Cerutti: gli ultimi 130 dipendenti a rischio. Da domani presidio a Casale
Da oggi il personale della newco è in cassa integrazione
CASALE – Da oggi – dopo essere stati avvisati solo ieri – la quasi totalità dei lavoratori della newco Gruppo Cerutti Srl, nata dalle ceneri di Officine Meccaniche Giovanni Cerutti e di Cerutti Packaging Equipment l’anno scorso, sono in cassa integrazione a 0 ore. L’avviso è arrivato nel tardo pomeriggio di ieri e – visto che la newco avrebbe dovuto traghettare i 130 dipendenti verso una vendita che avrebbe permesso, almeno a Casale, il proseguimento della storica azienda – rispetto a quanto veniva detto solo quest’estate, ha rappresentato un fulmine a ciel sereno, al netto del calo di lavoro. Dopo il ‘destino segnato’ per i 160 esuberi dei mesi scorsi, ora rischiano seriamente di rimanere senza impiego gli ultimi 130 che oggi in assemblea hanno annunciato un presidio permanente.
Così commentano Maurizio Cantello (Fiom) e Calogero Palma (Fim)
Delle 11 macchine richieste alla linea di produzione sul cui presupposto era partita, nei mesi scorsi, l’attività della newco, la prima è praticamente pronta. Sarebbero bastate due settimane per finirla. Non sarà, almeno ad ora, ultimata. «Siamo all’anticamera della cessazione della produzione in maniera definitiva. Venerdì avremo un importante incontro con i curatori» spiega Maurizio Cantello (Fiom Cgil).
Pare che qualche settimana fa si fosse manifestata una cordata interessata all’acquisto della newco. Non se ne è fatto nulla. «È successo qualcosa che ci sfugge, la newco era nata con un progetto ritenuto stabile dai curatori pochi mesi fa, perchè accorgersene solo ora dell’insostenibilità? – Se in breve tempo non si troverà un acquirente ora il rischio, prosegue Cantello è che – il personale (i 130 rimasti) confluisca nel fallimento con gli altri 160. Abbiamo lottato per un decennio per tutelare occupazione, marchio e continuità aziendale. Ora la discussione va allargata all’amministrazione comunale, alla Regione, al Mise. Vogliamo far sapere al Paese cosa succede! Ora serve una reazione di pancia, di mediazione ne abbiamo fatta tanta. Noi come sindacati promettiamo attività intensa, che anche la politica faccia la sua parte».
In assemblea anche rappresentanti degli esuberi di Vercelli. Così Ivan Terranova (Fiom Cgil): «I lavoratori e il sindacato ora si sono rotti di dover pagare i debiti di chi li ha veramente fatti. Ora partiamo con iniziative quotidiane, combattiamo fino alla fine».
Da qui l’idea del presidio permanente. «Da domani una tenda davanti all’azienda, è questa l’ultima partita, dobbiamo creare indignazione, che questa non sia un’altra Bistefani» è andato avanti l’Rsu Gianluca Barbero. «Adesso volano gli schiaffi» gli ha fatto eco senza giri di parole Roberto Annaratone.