Politica
I pronunciamenti
Confermato l'obbligo di pagamento nei confronti di Chiara Longo, Pasquale Accardi e Jacopo Garlasco
31 Marzo 2025
ore
08:17
FUBINE MONFERRATO - Il Consiglio di Stato, con sentenze pubblicate nei giorni scorsi, ha respinto i tre distinti appelli promossi dal Comune di Fubine Monferrato, confermando l’obbligo di pagamento nei confronti di Chiara Longo, Pasquale Accardi e Jacopo Garlasco per spese processuali stabilite dalle precedenti sentenze civili. In tutti i casi, i ricorsi in Cassazione del Comune erano stati dichiarati inammissibili, rendendo definitive le pronunce di Tribunale e Corte d’Appello. I giudici amministrativi hanno ritenuto legittimo il ricorso per ottemperanza promosso dai creditori, valorizzando come confessione stragiudiziale la lettera del legale comunale che ammetteva i debiti e proponeva un pagamento rateale. È stata inoltre respinta la tesi del Comune secondo cui la mancanza di fondi in bilancio potesse giustificare il mancato adempimento, richiamando la giurisprudenza Cedu: le amministrazioni sono tenute a onorare i debiti accertati con sentenza. Questo è l'ultimo capitolo del mosaico fubinese, vale a dire la querelle tra Comune e Pd che si trascina dal 2019, quando il Consiglio Comunale deliberò un documento di bilancio senza numero legale. La questione fu immediatamente contestata da tre consiglieri d’opposizione – si tratta proprio di Chiara Longo, Pasquale Accardi e Jacopo Garlasco – che presentarono ricorso al Tar. Sebbene il provvedimento non sia stato invalidato, il tribunale riconobbe la fondatezza delle loro ragioni. La risposta dell’Amministrazione, guidata dal sindaco Lino Pettazzi fu drastica: i tre consiglieri furono dichiarati incompatibili e allontanati dal Consiglio. Lunga battaglia Da allora, la vicenda si è trasformata in una guerra di posizione a colpi di ricordi e appelli, che ha visto i consiglieri reintegrati con sentenze favorevoli fino alla Cassazione, mentre il Comune continuava a impugnare ogni decisione. Sempre soccombente, ad oggi, nonostante le sentenze definitive, il Comune non ha saldato le somme dovute. Recentemente il Tribunale Amministrativo del Piemonte (Tar) aveva imposto al Comune di pagare nominando un commissario ad acta per garantire l’esecuzione delle decisioni in caso di ulteriore inadempimento da parte dell’Amministrazione comunale.