Gli omaggi a Fasulin: «Enrica non è solo passato, è futuro e presente»
Gli ultimi saluti alla partigiana nella cerimonia di ieri a Palazzo San Giorgio
CASALE – Nella giornata di ieri Casale e tutta Italia hanno salutato per l’ultima volta la partigiana casalese Enrica Morbello Core, nome di battaglia Fasulin. Un simbolo della Liberazione e una delle ultime testimoni dirette di quei momenti. Nella sala consiliare di Palazzo San Giorgio la commozione si è sommata ai numerosi interventi delle tante persone presenti, in rappresentanza sia del Monferrato che di Condove, nei cui territori operò con la sua brigata. LEGGI QUI L’ARTICOLO
Attraverso la voce del presidente dell’Anpi di Casale Gabriele Farello hanno omaggiato con un messaggio speciale la memoria di Fasulin il presidente del Comitato Antifascista di Casale, Germano Carpenedo, la storica partigiana ‘Luce’ Luciana Romoli e il giornalista Gad Lerner.
L’intervento di Gad Lerner
«Mi spiace non poter essere lì con voi per l’ultimo saluto a Enrica Morbello Core, la nostra cara Fasulin. Casale Monferrato deve molto alla sua mite, generosa, prolungata testimonianza di vita. Partigiana. Sì, partigiana. Se lo ricordino i nostri concittadini e prima loro gli esponenti delle istituzioni che hanno giurato fedeltà alla Costituzione. Partigiano, partigiana, è una bella parola proprio perché è il contrario di neutrale. Tra libertà e dittatura, tra razzismo e uguaglianza, tra culto dell’uomo forte e diritto di voto alle donne non si può far finta di stare al di sopra delle parti. Questo ci ha ripetuto sempre Fasulin. Il suo racconto resterà esemplare nel Memoriale della Resistenza italiana. Di certo, rassicuro la figlia Fernanda, non andrà perduto.
Germano Carpenedo, presidente Comitato Antifascista di Casale
«Il presidente del Comitato Unitario Antifascista di Casale Monferrato, a nome suo personale e di tutti i membri, esprime i sensi del più profondo cordoglio alla famiglia, all’Anpi di Casale e all’Anpi di Condove nel doloroso rimpianto di una donna tanto minuta e gentile quanto coraggiosa e determinata, che ha contribuito con tante altre alla rinascita del Paese. Onore a Lei e che Le sia lieve la terra».
Il messaggio di Luciana Romoli
«Carissime compagne e compagni, sono oggi con voi a Casale alla Camera Ardente alla Sala Comunale a portare il mio commosso saluto alla Partigiana Enrica ‘Fasulin’ Morbello Core che ci ha lasciato. Alle nuove generazioni ricorderemo le sue grandi gesta».
Il ricordo di Daria Carmi
Particolarmente commosso è stato il personale ricordo di Daria Carmi, ex assessore a Casale e rappresentante la Comunità Ebraica cittadina: «Enrica Morbello Core. Nome di battaglia Fasulin. Per tutti noi, Enrica. Ci sono persone che sono parte della mia vita senza soluzione di continuità. Senza che io sappia bene come ci sono arrivate, ad essere parte di me. Persone che considero famiglia.
Sono sicura che questo succede anche a voi. È qualcosa che ha che fare con quello spirito di appartenenza, con la geografia umana, con la geografia memoriale. So, che Enrica era famiglia per tutti noi. Per il suo modo di fare, per il suo modo di accoglierci quando ci incontrava, di farci sentire compresi.
Ognuno ha la sua esperienza di Enrica, da raccontare, il suo vissuto personale, quello di cui sentiremo la mancanza d’ora in avanti. Io 37 anni, lei 99, eppure un’amicizia vera, di quelle che cambiano nel tempo, che si trasformano con te, che camminano a fianco a te mentre diventi grande. Enrica era un seme, ha detto bene mio padre. ‘Un semplice seme, umile e discreto, ma tenace e prolifero’.
Un seme che in questa mia casa è entrato da tante porte. Mia madre e Fernanda, la figlia di Enrica, amiche storiche. Con Fernanda spesso veniva a trovarci anche Enrica e negli anni mia madre ha costruito con lei un rapporto speciale. La Nonna Nella e Enrica in comune avevano il sorriso, questa arma potentissima con cui affrontare il mondo, con cui guardare le cose più difficili e osservarle, parlarne, smontarle, sedute nel cortile della Sinagoga.
