Moda e polemiche a Palazzo San Giorgio: il caso dei sandali
Politica
26 Giugno 2025
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La querelle

Moda e polemiche a Palazzo San Giorgio: il caso dei sandali

Casale: il dibattito sulla Tari passa in secondo piano. A infiammare l’aula, il secondo tempo dello scontro dialettico tra il sindaco Capra e il consigliere Bruschi

CASALE – Quella dell’ultimo consiglio comunale di Casale, ieri sera, è stata una serata segnata da un’altra puntata della querelle tra il sindaco Emanuele Capra e il consigliere del Pd Enrico Bruschi. A tenere banco, tra gli altri punti all’ordine del giorno, avrebbe dovuto essere il dibattito sul regolamento della Tari, che è però passato in secondo piano rispetto al tema dei “camiciotti” e dei “sandali francescani”, riprendendo un battibecco già avvenuto in mattinata.

Nel suo intervento, Bruschi ha incalzato il primo cittadino, colpevole – a suo dire – di averlo pubblicamente delegittimato poche ore prima.

Le calzature del santo francescani

«Non posso ringraziare il sindaco che questa mattina ha impedito un utile contraddittorio, ma è stato autore di una vile aggressione mediatica. Si vergogni: lei non è un adolescente inconsapevole che si sente realizzato a fare il leone da tastiera. Chieda scusa a questa città, che ha offeso con questo atteggiamento». Nel merito della Tari, poi, non è stato più indulgente: «Forse bisognerebbe leggere la Costituzione. Vergognatevi!».

A tentare di smorzare i toni è stato lo stesso Capra: «Mi scuso se lei si è sentito offeso, però comprenderà: questa mattina mi sono semplicemente limitato a farle notare che quello non era il luogo adatto per porre certe domande» – salvo poi rincarare la dose – «Mi sono permesso di dirle che l’educazione avrebbe voluto che lei non si presentasse in ciabatte, braghe corte e camiciotto. Chiedo scusa, saranno pure sandali simili a quelli che indossava san Francesco, ma non credo con lo stesso significato». L’ironia, neanche troppo velata, ha ulteriormente acceso il clima.

Il sindaco ha proseguito: «Ci sono luoghi e luoghi. La cosa si sarebbe fermata lì, ma sfortunatamente per me la stampa (ovvero noi de Il Piccolo, ndr) ha riportato la notizia. Se vuole le mie scuse perché non ho ritenuto opportuno che lei si presentasse in quel modo, gliele porgo. Ma se pretende che chieda scusa alla cittadinanza, abbia pazienza: credo di avere il diritto di dissentire, perché la sua presunzione di rappresentare l’intera comunità casalese…».

A quel punto è intervenuto il presidente del Consiglio, Giovanni Battista Filiberti: «Chiedo di rientrare nel tema, altrimenti convoco una capigruppo. Sospendo». Il parlamentino, però, rumoreggiava e l’aula è temporaneamente piombata nel caos.

Le parole di Crisafulli

A riportare il dibattito su toni più istituzionali ci ha provato il capogruppo Pd Gianni Crisafulli, con un intervento amaro ma ironico: «…Anche una brevissima lezione sull’eleganza della politica (dal sindaco), spero che la mise senza giacca sia adatta a una sala così importante». E ha aggiunto: «La meraviglia di questa sera, per uno diversamente giovane della politica, è che mai avrei pensato che a Palazzo San Giorgio si sarebbe discusso dei sandali di un consigliere comunale, se fossero francescani o meno etici. Sono sempre dell’idea che la politica debba essere fatta di contenuti, non di apparenza. Una volta si diceva che l’abito non fa il monaco, questa sera abbiamo ufficializzato che anche questa certezza l’abbiamo persa. Credo che i cittadini, in quest’aula, non vogliano sfilate di moda ma atti concreti per rendere la città attrattiva. Altrimenti si rischia di brillare nello stile, ma che la politica resti nuda».

Ha quindi puntualizzato Capra: «Nessuno qui vuole dare lezioni di eleganza a nessuno e non ho le competenze per decretare chi sia più elegante di chi, ma credo che anche la forma abbia il suo significato. Un abbigliamento consono è quanto meno richiesto. Chiedo che le mie parole non vengano strumentalizzate. Il rispetto per l’abito fa anche parte del contenuto del provvedimento».

Si è entrati nel merito della discussione solo con l’approvazione del punto all’ordine del giorno, grazie ai voti favorevoli di Forza Italia, Lega, Difesa e Ripresa e Fratelli d’Italia, e al prevedibile voto contrario delle opposizioni.

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