Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero dei metalmeccanici
Deambrogio (PRC Piemonte): “Salari fermi da trent’anni, la lotta è sacrosanta. Il governo investe sulle armi, ma ignora i diritti”
TORINO – Il Partito della Rifondazione Comunista – Comitato regionale Piemonte e Valle d’Aosta ha espresso il proprio sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici in sciopero giovedì 20 giugno per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da oltre un anno.
Ad annunciarlo con forza è Alberto Deambrogio, segretario regionale del PRC: «Questa vertenza è fondamentale per milioni di lavoratori italiani. Si chiede di aumentare i salari, contrastare la precarietà, ridurre l’orario di lavoro, estendere i diritti, a partire dagli appalti, e rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro».
Salari fermi, contratti bloccati
Secondo il PRC, in Italia oltre il 45% dei lavoratori dipendenti si trova senza contratto rinnovato. Nello specifico, i metalmeccanici chiedono 280 euro di aumento salariale, una cifra ritenuta necessaria per invertire la rotta di quella che viene definita una “riduzione programmata dei salari nel tempo”. «I salari reali sono inferiori a quelli di trent’anni fa», afferma Deambrogio, «e i padroni continuano a fare orecchie da mercante. Una situazione non più tollerabile».
La critica al governo: “Spese militari al posto dei diritti”
Il PRC punta il dito anche contro le scelte del governo: «Si aumentano le spese militari ma si rifiuta di introdurre il salario minimo, che Unione Popolare ha proposto a 10 euro lordi l’ora, senza mai ottenere un dibattito parlamentare», denuncia ancora Deambrogio.
La critica si estende anche all’abbandono del settore automotive in Piemonte: «Settori strategici vengono lasciati morire – osserva il PRC – invece di essere rilanciati verso uno sviluppo sostenibile della mobilità collettiva. Si preferisce puntare sulla produzione bellica, una scelta sbagliata sotto ogni profilo: sociale, ambientale ed etico».
Appoggio anche allo sciopero generale
Rifondazione ha dichiarato di sostenere anche lo sciopero generale proclamato dal sindacalismo di base sempre per la giornata del 20 giugno. «Una mobilitazione sacrosanta – conclude Deambrogio – che unisce le istanze sindacali a un forte no alla guerra e al riarmo».