Rifondazione: “Il clima è una priorità, non una fatalità”
Dopo i fatti di Bardonecchia, il partito critica l’inerzia politica e chiede azioni strutturali per fronteggiare la crisi climatica
TORINO – Dopo l’ennesima tragedia climatica che ha colpito Bardonecchia, il Partito della Rifondazione Comunista del Piemonte e Valle d’Aosta lancia un appello alla politica e all’opinione pubblica: “Non normalizziamo l’anomalia climatica”. Il segretario regionale Alberto Deambrogio ha diffuso una nota durissima in cui accusa l’attuale classe dirigente di trattare il tema ambientale come un’inevitabilità, e non come una questione di salute pubblica.
Il Green Deal europeo non basta
Nel comunicato, Deambrogio denuncia come anche il Green Deal europeo sia stato ridimensionato, diventando un “peso per l’economia” più che una strategia reale di riconversione ecologica. Sotto accusa anche la Commissione europea, che anziché intervenire con politiche drastiche per ridurre le emissioni, punta all’espansione del mercato dei crediti di anidride carbonica, definito “un trucco inaccettabile”.
Piano nazionale in un cassetto
L’Italia, secondo il partito, non è da meno. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è “fermo in un cassetto del Ministero dell’Ambiente”, mentre i bollettini dell’Istituto Superiore di Sanità evidenziano una situazione fuori controllo con continui bollini rossi durante le ondate di calore estive.
Non basta invocare lo stato di calamità
“La natura non c’entra nulla, manda grida di dolore”, afferma Deambrogio, criticando una risposta politica che si limita a invocare lo stato di calamità naturale dopo eventi meteo estremi, talvolta letali. Per il segretario regionale di Rifondazione, è necessario un cambio radicale di paradigma.
Le richieste: stop al consumo di suolo e rifugi climatici
La soluzione, secondo Rifondazione, passa da una programmazione strutturata, che includa:
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la creazione di aree verdi e “rifugi climatici” per le fasce più fragili;
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la tutela dei lavoratori esposti al caldo;
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il blocco al consumo e impermeabilizzazione del suolo;
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un ripensamento del modello urbano, togliendo il governo delle città dalle mani di finanza e speculazione;
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la produzione di beni necessari con energie rinnovabili e non orientate al profitto.
Infine, Deambrogio conclude: “Per attuare questi cambiamenti servono risorse, che devono essere sottratte all’enorme aumento delle spese militari”.