La visita di Sandro Pertini a Valenza
Un nuovo tuffo nel passato della Città del Gioiello
VALENZA – In una splendente giornata primaverile, sabato 16 aprile 1983, alle ore 17,10, in una Valenza adornata e affascinante, da Casale Monferrato, per una breve ma espressiva visita all’AOV e all’ Istituto d’Arte Benvenuto Cellini che ha nel gioiello il fil rouge, arriva il Presidente della Repubblica più popolare e più amato dagli italiani: Sandro Pertini, il settimo presidente italiano in carica dal 1978 – resterà fino al 1985. Pertini è stato una figura di grande rilievo, che durante questi anni oscuri della politica italiana è riuscito a dare speranza e coraggio ai giovani e ai meno giovani con la sua spontaneità, la sua umanità e il suo modo di comunicare.
Generando un’ondata emotiva, la città, si è preparata a dovere per ricevere il Capo dello Stato; perfino gli alberi di viale Santuario hanno ricevuto le cure di una squadra di operai che li hanno raschiati a dovere. Sandro Pertini, infatti, è giunto a Valenza percorrendo la circonvallazione e, successivamente, viale Santuario. Fin dalla sua prima apparizione, è stato accolto da una folla entusiasta che ha fatto da ala al corteo presidenziale. Il presidente si è affacciato dall’auto e ha salutato i cittadini valenzani che lo applaudivano a piene mani.
Le ali di folla l’hanno accompagnato fino alla sua prima tappa: la mostra permanente. Alla villetta dove hanno sede l’Associazione Orafa e l’Export Orafi Mostra Permanente, lo attendono numerosissimi soci dell’associazione, accompagnati dai familiari. In particolare, in prima fila ci sono bambini e ragazzi che attendevano con ansia l’arrivo del loro presidente.
Il giardino imbandierato dell’Associazione Orafa Valenzana, ideale cornice di prestigio e di magnificenza, è gremito di persone e i deferenti esponenti locali Paolo Staurino, presidente dell’AOV, e Ubaldo Bajardi, presidente dell’Export Orafi Mostra Permanente Oreficeria, sono pronti per fare gli onori di casa, spogliandosi di quella alterità professionale tanto praticata e apprezzata.
Appena il presidente entra nel parco dell’associazione orafa, molti valenzani presenti, pur frenati dalle transenne, si accostano a lui, che, con affetto, ricambia abbracci e strette di mano, creando non poche difficoltà a chi deve far rispettare le misure di sicurezza e il rigido protocollo.
Particolarmente affettuoso è il saluto rivolto da Pertini ai numerosi bambini che scandiscono il suo nome fra gli applausi dei presenti, mentre riceve un omaggio floreale da parte di tre graziose bambine. A questo punto, entra in azione il servizio d’ordine, che impedisce l’accesso del pubblico all’interno della palazzina.
Insieme alle autorità civili, militari, ai parlamentari della provincia e a un insieme di altri personaggi, Pertini, guidato dal competente e autorevole Ubaldo Bajardi, visita la mostra permanente, soffermandosi sulle creazioni dell’oreficeria valenzana e complimentandosi per il livello qualitativo della manifattura orafa di Valenza. Al tempo, quest’ultima è composta da circa 700 aziende valenzane, da oltre 6.000 operai e da una forte associazione orafa che conta circa 450 iscritti, anche se in questi anni, al netto della retorica ego riferita che a forza di autocelebrarsi ha finito per crederci, il settore ha perso parte della forma smagliante di una volta quando dalla lotta ai padroni a diventare padrone era un attimo. Il Presidente della Repubblica rende noto che, durante le sue numerose visite in paesi esteri, si è accorto che il prodotto orafo di Valenza era conosciuto in tutto il mondo e che sicuramente peserà parecchio, oltre i nostri confini, il valore aggiunto di questo prodotto locale. Tra l’altro, egli ricorda anche che, nel corso di una sua visita ad Hong Kong, gli è stato comunicato che i più prestigiosi gioielli esposti in diverse vetrine di gioiellerie di rilievo della metropoli erano stati fabbricati a Valenza.
