Il cardinale, il "suo" Conclave, il Papa che verrà. E i Grigi
ALESSANDRIA - Il cardinale è disponibile come sempre, anche nelle frenetiche ore che precedono il Conclave (che comincerà il 7…
ALESSANDRIA – Stavamo scrivendo di Pietro Parolin, immaginandolo Papa, è arrivato Robert Francis Prevost. L’analogia è l’anno di nascita, il 1955. E forse poc’altro. Prevost è il primo nordamericano al soglio di Pietro. E ha scelto come nome Leone XIV.
Quando il cardinale Dominique Mamberti (quello che venne a Valenza in occasione del Giubileo del duomo) ha pronunciato il suo nome, durante la formula che comincia con Habemus Papam, probabilmente molti sono stati colti di sorpresa, a cominciare dagli esperti di “toto pontefice” per i quali il cardinale di Chicago non era tra i favoriti, al limite un outsider. Di rilievo, ma pur sempre un outsider.
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Niente Parolin, dunque, segretario di Stato nominato da papa Francesco. Neppure Zuppi e nemmeno Pizzaballa, ma questo lo si poteva immaginare, se non altro per ragioni anagrafiche (troppo giovane, si diceva). Il trio degli italiani più accreditati ha lasciato spazio a un porporato che la nostra lingua la parla decisamente bene, quasi senza inflessioni anglofone.
Prevost ha trascorsi da missionario, conosce perfettamente il Sud America (è stato vescovo di Chiclayo, in Perù), ora guida il Dicastero per i vescovi ed è presidente della Pontificia commissione per l’America Latina.
Lo definiscono “centrista e pragmatico”, qualunque cosa vogliano dire questi aggettivi applicati a un pontefice. Di certo, viene spiegato da più parti, è un uomo di dialogo, sensibile a tematiche sociali.
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Ieri, dal balcone della basilica di San Pietro, ha esordito parlando di pace e ricordando il suo predecessore. Poi, in spagnolo, ha salutato la sua diocesi peruviana. Apparentemente, non ha detto nulla di memorabile (né il “mi corrigerete” di Wojtyla, né la “fine del mondo” di Bergoglio), ma ovviamente saranno i fatti, semmai, a condurlo nella Storia. Va da sé che, coi conflitti con cui, purtroppo e incredibilmente, il mondo continua a confrontarsi, cominciare con la parola “pace” è già confortante.
«A nome della Chiesa di Alessandria voglio rendere grazie a Dio per il dono del nuovo Papa, Leone XIV, che il Signore ha voluto donare alla Chiesa Cattolica – sono le parole di monsignor Guido Gallese, vescovo della Diocesi di Alessandria – Siamo molto grati di questo dono ed esprimiamo fin da subito, assieme alla nostra gioia, la nostra totale disponibilità a camminare con Lui nel costruire la pace, nel cercarla dal profondo del cuore, nel camminare insieme per mano gioiosamente e nel desiderio di portare l’annuncio evangelico a tutto il mondo».
«Ho avuto occasione di conoscere personalmente il cardinale Prevost recentemente. L’ho incontrato nel contesto di alcune attività ecclesiali e ho apprezzato la sua competenza e umanità. La sua elezione è per me motivo di gioia», ha concluso Gallese.