Farello sulla San Giuseppe: «Servono coraggiosi cambiamenti»
CASALE - Calato il sipario sulla 75esima edizione della San Giuseppe di Casale, riceviamo e pubblichiamo il commento di Gabriele…
CASALE – È Massimo Iaretti, addetto stampa della Mostra di San Giuseppe da quasi 15 anni, a replicare alle critiche mosse dal dem Gabriele Farello sulle criticità/necessità di cambiamento della “Fiera”.
Di seguito l’intervento in forma integrale.
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Egregio Direttore,
faccio seguito alla ‘riflessione sulla Fiera di San Giuseppe’ del Signor Gabriele Farello.
In qualità di addetto stampa della D&N Eventi dal 2018 ma della Mostra Regionale di San Giuseppe sin dal 2011, ritengo doveroso in quanto ‘Memoria storica’ di questa manifestazione fare alcune precisazioni su questioni che non rendono giustizia all’esito dell’evento.
Infatti è totalmente inesatto e fuorviante l’affermare che l’affluenza di pubblico sia stata ‘inferiore a quella di oltre dieci anni orsono’. Siccome i comunicati ufficiali dal 2011 in poi sono stati fatti dallo scrivente, dietro indicazione dell’organizzazione, mai erano stati raggiunti i 100mila accessi. È sufficiente fare una ricerca sui giornali dell’epoca per vedere che l’afflusso era ampiamente inferiore e che è cresciuto nel corso degli anni certamente grazie all’impulso dovuto alle scelte dell’ingresso gratuito e del percorso alternato introdotte dall’edizione 2011.
Per quanto concerne il fatto delle chiusure che ‘addirittura richiedevano la chiusura di un tratto di corso Indipendenza nelle due domeniche di svolgimento’ forse non ci si ricorda delle problematiche alla circolazione in un punto strategico della circolazione interna che provocavano (e che quest’anno non si sono registrate) anche perché in quel periodo ormai lontano l’ingresso era dall’attuale via dei Caduti di Nassiriya, con notevoli problematiche di sicurezza a causa di non grandi vie di fuga. Il successivo accesso dall’attuale ingresso, i posti parcheggio in un’area ampia, hanno evitato il ripetersi di tali ingorghi migliorando anche complessivamente le condizioni di sicurezza e di circolazione nell’area.
Riguardo all’identità territoriale: si rileva che le aziende piemontesi presenti erano circa la metà di quelle che esponevano. Dato corretto, nessuna azienda locale, che ha fatto domanda di partecipazione è stata esclusa ma non si può certo obbligare chi, per motivi che non sono esclusivamente economici, non ritiene di partecipare. L’aspetto economico a volte è quello più trascurabile: le aziende che citate come esempio, sono spesso piccole aziende a conduzione famigliare, che, se fossero presenti in fiera, dovrebbero chiudere per 10 giorni, o rimanere molto indietro con lavori non sempre posticipabili. Non dimentichiamo che la Mostra Regionale di San Giuseppe è un evento che si protrae, da sempre, per 10 giorni, arco temporale più lungo della maggior parte degli eventi fieristici che sovente si ‘consumano’ in n periodo decisamente più breve.
Farello sulla San Giuseppe: «Servono coraggiosi cambiamenti»
CASALE - Calato il sipario sulla 75esima edizione della San Giuseppe di Casale, riceviamo e pubblichiamo il commento di Gabriele…
Ritornando all’aspetto identitario giova ricordare che l’area denominata “Piazza del vino” nacque appunto con l’intenzione di promuovere il territorio enogastronomico locale a prezzi “politici”, ma i problemi legati al tempo / lavoro / personale, ecc. hanno purtroppo vista limitata la partecipazione locale. Diverse aziende presenti in quest’area, infatti, sono operatori che includono nel loro core business la partecipazione a molte fiere.
E anche sotto questo aspetto è conseguente un’ulteriore considerazione riguardante i costi di organizzazione di una manifestazione di questa complessità. Il canone percepito dal Comune, anche se venisse azzerato, infatti, non inciderebbe in maniera significativa sui costi di partecipazione.
Il Signor Farello, nel suo pacato intervento, ha però dimenticato di menzionare, accanto agli espositori paganti, gli oltre 200 metri quadrati allestiti a spese dell’organizzazione e concessi gratuitamente alle associazioni di volontariato di Casale oltre ad altri enti territoriali che vengono apposta alla San Giuseppe per valorizzare il loro territori, le loro peculiarità, le loro manifestazioni: è il caso dell’Unione dei Comuni della Valcerrina, di Coniolo Fiori, della Provincia di Mantova, soltanto per citare quelli dell’ultima edizione.
