Eternit bis, Rifondazione: “Condanna importante, ma resta amarezza”
Deambrogio: “Nove anni a Schmidheiny sono un segnale, ma pesa la prescrizione dei reati più gravi”
TORINO – All’indomani della sentenza di secondo grado del processo Eternit bis, arriva la reazione del Partito della Rifondazione Comunista. Il segretario regionale piemontese, il monferrino, Alberto Deambrogio, ha definito la condanna a nove anni di reclusione per Stephan Schmidheiny “un punto importante nella lunghissima vicenda giudiziaria sull’amianto”, ma non ha nascosto la profonda amarezza per ciò che è andato prescritto.
“Una battaglia civile che ha imposto un’idea diversa di giustizia”
“I lavoratori, le lavoratrici e i cittadini di Casale Monferrato – ha dichiarato Deambrogio – hanno portato avanti con determinazione e coraggio una battaglia che ha saputo imporre all’opinione pubblica un’idea di civiltà e moralità alternativa, fondata sul valore del lavoro vivo, della vita di una comunità e dell’ambiente, contro il disvalore criminale del profitto”.
Secondo Rifondazione, la sentenza di secondo grado dice chiaramente “che dalla parte delle vittime c’era la verità. Una verità dura da affrontare, che la difesa di Schmidheiny ha sempre tentato di eludere, fino all’ultimo incredibile intervento in aula”.
“Prescrizioni dolorose, serve riflessione politica”
La riduzione della pena rispetto al primo grado è stata motivata dalla prescrizione di alcuni capi d’imputazione. “Non possiamo che esprimere profondo rammarico, perché ancora una volta chi ha gravi responsabilità riesce a sfruttare i limiti del sistema giudiziario”, ha aggiunto Deambrogio. “È necessaria una riflessione politica, finora largamente assente, su norme e procedure che non garantiscono pienamente giustizia alle vittime”.
“Una battaglia che non esce sconfitta”
In conclusione, il segretario regionale del PRC ha ribadito il valore etico della battaglia intrapresa da Casale Monferrato: “Chi crede in un modo diverso di produrre, rispettoso delle persone e dell’ambiente, deve essere grato a chi ha combattuto questa lotta con forza e dignità. È una gratitudine non doma, che oggi deve prevalere sull’amarezza per quanto non è stato riconosciuto”.