Imprenditoria femminile: la nostra provincia prima in Piemonte
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4 Aprile 2019
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Imprenditoria femminile: la nostra provincia prima in Piemonte

Sono soprattutto imprese individuali nei settore del commercio e dell’agricoltura. Il presidente della Camera di Commercio Gian Paolo Coscia: “Le start-up innovative sono una realtà. In provincia ne abbiamo 23”. Buone notizie anche per quanto riguarda l'export: il dato è superiore alla media regionale

Sono soprattutto imprese individuali nei settore del commercio e dell?agricoltura. Il presidente della Camera di Commercio Gian Paolo Coscia: ?Le start-up innovative sono una realtà. In provincia ne abbiamo 23?. Buone notizie anche per quanto riguarda l'export: il dato è superiore alla media regionale

ECONOMIA – Le imprese femminili in provincia, al 31 dicembre 2018, sono 9.984 sulle 42.804 totali, ovvero il 23,3%, un dato superiore alla media regionale (22,5%). La provincia è la prima in Piemonte. Si tratta soprattutto di imprese individuali. I settori dove si concentrano le imprese femminili sono il commercio e l’agricoltura.

“Ancora una volta primi in Piemonte – commenta Gian Paolo Coscia, presidente della Camera di Commercio di Alessandria – Dopo il dato sulla produzione industriale, che ricordo è pari a +2,8%, siamo ancora una volta sul podio, e questa volta il merito va tutto alle aziende guidate da donne alessandrine, che dimostrano una spiccata propensione all’imprenditorialità. In particolare, le imprese-donna sono nel commercio e nell’agricoltura, ma non solo. Le start-up innovative sono una realtà. In provincia ne abbiamo 23, e presso la Camera di Commercio abbiamo un caso concreto, perché ospitiamo nella nostra biblioteca una giovane alessandrina che lavora alla propria tesi e per sviluppare la propria start-up in ambito sport-tech; in questi mesi il suo modello di business ha ottenuto diversi riconoscimenti da Università, incubatori e acceleratori di impresa”.
“Alle donne pertanto va il mio ringraziamento, per essere parte costitutiva del motore della nostra economia provinciale”, conclude Coscia.

Riguardo i settori di attività, commercio e agricoltura assorbono in quasi eguale misura le donne imprenditrici, comprendendo quasi la metà delle imprese femminili provinciali: 24% commercio, 23% agricoltura. Agricoltura e commercio sono settori in sofferenza circa il numero di imprese rispetto al 2017: -3,5% per l’agricoltura e -3,3% per il commercio. La restante metà dell’universo femminile imprenditoriale della provincia è suddiviso fra attività dei servizi di alloggio e ristorazione (10%), attività manifatturiere (7%), attività immobiliari (6%), costruzioni (3%), noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (3%).

Le imprese femminili giovanili sono 942, pari al 9,4% del totale imprese femminili. L’analisi evidenzia una concentrazione maggiore in due settori: commercio (240 imprese) e attività dei servizi di alloggio e ristorazione (120).

Le imprese femminili straniere sono 1.002, pari al 10% del totale imprese femminili e sono concentrate prevalentemente in due settori: commercio (270) e attività dei servizi di alloggio e ristorazione (164 imprese). Seguono costruzioni, agricoltura, attività manifatturiere. Quanto alla provenienza delle imprenditrici straniere, c’è la Romania in testa, e a seguire Cina, Marocco e Albania. Questi quattro Paesi assorbono il 54% delle imprese individuali femminili straniere. Le imprenditrici marocchine sono quasi tutte nel commercio, e il Marocco è in prima posizione in questo settore rispetto agli altri tre Paesi. Le imprese femminili albanesi presentano una distribuzione settoriale più uniforme rispetto agli altri tre Paesi, con una prevalenza nel “noleggio”, e nelle “altre attività di servizi”. Le imprenditrici rumene e cinesi sono concentrate nel commercio e nelle “attività dei servizi di alloggio e ristorazione”; in quest’ultimo settore e nella manifattura prevalgono su Marocco e Albania. La Cina, a differenza degli altri tre Paesi, è assente nelle costruzioni e quasi totalmente assente nel “noleggio”; è però molto presente nelle “altre attività di servizi” e nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione, dove prevale (in entrambi i settori) sugli altri tre Paesi.

Buone notizie anche per quanto riguarda l’export: nel 2018 il valore delle esportazioni alessandrine ha raggiunto quota 6,8 miliardi di euro. La variazione export 2018 rispetto al 2017 è +5,5%, pari a 360 milioni di export in più. Il dato è superiore alla media regionale (+0,4%) e dell’Italia nord-occidentale (+3,4%). La nostra prima esportazione, gioielleria e pietre preziose, registra un valore di 2,1 miliardi di euro (il 32% dell’export manifatturiero totale); l’export di questa produzione è in aumento del 2,2% rispetto al 2017: più 44 milioni di euro. Il saldo della bilancia commerciale estero (export meno import) è positivo: + 2,8 miliardi di euro. La nostra provincia esporta per il 97% prodotti delle attività manifatturiere, e principalmente: gioielleria e pietre preziose, prodotti chimici, prodotti della siderurgia, metalli di base preziosi, articoli in materie plastiche (queste voci compongono il 57% dell’export manifatturiero). Svizzera, Francia e Germania restano i principali mercati (insieme accolgono il 51% dell’export manifatturiero provinciale).

“Il trend non si arresta, siamo in continua crescita export – commenta Gian Paolo Coscia – Oltre a confermarci nei nostri tradizionali sbocchi esteri, vale a dire Svizzera, Francia e Germania, si rilevano crescite verso Argentina, Svezia, India e Tunisia. Questi Paesi, pur registrando una bassa quota del nostro export, mostrano, nel triennio 2016-2018 e come variazione 2018 su 2017, una crescita significativa”.

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