Prima di essere ricevuto nella gremita sala consigliare dell’AOV, Pertini incontra, in modo autentico, diretto e molto commovente, il suo vecchio amico Guido Marchese, un orafo ormai in pensione e sindaco di Valenza dopo la Liberazione che, insieme al fratello Pasquale, lo ospitò durante la Resistenza, mentre il futuro presidente cercava di raggiungere Milano, una storia di coraggio, di speranza e di riscossa.
Dimostrando una memoria prodigiosa, citando personaggi, date e avvenimenti di tanti anni fa, Pertini, un antifascista vero, ricorda di essere stato nuovamente a Valenza, sempre ospite di Guido Marchese, per tenere un comizio e, particolare curioso, in quella circostanza egli diede un paio di anelli con topazio all’amico orafo per fargli rifare la montatura. Questi oggetti erano stati ricevuti in dono durante un suo viaggio in Unione Sovietica, ma, quando gli furono restituiti, Marchese dovette confessargli che la vecchia montatura non era d’oro ma di argento dorato marchiato con falce e martello. Dopo trent’anni, la descrizione dell’episodio fa ancora sorridere i due vecchi amici.
Ad attenderlo nella sala consigliare dell’AOV c’è il consiglio dell’organismo e dell’Export Orafi Mostra Permanente. Guidato dal sindaco Lenti e da altre autorità, il Presidente della Repubblica ascolta il breve discorso di benvenuto tenuto dal presidente dell’Export-Orafi Mostra Permanente Oreficeria Ubaldo Bajardi, che sottolinea «l’importanza dell’Export-Orafi MPO, istituzione voluta con spirito altamente associativo dagli orafi valenzani 25 anni or sono per valorizzare e far conoscere i loro gioielli e il lavoro orafo valenzano nel mondo intero». Bajardi prosegue con queste parole: «Inaugurata dal presidente Gronchi, questa nostra mostra permanente che raccoglie campionari di centinaia di ditte espositrici, nel corso del tempo ha contribuito in modo determinante allo sviluppo dell’oreficeria, al prestigio e all’economia della nostra città e anche della Nazione». E ancora: «La sua presenza premia e incoraggia l’artigianato». Pertini resta fedele alla sua abitudine di non sedersi in questi momenti, sebbene nel corso della sua visita ad Alessandria e a Casale abbia avuto un programma molto intenso e faticoso. “Cuius commoda, eius et incommoda”, dicevano i latini.
Terminata la breve cerimonia ufficiale senza troppa retorica, mentre osserva le opere degli orefici valenzani in mostra, Pertini discute cordialmente con gli adiacenti, inserendoli con disinvoltura all’interno della conversazione e facendogli vivere un’esperienza inedita.
Per il consueto rituale, lo zelante presidente dell’AOV Paolo Staurino, che con quest’ultima cerimonia ufficiale conclude i suoi quattro anni di presidenza dell’associazione, consegna un cofanetto contenente una pipa di radica rivestita di oro, un prezioso oggetto che il presidente dimostra di gradire molto. In questo momento Staurino dice: «A nome di tutti gli orafi valenzani, abbiamo l’onore, signor presidente, di consegnare questa pipa a lei che sappiamo essere il più famoso fumatore di pipa d’Italia». Dopo aver soppesato l’omaggio ricevuto, Sandro Pertini risponde: «Questa è una bella pipa, è bella anche la forma. Questa va tenuta per le grandi circostanze, ma mi dica una cosa, è proprio d’oro? Tenga presente che è un genovese che le parla! Questa sera inaugurerò la pipa quando inizia la partita (Italia-Romania n.d.r.). La tirerò fuori a sorpresa e farò bella figura in presenza delle belle signore». Fra gli applausi di simpatia dei presenti, il presidente preleva la pipa dal cofanetto, se la mette in tasca e, sorridendo, dice «Colonnello, tenga la scatoletta. Ed ora avete una ragione in più per controllarmi da vicino». Poi dalle mani di Ubaldo Bajardi, il Capo dello Stato riceve una targa d’oro con la riproduzione degli strumenti da lavoro dell’artigiano orafo recante la scritta: “Al Presidente della Repubblica”.
