Omicidio Martinelli. La Cassazione conferma, in carcere in quattro
Il 14 ottobre 2022 l'aggressione in stazione a Casale. Nelle scorse ore la parola "fine" alla vicenda processuale
ROMA – Con il pronunciamento della Corte di Cassazione, mercoledì, è arrivata alla conclusione giudiziale la vicenda legata alla tragica morte del 34enne Cristian Martinelli, vittima di un’aggressione avvenuta il 14 ottobre del 2022 in stazione a Casale Monferrato. A porla in essere un gruppo di giovani; tra loro anche un minorenne che, giudicato in separata sede, il Tribunale per i Minori, aveva da tempo ottenuto la “messa alla prova”.
Dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino, nel maggio scorso, due dei quattro imputati per omicidio preterintenzionale e rapina avevano presentato ricorso alla suprema corte: Janet Di Perri e Ait Bennacer. Confermate le pene: 7 anni e 8 mesi per la Di Perri, 6 anni e 8 mesi per Bennacer. Nella giornata di ieri i due sono stati tradotti in carcere.
In carcere si trovavano già da tempo gli altri due imputati: Nicolae Capstrimb (9 anni e 6 mesi) e Bilal Zabori (8 anni e 6 mesi) che non avevano presentato ricorso.
Il 14 ottobre 2022
Il 14 ottobre del 2022 ci fu un alterco tra Martinelli e la Di Perri: eravamo al termine della mattinata, sulla banchina della stazione ferroviaria di Casale. Dopo questa prima fase, per la quale Cristian Scaramozzino, legale della giovane, contesta l’interruzione del nesso di causalità, Zabori sfilò gli occhiali a Martinelli, che si lanciò al suo inseguimento. Una spinta, e il gruppo di giovani si avventò su di lui, dando inizio al pestaggio con pugni, calci e una spranga: violenza che aveva portato alla morte di Martinelli, due giorni dopo, in ospedale.
Le voci dei legali
Deluso il legale di Di Perri, che nel corso della vicenda legale è stato accertato non sferrò alcun colpo al povero Martinelli: «La mia assistita paga un fatto altrui, un concorso morale per essersi trovata lì – spiega Scaramozzino – La responsabilità materiale della Di Perri non c’è. Non c’è premeditazione, è un attacco estemporaneo del “branco”. Attendiamo le motivazioni».
Il pestaggio si consumò alla presenza di diversi giovani, non solo i cinque poi trovatisi coinvolti nella sua conseguenza legale. Alcuni non vennero identificati e quindi indagati: «C’è stato un problema investigativo nella fase iniziale…» spiega Scaramozzino.
Soddisfazione da parte del legale della famiglia Martinelli, Francesca Busio: «Giustizia c’è stata. Già la sentenza di primo grado fu ineccepibile, non c’era nulla che potesse essere considerato diversamente». Attraverso l’avvocato, arriva tuttavia anche un po’ di rammarico da parte della famiglia di Martinelli (il padre Angelo, la madre Marinella e la sorella Valentina): «Sono ovviamente soddisfatti, ma avendo i condannati già scontato parte della pena in regime di custodia cautelare, potranno essere liberi nell’arco di pochi anni. Mi domando se capiranno mai quello che hanno fatto, i loro sbagli».