Giorno del Ricordo, Deambrogio: «Treno del Ricordo? Solo propaganda»
Il segretario regionale di Rifondazione Comunista critica le celebrazioni del 10 febbraio: «Operazione nazionalista e vittimista».
CASALE – Alberto Deambrogio, segretario piemontese del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea (PRC-SE), ha espresso una dura critica nei confronti delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, con particolare riferimento all’iniziativa del “Treno del Ricordo”, voluta da diversi ministeri e sostenuta dalla RAI.
«Le nostre ferrovie sono piene di problemi, ma c’è un treno che anche quest’anno arriva in perfetto orario: il Treno del Ricordo», ha dichiarato Deambrogio, definendo l’iniziativa un’operazione di propaganda.
Secondo il PRC, eventi come questi vengono affidati ad associazioni nostalgiche di estrema destra, senza il necessario confronto con gli storici che da anni studiano il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Critiche al racconto storico del Giorno del Ricordo
Il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004, viene accusato da Rifondazione Comunista di fornire una narrazione distorta degli eventi legati alle Foibe e all’esodo giuliano-dalmata. «Le terre di confine sono italianissime, mentre gli altri popoli evaporano o vengono dipinti come invasori nefandi. Nulla si dice delle violenze fasciste e dei crimini di guerra commessi dall’Italia prima del 1945», denuncia Deambrogio.
L’accusa principale riguarda il tentativo di presentare la vicenda come una pulizia etnica anti-italiana, senza contestualizzarla all’interno delle politiche del regime fascista nei Balcani.
«Un progetto di egemonia della destra»
Secondo il PRC, l’operazione culturale legata al 10 febbraio farebbe parte di un progetto della destra per riscrivere la storia.
«Si parla solo delle nostre vittime e non di quelle del regime fascista. Il Giorno del Ricordo è stato creato per vittimizzare i fascisti senza affrontarne le responsabilità», sostiene Deambrogio.
Particolarmente criticata è la scelta della data del 10 febbraio, coincidente con la firma dei Trattati di pace di Parigi (1947), vista dal PRC come un tentativo di dipingere l’Italia come vittima della pace stessa.
«È un periodo difficile, con tentativi di riscrittura della storia che passano anche dal Parlamento europeo, dove nazismo e comunismo vengono equiparati. Gli storici devono attivarsi, ma anche la politica non può restare inerte», conclude Deambrogio.