È singolare uno scambio di arguzie con il parroco di Valenza Don Luigi Fascarolo, che gli ricorda di aver collaborato durante la guerra partigiana a uno scambio di prigionieri proprio quando lui era appena arrivato nella nostra città. «Bravo» gli dice Sandro Pertini. «Lo sa che io sono amico del Papa, quindi bisogna andare d’accordo!». E Don Luigi risponde: «Sono venuto anche per quello, non crede?». Il messaggio giunge forte e chiaro e ci sono un’altra volta ovazioni scroscianti, con qualche simulazione piuttosto suggestiva provocata da presupposti ideologici per vocazione.
A questo punto, proseguendo la sua visita alla città, il presidente Pertini si dirige verso l’Istituto Statale d’Arte Benvenuto Cellini. Appena sceso dalla sua auto, parcheggiata nel grande piazzale antistante alla scuola, si è immediatamente diretto verso i giovani, che, dietro alle transenne, attendevano il suo arrivo. La mossa del presidente spiazza per un attimo il preciso servizio d’ordine, ma lui sembra non accorgersene. Il nonno più simpatico d’Italia è felice di stringere mani, di salutare, di dire qualche battuta, finalmente fuori dal rigido cerimoniale che ha caratterizzato buona parte della sua visita nell’alessandrino – dove era giunto al mattino spostandosi dall’aeroporto di Genova ad Alessandria, poi a Casale e, infine, a Valenza. Dopo i saluti, Pertini entra nell’istituto, dove lo attendono il preside, Aurelio Ferrazzi, gli insegnanti e una delegazione di studenti vivamente toccati dall’evento.
Appena mette piede all’interno, il Capo dello Stato è accolto nuovamente da un grande applauso, e non è solo un rito autoreferenziale. Subito dopo, saluta il personale e, quindi, inizia la sua breve visita dell’istituto. Particolare attenzione viene dedicata ai cinque laboratori, dove Pertini si intrattiene volentieri con gli studenti presenti. Si interessa al loro lavoro scolastico, scambiando alcune battute, e chiede scherzosamente a una studentessa quanto passa valere la pipa che gli hanno regalato poco prima all’AOV.
Anche qui non mancano gli omaggi per il presidente: gli viene donato un bellissimo ritratto eseguito su pietra oliare, una targa sbalzata in argento, e un simpatico cesto di dolci di produzione locale, i cui colori sono disposti come il bianco, il rosso e il verde della bandiera italiana. Al Capo dello Stato viene anche consegnato il comunicato sui desaparecidos argentini, che è stato frutto di un’assemblea di imberbi studenti dell’istituto, vestali della libertà anzitutto, e poi sottoposto e approvato anche dal Consiglio comunale di Valenza.
Pertini, con generose dosi di demagogia, commenta positivamente l’impegno degli studenti e degli insegnanti, concludendo il discorso con questa frase: «Ma comunque lasciamo lavorare tranquilli questi giovani: sono loro il futuro del nostro paese». Al momento di varcare la soglia del Cellini, per fare ritorno ad Alessandria, il Presidente della Repubblica è salutato di nuovo da un grande e calorosissimo applauso. Ha scaldato il cuore e riempito l’anima di questi giovani; ad alcune allieve, prese da una sorta di devozione mistica, vengono le lacrime agli occhi. «È una persona così buona. Se fossero tutti come lui…» è il commento unanime degli studenti.
All’esterno dell’istituto un grande boato di gioia saluta la comparsa di Pertini, che non riesce a salire subito sulla vettura presidenziale. Decine di braccia tese verso di lui lo costringono a cambiare percorso. Ancora una volta, strette di mano, auguri, sorrisi e i suoi saluti mormorati di corsa, quando infine il servizio d’ordine lo costringe a una ritirata rapidissima. Il cerimoniale, dunque, ha il sopravvento e il Capo dello Stato è fatto salire sulla nuova fiammante Maserati blindata. Alle 18,20, il corteo si mette in moto, ma Pertini dà un ultimo saluto ai valenzani dal tettuccio aperto della vettura presidenziale. Al grido «Ciao Sandro», il presidente risponde unendo le mani in un gesto già visto durante il mondiale di calcio vinto dalla nostra nazionale. Così si conclude, in mezzo agli energici applausi e con la gioia di tutti, la visita del Capo dello Stato nella città dell’oro.