“Iveco Indiana, sconfitta italiana”: striscione a Casale contro la cessione a Tata
Politica
5 Agosto 2025
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14:04 Logo Newsguard
La protesta

“Iveco Indiana, sconfitta italiana”: striscione a Casale contro la cessione a Tata

Azione di CasaPound nella zona industriale. Decine di messaggi analoghi in tutta Italia contro la vendita del marchio storico

CASALE MONFERRATO – «Iveco Indiana, sconfitta italiana»: è la scritta comparsa nella notte tra lunedì e martedì in zona industriale, su uno striscione firmato dal movimento di estrema destra CasaPound, nell’ambito di una mobilitazione nazionale contro la cessione del marchio Iveco al gruppo indiano Tata.

L’iniziativa ha visto l’affissione coordinata di striscioni in decine di città italiane, da nord a sud, e intende denunciare quella che il movimento definisce «l’ennesima resa economica dello Stato italiano».

«Ci hanno venduto ancora una volta, come sempre, nel silenzio complice delle istituzioni», si legge nella nota diffusa da CasaPound. «Parlano di operazione industriale, ma è solo l’ennesima fuga degli Agnelli con le tasche piene e le fabbriche svuotate».

Secondo il movimento, l’acquisizione da parte del colosso indiano Tata Group mette a rischio la sovranità economica italiana, aprendo la strada alla perdita di competenze, posti di lavoro e tecnologia.

La proposta: nazionalizzare le industrie strategiche

«Difendere Iveco significa difendere l’Italia», continua la nota. «Occorre chiudere le porte ai predoni internazionali e utilizzare gli strumenti giuridici come il Golden Power per tutelare gli interessi strategici nazionali. Ma, soprattutto, è il momento di tornare a nazionalizzare le imprese chiave».

Per CasaPound, la vendita rappresenta «una resa» che lo Stato italiano non può più permettersi di ignorare. La protesta, che ha assunto un carattere simbolico e provocatorio, si inserisce in una battaglia più ampia per la sovranità industriale, definita dal movimento come «fondamento dell’indipendenza nazionale».

«Senza il controllo sulle fabbriche, le infrastrutture e le tecnologie, non c’è indipendenza, non c’è futuro, non c’è nazione. È tempo che l’Italia torni padrona di sé stessa», conclude la nota.

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