Rifondazione: “La salute mentale in Piemonte è in crisi profonda”
Il segretario regionale Deambrogio denuncia carenze organizzative e fuga di psichiatri: “Servono risorse e una svolta culturale”
TORINO – Il Partito della Rifondazione Comunista alza la voce sulla situazione della salute mentale in Piemonte, denunciando una crisi organizzativa, formativa e politica sempre più evidente. A parlare è Alberto Deambrogio, segretario regionale piemontese, che lancia l’allarme sulla base di dati preoccupanti.
Fuga di psichiatri e personale in calo
“I dati parlano chiaro – afferma Deambrogio –: nel 2022 si sono dimessi 24 psichiatri, e dal 2019 il personale dei Dipartimenti di Salute Mentale è diminuito dell’11%. In Piemonte sono 850mila le persone che soffrono di disturbi mentali, con una media di 170 accessi giornalieri ai pronto soccorso. Una situazione che definire critica è poco”.
Il segretario denuncia come la questione della salute mentale sia sempre stata trattata come “l’ultima ruota del carro sanitario”, e ora rischia una regressione ulteriore con il ritorno a una “stagione manicomiale” in forma privatizzata, come previsto da una proposta di legge nazionale di Fratelli d’Italia.
Giovani medici demotivati e poco formati
Un altro punto dolente è quello che riguarda i giovani medici. “Non si sentono motivati a lavorare nel pubblico – spiega Deambrogio – perché percepiscono distacco e solitudine, anche di fronte ai problemi legali che possono insorgere nel trattamento dei pazienti”.
Il Partito denuncia una formazione insufficiente per i nuovi psichiatri, spesso abbandonati a sé stessi in un settore complesso e delicato. “Serve un coordinamento dei servizi più vicino e una formazione specialistica mirata, oggi largamente assente”.
Secondo Rifondazione, la recente decisione della Regione di istituire un settore dedicato alla salute mentale rappresenta una opportunità da cogliere, ma anche una sfida aperta. “Non basta istituire una nuova struttura – avverte Deambrogio – se non si interviene con risorse adeguate e una svolta culturale. Il governo nazionale investe in armamenti ma non nei servizi pubblici, e la salute mentale ne è vittima diretta”.