi, munizioni e soldi inviati all’alleato Zelensky, il peso del grano ucraino in Italia era del tutto irrilevante, perché seguiva prevalentemente altre rotte, mentre oggi viene riversato sul mercato europeo, affossando il prezzo di mercato e le entrate dei nostri produttori».
«Le piccole e medie aziende agricole sanno da decenni che il controllo dei prezzi agricoli è completamente stabilito dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e che del prezzo finale pagato dai consumatori per le derrate alimentari a loro finisce in tasca mediamente meno del 20%. Gli agricoltori – conclude Deambrogio – soprattutto quelli delle piccole e medie aziende a conduzione familiare sanno bene tutte queste cose e giustamente sono allo stremo della sopportazione. Per queste ragioni precise e non per altre siamo al fianco di quei soggetti, l’anello debole dentro una catena che li stritola. Non è più il momento delle prese in giro, perché la paziente disponibilità a essere presi per i fondelli è finita».