Casale, ecco Cuore: per Calvo tante anime e spirito partigiano
Capolista l'ex assessore Marco Rossi. La promessa del candidato sindaco: «Qui non si bisticcia, ne sono garante»
CASALE – È stata una citazione di Antonio Gramsci, quella celebre di “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani”, pronunciata dal capolista Marco Rossi (già assessore che cinque anni fa era stato candidato sindaco) a chiudere la presentazione ufficiale, questo pomeriggio, della lista Casale Cuore del Monferrato, a sostegno di Riccardo Calvo per la coalizione di centrosinistra.
Un progetto variegato quello di Cuore, che raggruppa al suo interno tante diverse anime, da quella di sinistra “più di sinistra” a quella legata al cattolicesimo progressista, ma pure Verdi e tanti civici intesi nel senso più stretto, con molti studenti e insegnanti.
«Non litigheremo tra noi»
Nessun timore di frizioni o mugugni. Lo ha chiarito Rossi: «Dopo cinque anni di confronto e lavoro abbiamo riconosciuto l’accordo in una candidatura civica, tutti insieme per un’immagine di futuro che siamo riusciti a sintetizzare, e che prima non avevamo».
Sulla stessa linea anche Calvo: «Dobbiamo fare memoria della litigiosità del centrosinistra. Ho fatto una scelta senza rete, qui non si bisticcia, abbiamo passato tre mesi a scrivere il programma, ci siamo confrontati su ogni cosa, abbiamo tutti accettato di fare un passo indietro, io ne sono il garante».
I 24 in lista per Casale Cuore del Monferrato
I 24 candidati a far parte del prossimo consiglio comunale sono il già citato Rossi, Elena Sassone, Davide Sorisio, Maurizio Bacco, Giorgio Battezati, Giovanni Calabrese, Domenico Caliò, Margherita Cantamessa, Marina Cicinelli, Domenico D’Arienzo, Alice Farinacci, Edoardo Galeotti, Tommaso Garlando, Noemi Giunta, Gian Luca Loreggia, Paolo Marin, Antonio Marongiu, Francesco Martinotti, Massimo Miglietta, Anna Musso, Ilaria Oliaro, Roberto Quirino, Monica Simioni e Simona Tomaselli.
A introdurre l’evento Mariuccia Merlo, che fu candidata sindaco nel 2009, sostenuta proprio da Calvo: «Confrontarci e trovarci all’insegna del dialogo ci ha fatto crescere tutti lungo questi anni, abbiamo progetti di buona amministrazione che mettono al centro il cittadino».
Diversi i candidati che si sono presentati, traendo spunto per i loro interventi dagli articoli della Costituzione. Dopo Domenico d’Arienzo («Nell’ultimo quinquennio ho visto una pratica politica non volta ai bisogni delle persone»), carrellata di giovani; Alice Farinacci ha invocato il bisogno di una partecipazione attiva alla vita pubblica della comunità, mentre Margherita Cantamessa si è concentrata sulle difficoltà per i laureati di avere opportunità di tornare nel Casalese.
Edoardo Galeotti ha quindi toccato il tema delle difficoltà legate ai trasporti, mentre Noemi Giunta ha affrontato il tema dei diritti civili e del tutelare dalle discriminazione gli esponenti della comunità Lgbtqia+.
Anche Massimo Miglietta ha rivolto le sue parole ai giovani: «Non sono il futuro, sono il presente». Ultimo intervento, prima del capolista, quello di Monica Simioni: «Dobbiamo ricominciare dalle relazioni tra le persone, questa è la vera politica».
Così invece Rossi: «Da questa amministrazione ci viene chiesto di trovare un posto in cui stare, invece noi vogliamo costruire un posto in cui vivere. Per essere vivi bisogna essere cittadini, bisogna esporsi, essere partigiani. Il nostro augurio è di essere buoni partigiani» ha invocato prima che venisse intonato dal salone dell’Anffas il canto Bella Ciao.
In conclusione il candidato sindaco Riccardo Calvo: «Mi sento figlio di questa lista. Se ho deciso di fare questa esperienza è perchè nasca un incubatore politico che metta al centro i giovani».
La sanità e le partecipate
Il preside ha quindi toccato il tema dell’ospedale: «La sanità è una catastrofe casalese, nata dalla cattiva amministrazione dell’Asl-Al. Dopo il Covid qui è scomparso tutto, e nessuno vuole venire perchè mancano i trasporti»; poi quello delle politiche economiche: «Questa giunta posti di lavoro non ne ha procurato nemmeno uno, se non a quelli legati a loro. Si arriva ad affrontare un quinquennio di casse vuote, con le partecipate bistrattate».