Eternit-bis, Capra: «Preoccupazione per le ripercussioni su Casale»
All’indomani della sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato la condanna nel procedimento Eternit-bis Cavagnolo, il sindaco di Casale…
TORINO – Potrebbe arrivare già in giornata la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino al processo Eternit Bis. I giudici dovranno pronunciarsi in merito alle accuse mosse al magnate svizzero Stephan Schmidheiny per l’omicidio di 392 vittime dell’amianto casalese.
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Questa mattina sarà l’avvocato Guido Carlo Alleva, difensore di Schmidheiny, a concludere le repliche.
Sono gravi le accuse mosse all’ex Ceo di Eternit. La Procura, dopo aver appellato la sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Novara, aveva chiesto nuovamente l’ergastolo per omicidio volontario con dolo eventuale di 392 persone, morte a causa dell’esposizione all’amianto a Casale.
Si sta affrontando il tema del dolo, escluso dalla sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Novara, che nel giugno 2023 aveva condannato Schmidheiny a 12 anni di carcere per omicidio colposo aggravato di 147 vittime. Ben 199 casi infatti erano stati dichiarati prescritti, proprio in virtù della derubricazione del reato da doloso a colposo.
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In Appello, il dibattito si è dunque concentrato ancora una volta sull’elemento del dolo eventuale, ovvero sulla consapevolezza dell’imputato riguardo ai rischi connessi all’attività industriale svolta. Secondo i Pm Gianfranco Colace, Maria Giovanna Compare e Sara Panelli, Schmidheiny era pienamente consapevole della pericolosità dell’amianto, ma scelse comunque di proseguire la produzione: «Una condotta spregiudicata – hanno affermato – sorretta da una precisa coscienza e volontà».
Sul medesimo tema, si è a lungo espressa anche la difesa dell’imputato, rappresentato dai legali Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, che ha contestato l’impostazione dell’accusa sollevando diversi punti considerati ‘critici’ nella ricostruzione della responsabilità dell’imputato.
Un punto chiave ha riguardato la conoscenza del rischio amianto. I difensori hanno infatti ribadito, proprio in una delle ultime udienze, che fino agli anni ’80 la convinzione generale era che l’amianto potesse essere utilizzato in sicurezza, pensiero in linea con la condotta mantenuta da Schmidheiny a quel tempo, il quale, hanno sottolineato, aveva anche incaricato un esperto in grado di elaborare misure di prevenzione.
In questi ultimi mesi, la Corte ha disposto anche nuove audizioni di diversi consulenti, sia dell’accusa che della difesa, per chiarire questioni tecniche e mediche sollevate nel corso del dibattimento, in particolare sulla diagnosi dei casi di mesotelioma e sulla catena di responsabilità nella gestione dello stabilimento Eternit a Casale.