Rifondazione critica la nuova legge regionale 7 sull’urbanistica
Alberto Deambrogio: “Rigenerazione urbana solo nel titolo, si favorisce la deregolarizzazione e l’interesse privato”
TORINO – La nuova legge regionale 7, recentemente approvata dal Consiglio regionale del Piemonte, suscita le critiche del Partito della Rifondazione Comunista, che attraverso il suo segretario regionale Alberto Deambrogio mette in guardia sull’impatto della norma in materia di urbanistica.
Deambrogio: “Rigenerazione urbana solo nel titolo”
“Negli scorsi giorni – ha dichiarato Deambrogio – è stata varata un po’ in sordina e sinora senza rilievi critici la legge regionale 7, che dal titolo dovrebbe favorire la riqualificazione dell’edificato e la rigenerazione urbana. È significativo constatare che l’approvazione è avvenuta con i migliori auspici bipartisan, che hanno unito maggioranza di centrodestra e Partito Democratico”.
Secondo Deambrogio, la nuova norma nasconde tendenze pericolose già presenti da oltre vent’anni: “Si parla di rigenerazione e tutela del suolo, ma in realtà la legge spalanca le porte a premi volumetrici eccessivi, scomputo agevolato degli oneri e pianificazione piegata agli interessi privati. Il ruolo del Piano Regolatore viene progressivamente svuotato”.
“Il privato diventa protagonista assoluto”
“La nuova legge – prosegue il segretario – segna l’ennesimo passaggio verso una logica di semplificazione deregolata, dove l’iniziativa privata viene incentivata in modo squilibrato. Chi invece intende partecipare alla pianificazione urbana, come i soggetti collettivi e le realtà impegnate nella tutela del territorio, resta ai margini”.
Deambrogio ha inoltre paragonato la legge al recente caso del cosiddetto “Salva Milano”, criticando anche il commento positivo dell’opposizione regionale: “Gianna Pentenero ha affermato che questa legge dovrebbe aprire a una revisione complessiva dell’urbanistica piemontese. Noi, al contrario, difendiamo con convinzione la legge 56/77 Astengo, esempio virtuoso di pianificazione pubblica”.
La chiusura del comunicato è un invito a costruire una rete di opposizione: “Chiunque abbia a cuore una visione partecipata e pubblica dell’urbanistica deve ora farsi sentire. Serve un segnale comune, prima che sia troppo tardi”.