Casale, la Casa di Riposo diventa Fondazione? Parla Deambrogio
La preoccupazione del segretario del Partito della Rifondazione Comunista
CASALE – Nuovo intervento nel dibattito sulla trasformazione della Casa di Riposo Ospitalità CDR di Casale Monferrato in fondazione: a parlare è Alberto Deambrogio, segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista. «La vicenda della Casa di Riposo di Casale, la sua trasformazione in ETS merita una attenta riflessione, tanto più dopo la netta presa di posizione di Forza Italia a favore del nuovo assetto».
Spiega Deambrogio: «Nelle trasformazioni in ETS la Regione dovrebbe esercitare un potere di vigilanza e controllo sugli enti trasformati. Il condizionale la dice lunga. C’è, purtroppo, una lunga serie di casi e di settori, che dicono quanto quei poteri, in assenza di una presenza diretta del pubblico, sono una illusione per mancanza di conoscenza diretta delle dinamiche in atto. Per omaggiare i principi intoccabili della efficienza e sussidiarietà si arriva alla prevalente gestione dei privati, con un rapporto di lavoro del personale dipendente disciplinato da contratti collettivi di diritto privato.
Nel complesso, dunque, si assiste a un arretramento del settore pubblico nella gestione diretta dei servizi, con il rischio vero di una maggiore spesa per le famiglie degli assistiti. L’esternalizzazione dei servizi spesso porta a un peggioramento delle condizioni di lavoro e della qualità delle cure attraverso le cosiddette logiche di efficientamento del personale. La compartecipazione alla spesa da parte degli utenti e dei loro familiari rimane una questione critica e le rette con la presenza del privato presentano costi medi più elevati».
«La trasformazione in ETS – ha concluso Deambrogio – mira a conciliare la missione sociale con una gestione più flessibile, ma le preoccupazioni relative alla perdita di controllo pubblico, al peggioramento delle condizioni lavorative e all’accessibilità economica dei servizi sono più che fondate. Certo, il pubblico deve saper bene svolgere il suo ruolo non permettendo l’uso delle proprie strutture al di là delle proprie competenze (se no le inefficienze si trovano di sicuro) e abbandonare le strategie volute da principi liberisti, come quelli della moltiplicazione dei contratti per funzioni assimilabili. Siamo in una Regione dove chi ha la responsabilità di assicurare la parte sanitaria per i cronici non autosufficienti non lo fa, lasciando senza risposta e in affanno migliaia di pazienti e famiglie. Ognuno dovrebbe, dunque, fare la propria parte, senza cercare scorciatoie che da tempo hanno mostrato la loro inefficace dannosità».