La Provincia di Mantova, poi, è un discorso a parte in quanto la sua presenza, come l’intervento del Presidente Carlo Bottani e di una delegazione del Comune di Curtatone all’inaugurazione, la presenza di uno stand istituzionale e di un’azienda agricola di Ostiglia (quest’ultima pagante) sono stati l’ulteriore suggello di un rapporto con il Monferrato che ha ragioni storiche antiche e che cresce di anno in anno, da trent’anni a questa parte e che ha visto l’adesione delle Amministrazioni Comunali che si sono susseguite nel corso degli anni di colore diverso.
Per quanto concerne la cucina locale questa è stata presente anche quest’anno in fiera anche solo prendendo come metro di paragone i 200 metri del ristorante, con un ristoratore piemontese, che ha cucinato piatti rigorosamente piemontesi senza contare i vari stand di salumi, formaggi e prodotti tipici locali che hanno creduto, come ogni anno, nella manifestazione e hanno partecipato numerosi.
Anche le scuole non sono mancate con i loro stand, anzi hanno avuto un ruolo attivo nell’organizzazione e nella partecipazione ad eventi, come pure il mondo delle professioni. Personalmente ho potuto toccare con mano nella realizzazione degli eventi legati alla domotica in Area Smart Living (vero propulsore ed ispiratore dello slogan del ‘Ponte Verso il Futuro’ a dimostrazione di come la San Giuseppe sia un incubatore di idee in grado di guardare avanti verso il futuro) la collaborazione dell’IIS Sobrero e del Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureati di Casale e del Circondario per due distinti eventi. Anzi va sottolineato che proprio quello organizzato con il Collegio dei Geometri è stato ritenuto valido per la concessione di crediti formativi professionali, a dimostrazione della serietà con cui l’argomento è stato affrontato.
Nel campo della cultura non vanno dimenticate le due presentazioni librarie che hanno portato autori di buon livello in Mostra e Arteinfiera, l’appuntamento creato dal maestro Panelli che ha avuto un ottimo riscontro soprattutto nelle fasce giovanili e negli amanti dell’arte contemporanea venuti apposta da Torino, dalla Lombardia, dalla Svizzera.
La fiera non ha dimenticato neanche le organizzazioni professionali di categoria, lo stand all’ingresso di Confartigianato Imprese Alessandria, la serata sul Valore Artigiano, la presenza di diversi artigiani con i loro prodotti– che si ripete da anni – provenienti non solo dal territorio ma da tutta Italia dovrebbero essere sufficienti, senza dimenticare che una Fiera è un luogo dove si incontrano domanda e offerta e non un Museo o un percorso a ritroso.
La scelta di invitare ospiti e/o personaggi famosi è una scelta aziendale, a spese dell’organizzazione, e come tale merita di essere trattata e rispettata. Giusta o meno che sia a nessuno è stato chiesto nulla e rientra in una pianificazione di un evento, rivolto al pubblico e alle famiglie, che vuole e deve, in alcuni aspetti, essere anche “leggero”, anche se ricco di contenuti e di spunti di riflessione quando l’ospite è un Franco Fasano, come è stato dimostrato nella serata di domenica.
La pratica per diventare fiera nazionale ormai è formalità, la fiera ha i numeri per esserlo, e questo grazie al lavoro e all’impegno dell’organizzazione. Essere fiera nazionale vuol dire una positiva ricaduta economica su tutto il territorio. Gli espositori provenienti da fuori regione (ed erano quasi tutte le regioni italiane) hanno infatti vissuto la nostra città per 15 giorni, il pubblico che è arrivato non solo dall’Italia centro settentrionale ma anche da Svizzera e Francia (come rilevato dal nostro staff e confermato da molti espositori), ha conosciuto, grazie alla manifestazione, il territorio monferrino in cui, per buona parte, non era mai stato. Questa è la ricaduta sul territorio. Questa è la valorizzazione e promozione del territorio. Forse è questo che fa paura?
La diffusione di ricette tipiche va lasciata chi lo fa di lavoro, è giusto che ognuno faccia il suo, ma che lo faccia con cognizione di causa e non con pose di parte.