Il C.Al.Ca.: “Dopo 25 anni, ancora senza sicurezza”
Il Comitato denuncia ritardi negli interventi sul Po e sul Sesia: “Non è normale vivere con l’ansia a ogni pioggia”
CASALE MONFERRATO – «Non è normale». Con queste parole, ripetute come un grido, il Comitato Alluvionati del Casalese (C.AL.CA.) torna a gridare alla mancata messa in sicurezza idrogeologica del territorio, a distanza di venticinque anni dalla devastante alluvione del 2000.
In una nota, il Comitato, attraverso il portavoce Massimo De Bernardi, richiama l’attenzione sull’evacuazione della frazione Terranova, evento che, sottolineano, sembra ormai essere percepito come routine. «È assuefazione o rassegnazione?», si chiedono. «Non è normale dover controllare i livelli dei fiumi ogni volta che piove per più di due giorni».
I ritardi nei finanziamenti
Il C.AL.CA. lamenta il fatto che interventi fondamentali sul fiume Po, definiti di “prima fase” e attesi da oltre quindici anni, non siano stati completati. «I soldi c’erano – afferma il Comitato – ma sono stati dirottati altrove». Ancora più grave, secondo De Bernardi, è la definita mancanza di dialogo tra gli Enti competenti e i rappresentanti del territorio, con risposte insufficienti o assenti anche nei confronti del Comitato stesso, che da un quarto di secolo rappresenta gli interessi della popolazione colpita.
«Non ci adatteremo»
Il messaggio è netto: non si può accettare l’inaccettabile. «Se la causa è la carenza di personale o l’incapacità tecnica, lo si dica chiaramente e si intervenga. Non possiamo più tollerare che il nostro territorio continui a vivere senza sicurezza, con danni che si ripetono a ogni evento atmosferico intenso».
Il Comitato chiede quindi finanziamenti certi, programmazione chiara e interventi rapidi e sensati, affinché i cittadini non siano più costretti a evacuare, spostare beni o vivere nell’ansia a ogni pioggia. Un appello rivolto alla politica locale, regionale e nazionale, affinché ponga finalmente in cima all’agenda la sicurezza idrogeologica del territorio casalese.
L’esperto chiarisce: «Sfiorata un’alluvione storica»
Nei giorni scorsi Andrea Vuolo, meteorologo e divulgatore scientifico per la RAI, con un post su Linkedin ha tracciato un bilancio dettagliato della violenta ondata di maltempo che ha colpito il Piemonte tra domenica 13 e giovedì 17 aprile. Un evento di straordinaria intensità, che ha portato accumuli pluviometrici fino a 600 millimetri tra il Biellese e la Valsesia, un valore che testimonia la portata eccezionale delle precipitazioni. L’apice si è registrato sui rilievi alpini occidentali e settentrionali, esposti direttamente al flusso umido di Scirocco, in concomitanza con l’azione del sistema depressionario “Hans”. Le piogge persistenti e abbondanti, concentrate in poche ore, hanno messo sotto pressione l’intero comparto idrografico regionale.
Secondo Vuolo, il Piemonte ha sfiorato un evento alluvionale di portata storica, evitato solo grazie alla quota neve insolitamente bassa nella fase più critica del peggioramento, tra 1.100 e 2.000 metri, sensibilmente inferiore rispetto ai celebri episodi del novembre 1994 e dell’ottobre 2000, quando la neve si mantenne oltre i 3.000 metri favorendo un rapido deflusso a valle. In questo caso, la presenza della neve ha agito da barriera naturale, trattenendo una parte delle precipitazioni sotto forma solida e rallentando i processi di piena.
Un altro elemento che desta attenzione, osserva Vuolo, è la stagionalità anomala dell’evento: fenomeni così intensi sono più comuni tra fine primavera e inizio autunno, quando l’atmosfera è maggiormente instabile. A rendere possibile un simile scenario in aprile è stata probabilmente l’anomalia termica del Mediterraneo, con acque superficiali più calde della media, capaci di aumentare l’umidità atmosferica e intensificare le precipitazioni.