Casale ricorda la tragedia del Confine Orientale e l’esodo
Così il sindaco Federico Riboldi: «Fu una pulizia etnica degli italiani da parte dei partigiani comunisti»
CASALE – «Fu una pulizia etnica degli italiani da parte dei partigiani comunisti di Tito, spesso spalleggiati dagli stessi italiani». Con queste parole – non dissimili da quelle che nelle cerimonie degli anni precedenti avevano causato alcune polemiche – questa mattina il sindaco di Casale Federico Riboldi ha aperto la cerimonia del Giorno del Ricordo, ai giardini Norma Cossetto dove è posto da qualche anno il monumento realizzato dall’artista Michele Privileggi e dedicato ai tragici fatti del Confine Orientale.
Le polemiche con l’Anpi
Ieri, sempre in merito al Giorno del Ricordo, c’era stato uno scambio di note tra lo stesso primo cittadino e la sezione cittadina dell’Anpi.
«Spesso gli esuli hanno dovuto subire il pregiudizio, venivano considerati partecipi, una mentalità distorta che non cessa di esistere – ha spiegato Riboldi – Si mira a minimizzare, ad equiparare vittime e carnefici, come se 350mila persone che fuggono possano essere state vittime di una psicosi collettiva: il problema è che c’è chi a queste teorie dà ascolto e le replica. Non c’è nulla di più forte della verità che emerge in tutta la sua tragicità».
Gli inviti alla riconciliazione
La cerimonia, iniziata con l’alzabandiera e la deposizione della corona d’alloro al monumento, è proseguita con le parole di monsignor Francesco Mancinelli, rettore del Santuario di Crea e originario proprio delle terre del Nord-Est italiano: «L’equilibrio è una dote fondamentale per festeggiare degnamente il Giorno del Ricordo. La terribile tragedia dell’esodo e la violenza inumana delle foibe hanno ragioni complesse. La parola giusta è riconciliazione, una strada difficile già iniziata».
A conclusione il professor Andrea Virga, referente cittadino per Casale Moferrato del Comitato 10 Febbraio e già protagonista della conferenza del giorno precedente al Salone Tartara. «Fu vendetta, rappresaglia, volontà di annientamento dei vincitori» ha spiegato ripercorrendo la legge istitutiva della celebrazione odierna, di 20 anni fa.
«È un errore marchiano tutelare il negazionismo dietro i valori della Costituzione e dell’antifascismo, i partigiani si batterono contro l’occupante tedesco e contro quello che lo sarebbe stato in futuro – ha proseguito lanciando un invito a – pace e riconciliazione, alla memoria senza cercare scusanti dettate da ideologie e interesse».