Rifondazione critica su intramoenia e piano sanitario piemontese
Politica
22 Luglio 2025
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La posizione

Rifondazione critica su intramoenia e piano sanitario piemontese

Deambrogio: “Nessuna attenzione per partecipazione, equità e diritto alla salute. Serve un cambio di rotta”

TORINO – Il Partito della Rifondazione Comunista alza la voce contro le recenti scelte in materia sanitaria della Regione Piemonte, puntando il dito contro la libera professione intramuraria e la mancanza di partecipazione nel nuovo Piano sanitario regionale. È quanto emerge da una dura nota diffusa dal Comitato regionale PRC di Piemonte e Valle d’Aosta, firmata dal segretario Alberto Deambrogio.

Intramoenia e diseguaglianze

Secondo il PRC, la libera professione esercitata all’interno delle strutture pubbliche (cosiddetta intramoenia) costituisce una delle principali fonti di ineguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari. “In un contesto dove il Servizio Sanitario Nazionale non riesce più a garantire livelli adeguati di assistenza – afferma Deambrogio – la libera professione intramuraria rappresenta una modalità di fruizione elitaria e inaccettabile, che va rimossa, non regolata ulteriormente”.

Il Consiglio regionale ha recentemente approvato una legge per uniformare la pratica dell’intramoenia tra le varie ASL piemontesi, ma per Rifondazione si tratta di un intervento inutile: “Le norme esistono già – denuncia Deambrogio – ma non vengono applicate correttamente per mancanza di volontà politica e di risorse. Il problema non è normativo, ma organizzativo”.

Tra le criticità rilevate: carenza di spazi e attrezzature, inefficienza nei sistemi di prenotazione, assenza di un controllo centralizzato. “Non un solo rappresentante politico, nemmeno del PD – osserva Deambrogio – ha avuto il coraggio di mettere in discussione questo strumento che andrebbe cancellato alla radice per ridurre le diseguaglianze sanitarie”.

Piano sanitario senza dati e senza partecipazione

Anche sul fronte del nuovo Piano Sanitario Regionale, Rifondazione esprime forte preoccupazione. L’assessore Federico Riboldi, secondo Deambrogio, vorrebbe portare il piano al voto nel mese di agosto, nonostante un percorso che viene definito “impoverito, centralistico e opaco”.

“La bozza diffusa – denuncia Deambrogio – è una versione depotenziata di un documento prodotto dalla Bocconi, da cui sono stati rimossi i dati numerici più rilevanti. Quattro parole d’ordine non costituiscono un Piano. La legge regionale 18 del 2007, che dovrebbe regolare la programmazione sanitaria, prevede prospettive territoriali, piani di salute delle ASL e partecipazione decentrata: elementi ad oggi completamente ignorati”.

Infine, Rifondazione sottolinea la mancanza di chiarezza sui fondi disponibili, criticando una politica sanitaria regionale e nazionale “più attenta al riarmo che alla sanità pubblica”. “Oggi parlare di risorse certe è un’utopia – conclude Deambrogio – e questo perché la politica ha abdicato alla propria funzione sociale, preferendo investire in armi e apparati militari piuttosto che nel diritto alla salute dei cittadini”.

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