A Casale si presenta il libro su Ramelli. Deambrogio: «È revisionismo»
Attacco del segretario del Partito della Rifondazione Comunista
CASALE – Lunedì 1° dicembre a Casale Monferrato, nella sala convegni Giumelli di Palazzo Vittone nella Casa di Riposo, sarà presentata la nuova edizione aggiornata del volume “Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura” (Idrovolante Edizioni, 2024). Gli autori, Guido Giraudo e Andrea Arbizzoni, interverranno insieme a Marco Botta e Francesco Nebbia.
Il libro ricostruisce l’aggressione del 13 marzo 1975 costata la vita al diciottenne milanese del Fronte della Gioventù, colpito brutalmente con pesanti chiavi inglesi da un gruppo legato ad Avanguardia Operaia. Ramelli morì dopo 47 giorni di agonia. Per gli autori, si trattò di un delitto maturato in un clima scolastico e politico che non seppe proteggerlo dalle violenze.
Un evento librario che porta però dietro di sé sin dalle prime battute strascichi di polemica, perpetrati principalmente da Alberto Deambrogio, segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista.
Deambrogio si dice infatti «sconcertato per la presentazione pubblica del libro “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”. L’evento, lungi dal favorire una riflessione storica seria e contestualizzata sui cosiddetti ‘anni di piombo’, si inserisce in un’operazione di revisionismo strisciante che mira a equiparare le responsabilità politiche di quegli anni, snaturando la complessità del periodo storico».
E continua: «Come più volte sottolineato, iniziative come queste tendono a decontestualizzare la figura di Sergio Ramelli, trasformandola in un simbolo che serve a legittimare narrazioni distorte del passato. L’omicidio di Sergio Ramelli fu un fatto tragico e brutale, che avvenne in un clima di odio e violenza diffusa. Tuttavia, l’uso politico e memoriale che viene fatto di questa vicenda, come nel caso del libro in questione (la cui prefazione e postfazione sono a cura di esponenti di destra come Ignazio La Russa e Paola Frassinetti), è finalizzato a creare una simmetria ideologica tra violenza fascista e violenza antifascista, un’operazione storicamente insostenibile»