Provincia: Miloscio c'è, ma le bordate sono di Ravetti
ALESSANDRIA - Domenico Miloscio c'è, in tutta la sua mitezza. E c'è pure un altro Domenico, ovvero Ravetti. Che non…
ALESSANDRIA – Il riconteggio delle schede è finito. Anzi no. Non lo è perché, trattandosi di una percentuale irrisoria di differenza, il centrosinistra sconfitto chiede un approfondimento. “Abbiamo interpellato i nostri legali, vedremo” dice Domenico Miloscio, sindaco di Pozzolo Formigaro, candidato alla presidenza sconfitto per un’inezia (di fatto dal voto di un amministratore di Alessandria, più probabilmente, o di Casale) da Luigi Benzi, sindaco di Quargnento e, da lunedì, nuovo presidente della Provincia.
Un riconteggio, in realtà, c’è stato. “Ma – spiega Miloscio – è stato fatto a porte chiuse, senza la partecipazione dei rappresentanti di lista, sia nostri che del centrodestra. Non mi pare un corretto modo di procedere”. Dunque, sono stati chiesti approfondimenti.
Intanto, tiene banco la discussione su “chi ha votato chi”. Benzi, alla vigilia delle elezioni, spiegava di essere sotto di circa 3.000 voti ponderati. Pretattica? Al centrosinistra dicono di sì, tant’è che l’entourage di Miloscio ragionava, benché non pubblicamente, su 6.000 voti (sempre ponderati) da recuperare. E lo spiegava citando il fatto che, nei centri zona (Novi Ligure, Tortona, Ovada, Valenza, Acqui Terme), prima della campagna elettorale il centrosinistra poteva contare sul voto solo di 32-33 fra sindaci e consiglieri. A spoglio concluso, il dato è salito a 48.
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Stando alle previsioni dei “dem”, dunque, Miloscio si assestava al 46% contro il 54% di Benzi che poteva certamente contare (come avvenuto) sul traino di Casale Monferrato e sull’apporto degli amministratori di molti paesi sotto i 3.000 abitanti (ognuno di loro, però, vale 18 voti ponderati, a fronte dei 521 di un consigliere di Alessandria o Casale).
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Considerato tutto ciò, dunque, Miloscio, pur sconfitto, sarebbe stato in grado di recuperare terreno (il Pd, soprattutto, si è speso molto in campagna elettorale) specie in quei centri zona (Valenza, ad esempio?) dove Benzi avrebbe dovuto ottenere più consensi. Ma, alla fin fine, quello che più è balzato agli occhi e che fa notizia, è che, quando mancava solo lo spoglio delle schede di Casale e Alessandria (quelle da 521 voti ponderati ciascuna), Benzi aveva un vantaggio molto esiguo e, dunque, il suo destino sembrava segnato.
C’erano 58 schede in ballo (nessuna bianca, nessuna nulla): Miloscio poteva contare su 32, forse 33 voti. Ne ha presi 30. Chi non lo ha votato? E’ questo il “grande quesito”. Sono stati i centristi, visto che il candidato alla carica di consigliere provinciale, Giuseppe Bianchini (indicato come punto di riferimento del centro), ha incassato 4 preferenze, mentre era accreditato di 7? O il “franco tiratore” sarà in quota Pd, partito dove i suoi esponenti principali non sempre viaggiano all’unisono (tanto più che manca un segretario proviciale)?
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E, già che ci siamo: quanti sono, in effetti, nei centri zona, quelli che avrebbero dovuto votare Benzi ma non l’hanno fatto? Non hanno gradito la candidatura sostenuta con forza dal segretario di Fratelli d’Italia (nonché assessore regionale) Federico Riboldi?
E infine: è stato decisivo o no Danilo Rapetti? Il sindaco di Acqui, che avrebbe voluto essere candidato presidente (e che è in polemica col “suo” centrodestra), alla vigilia del voto diede indicazioni: “Scegliete Benzi presidente, ma votate la lista di centrosinistra”. Di fatto lui avrebbe vinto su entrambi i fronti, tanto più che un capogruppo della maggioranza che lo sostiene ad Acqui, Nicola De Angelis, entrerà a Palazzo Ghilini con il centrosinistra che ha eletto anche Roberto Scifò (Arquata). Giulia Giustetto e Francesco Gentiluomo (Alessandria), Sabrina Caneva (Ovada) e Cesare Chiesa (Rosignano). I sei consiglieri di centrodestra sono Maurizio Sciaudone e Vincenzo Demarte (Alessandria), Giacomo Perocchio (Novi), Cristian Scotti (Isola Sant’Antonio), Stefano Zoccola (Occimiano), Tatiana Mantovan (Casale).
Finora va così. Ma siamo pronti a rivedere tutto, in caso di sorprese clamorose.
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