Marco Armani: «Non sono scappato, tutti i 730 presentati in tempo»
Il consulente casalese, al centro di un "caso" che ha animato le scorse settimane, spiega la situazione: «Sono malato e sono rimasto senza collaboratori»
CASALE – «Sicuramente non sono scomparso». Ci rassicura immediatamente Marco Armani, il consulente fiscale e tributario al centro di un “caso” che ha animato lo scenario monferrino nelle ultime settimane, con decine di clienti in ansia per non essere riusciti, in giorni di scadenze (come per la presentazione del 730), a mettersi in contatto con il suo studio, molto noto, situato in via Cavour a Casale.
Nel primo pomeriggio di oggi siamo riusciti a metterci in contatto con lui telefonicamente.
«Dalla fine di luglio sono ammalato – prosegue – Questa cosa è cominciata con uno stato febbrile, ma si è scoperto di cosa si trattasse solo a fine settembre. Ora è stato messo a fuoco. Mi dicono che probabilmente occorreranno ancora due o tre mesi perché mi possa ristabilire in pieno».
L’ufficio chiuso e il telefono che squilla a vuoto
Nelle ultime settimane nessuno riusciva ad avere notizie del consulente e delle pratiche a lui affidate. «Al 30 di settembre sono scaduti i contratti che avevo con dei collaboratori. Io, essendo a casa malato, non ho avuto modo di rinnovarli né di stipularne altri, per cui l’ufficio è rimasto vuoto».
Una bella grana, tanti erano in ansia: «Oggi sono da solo. Normalmente al mattino rimango a casa a riposare e al pomeriggio cerco di andare per sbrigare qualcosa. Detto questo, per quanti erano in ambasce per i loro modelli 730, i 233 che mi erano stati affidati sono stati presentati, quindi diciamo che in quel senso i clienti possono stare tranquilli».
A mancare, spiega, ci sarebbero solo quei pochi («3 o 4», dice), che nell’attesa di una risposta lo avevano sollevato dall’incarico.
«Posso capire l’apprensione, ma bisogna comprendere che, parlando di più di 200 persone ed essendo rimasto solo dal primo di ottobre, se avessi passato il mio tempo a rispondere al telefono, i modelli non sarebbero stati presentati nei termini. Quindi a un certo punto ho fatto la scelta di andare avanti col lavoro», prosegue Armani. «Sto preparando i vari fascicoli da consegnare ai clienti: da solo ci va di più, ma credo che già dalla prossima settimana cominceremo a contattarli per ritirarli».
Ma di chi è la colpa?
Sarebbe bastata una comunicazione, che i clienti non hanno ricevuto, a chiarire tutto. Armani spiega che avrebbe potuto pensarci lo staff, che però dal 1° ottobre, nei giorni in cui la malattia gli ha impedito di recarsi in ufficio, non c’è più stato. «Potevano fare cose diverse, non le han fatte – dice il consulente riferendosi ai suoi ex collaboratori – E quindi evidentemente non si son dati più di tanto peso di quelle che potevano essere le conseguenze. Ripeto, io ero a casa. Per deformazione personale, i miei clienti non li ho mai lasciati a piedi. Non ero in condizione di andare in studio, però se Dio vuole, con Internet e un portatile, quello che dovevo fare l’ho fatto».
Ma la segreteria telefonica – di cui si fa menzione all’ingresso del suo ufficio e alla quale i clienti avrebbero potuto affidare i loro interrogativi – perchè non era in funzione? «Si è riempita, è arrivata al numero massimo di chiamate che poteva immagazzinare».
La pensione dietro l’angolo e le riflessioni
«Nei prossimi tempi, con i clienti tornerò a parlare, ma sull’onda di quello che è successo dovrò decidere molte cose – spiega prima di salutarci – Il prossimo anno potrei andare in pensione: avrò 67 anni. Se non fosse successo nulla, avrei detto che si poteva sicuramente continuare, ma probabilmente prenderò in considerazione la possibilità di avviare un transito verso altri professionisti».