Autonomia Differenziata: «Critiche confermate»
Deambrogio: «Serve un referendum abrogativo e una mobilitazione continua contro questa legge»
TORINO – La recente sentenza della Corte Costituzionale sulla legge Calderoli riguardante l’Autonomia Differenziata conferma le critiche portate avanti negli anni da vari comitati e organizzazioni. A dichiararlo è il segretario regionale piemontese del PRC SE, Alberto Deambrogio, che ha accolto la decisione con soddisfazione, ma anche con l’invito a intensificare la mobilitazione politica e giuridica.
Una critica confermata dalla sentenza
«La recente sentenza della Corte Costituzionale – dichiara Deambrogio – dà esattamente ragione alla critica radicale che noi, insieme ai Comitati contro ogni Autonomia Differenziata, abbiamo portato avanti per anni. I sette punti citati dai giudici parlano di questo».
Secondo il segretario, la legge Calderoli, già oggetto di accesi dibattiti, è stata messa sotto scacco nei suoi punti più critici, costringendo il Governo a una revisione parlamentare.
La richiesta di un referendum
Deambrogio sottolinea l’importanza di rilanciare il dibattito e spinge per un referendum abrogativo della legge. «Oltre al lavoro dei giuristi per evidenziare ogni buon motivo per l’appuntamento referendario, ricordiamo che 1.300.000 cittadini e cittadine hanno posto la loro firma per mettere fuori gioco la legge Calderoli. A loro una risposta va data in termini positivi».
L’obiettivo è utilizzare il periodo fino a gennaio per rilanciare una mobilitazione consapevole e politica, che possa accompagnare il percorso referendario e continuare a incalzare anche la stessa Corte Costituzionale.
Un obiettivo più ampio: rivedere la Costituzione
Secondo Deambrogio, però, la battaglia contro l’Autonomia Differenziata non deve fermarsi alla sola legge Calderoli. «È decisivo arrivare alla cancellazione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, introdotto con la riforma del titolo V del 2001. Da lì, da quel primo cedimento del centro-sinistra alla Lega Nord, è iniziato tutto».
Il segretario sottolinea come il ricorso della Regione Puglia sia uno dei più accurati nell’affrontare la questione, andando nella direzione di un ripensamento complessivo della norma costituzionale.