San Michele: tragedia nei cieli, muoiono padre e figlia di 18 anni
SAN MICHELE - Tragedia nei cieli oggi pomeriggio, Massimiliano Monticone, 49 anni, di San Michele e la figlia diciottenne Simona,…
SAN MICHELE – In una risaia vicino al canale Cavour, tra Livorno Ferraris e Lamparo, c’è una piccola area delimitata dal nastro bianco e rosso. Questa mattina, a presidiarla una pattuglia dei Carabinieri.
Lì, in quel fazzoletto di terra, ventiquattro ore dopo l’incidente, ci sono i resti dell’ultraleggero precipitato sabato. E’ proprio lì che la vita di Massimiliano Monticone, 49 anni, e della figlia diciottenne Simona, si sono spente per sempre. Abitavano a San Michele.
La procura di Vercelli ha aperto un’inchiesta per capire perché il velivolo è precipitato. Al momento, i resti dell’ultraleggero sono sotto sequestro (verranno poi trasferiti in un hangar dell’aeroporto Cappa di Casale Monferrato). Le salme sono ancora a disposizione della magistratura che potrebbe decidere di far eseguire l’esame autoptico.
Trattandosi di un ultraleggero, ovvero un apparecchio da diporto sportivo, non rientra sotto la giurisdizione di Enac (l’autorità unica di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell’aviazione civile in Italia), per questo toccherà all’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo appurare dal punto di vista tecnico le cause dell’incidente.
Massimiliano Monticone e la figlia erano partiti sabato mattina dall’aeroporto di Casale e avrebbero dovuto volare in direzione della Valle D’Aosta. Una volta raggiunta la zona delle risaie, però, è accaduto qualcosa di imprevisto perché il velivolo è precipitato senza che il 49enne abbia potuto fare nulla. Non ha avuto tempo, il pilota, neppure di azionare – qualora ne fosse provvisto – del paracadute balistico, un sistema di salvataggio che espelle un paracadute di grandi dimensioni permettendo al pilota di far scendere l’intero velivolo in modo controllato e sicuro.
Massimiliano e Simona Monticone
Massimiliano Monticone era un pilota esperto, scrupoloso, attento e informato. Radarista dell’Enav a Linate, teneva corsi sulla sicurezza, sulla navigazione negli spazi aerei presso l’Accademia di Volo di Casale.
Ma non c’era solo il volo nel cuore del 49enne. Con la moglie Elisa aveva dato vita a un’azienda, e, insieme, proponevano ai clienti il ‘Miele della Bassa Val Tanaro’. Nel mondo dell’apicoltura, Massimiliano aveva coinvolto anche suo papà, Giuseppe, sempre pronto ad aiutare il figlio in questa complessa pratica.
Giuseppe Monticone è molto conosciuto nell’Alessandrino. E’ stato presidente dell’Associazione ‘Oltre il fango’, nata dopo l’alluvione del Tanaro del 1994. Si è battuto per far ottenere – riuscendoci – la rilocalizzazione gli abitanti che si trovavano in zone a rischio idrogeologico e che non avevano – dopo anni – ottenuto l’indennizzo per spostarsi.
Oggi, Giuseppe si trova a fare i conti con una tragedia immane. Un dolore insuperabile, quello della morte di un figlio e della nipote. Troppo forte anche per un uomo coraggioso, già segnato dalla vita.
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