Ma la famiglia qui, è anche quella allargata, quella pubblica. E allora andando indietro con la mente. Enrica è stata supporto sempre propositivo alla nostra città, consigliera che ha regalato saggezza e strumenti per gli occhi e per il cuore in questi anni di rigurgiti fascisti, testimonianza in carne e ossa ogni 25 Aprile, ogni commemorazione della Banda Tom, ogni appuntamento antifascista e partigiano di Condove e della Val di Susa.
Luoghi e appuntamenti a cui andava sempre, con la mente e con il pensiero, con una telefonata o con un biglietto, non potendoci più andare fisicamente. Nelle scuole, instancabile narratrice della Storia, alle giovani e ai giovani, suoi interlocutori preferiti, che di lei si innamoravano, per il virtuosismo dei suoi racconti, per l’entusiasmo della sua voce. A cui guardava con ottimismo, che incoraggiava a essere persone migliori, forti, capaci di prendere posizione e costruire un futuro consapevolmente.
Perché Enrica ha vissuto di giovinezza sempre. Ed ha creduto nella cultura come arma più forte. Nell’educazione, nello studio, nel confronto con gli altri. Ha creduto negli altri. Anche negli ultimi anni, come diceva lei, era ancora un fasulin. Fasulin, piccola e graziosa, una donna minuta che non ha mai attraversato questo mondo facendo finta di essere altro da sè, conquistandosi l’essere donna in questo mondo.
Ha combattuto in montagna abbracciando il fucile, circondata da uomini, lei che era una donna pudica. Ha fatto la guerra, non per vendetta, ma per ideale, per difesa, ha lottato da donna. Con quella stessa forza ha lottato per il voto, è stata votata, ha cercato a una a una altre donne, per dare loro coraggio affinché prendessero in mano il loro destino. Enrica era una donna piena di vita, curiosa, con occhi pungenti, sempre attenti, vigili, con la mente lucida, allenata, capace di vedere e capire.
Con mani sapienti, che portavano la passione per l’arte nei loro movimenti. Con un cuore grande, la fonte delle sue parole e del suo agire. Enrica non è mai stata ideologica, mai le ho sentito dire una parola banale, mal posta, arrabbiata, a qualcuno o su qualcuno. Enrica metteva le persone davanti ai principi. E poiché sappiamo quanto grandi e belli erano i suoi principi sappiamo quanto voleva bene alle persone, a noi. Proprio a noi, di cui sapeva nomi e cognomi precisamente, come ricordava la geografia della guerra che ha combattuto. Enrica è un seme che ha messo radici dentro ognuno di noi.
Oggi ci manca, ma sentiamo anche una pienezza di lei, sentiamo di essere più ricchi, di aver raccolto il suo insegnamento. Ora a noi il compito di trasferirlo al futuro. Un futuro per cui dobbiamo combattere come Enrica ha continuato a fare fino alla fine. Un futuro libero, democratico, accogliente, che rispetta il mondo bellissimo che abitiamo. Perché Enrica ci racconta anche che ne vale sempre la pena, anche quando tutto ci fa male, ci fa paura. Enrica ci insegna che il sole sorge ancora, che noi dobbiamo lottare fino all’ultimo, e questa è una parola d’ordine che può salvarci la vita.
Enrica è storia, non è passato, è futuro, in tutte le persone che ha incontrato e hanno questo seme dentro. Enrica però, soprattutto, è presente, con tutto il suo spirito di corpo, perché è istituzione. È l’istituzione socio-politica che voglio. Capace di essere umana, di essere donna, di essere combattente, di essere a modo suo, di vedere la bellezza, di saperla creare e far crescere, e poi di lasciarla andare come i fiori, come il polline, come i semi, come i ricordi, come le parole, che germoglieranno e daranno nuovi fasulin.
Perché lei dall’alto ci guarda, ci sorride, e ci esorta anche oggi a guardare il mondo con comprensione. Non con severità, ma con amore e rispetto, non con rabbia.
Ci segna che è importante stare Dalla Parte Giusta.
Ciao Enrica, o bella partigiana».
Per motivi di tempo non è stata infine letta una poesia di Mauro Bonelli:
«La resistenza è rossa
Ed è democristiana
Liberale, monarchica,
Socialista, cristiana
È come la repubblica
Che è nostra, ed è italiana
Loro l’han fatta allora
Noi la viviamo ancora.
Rivive nel gioioso
Studiare della scuola
Nel cielo luminoso
Se il tricolore vola
Nel peso faticoso
che al lavoro ti arruola
Si trasforma in lamento
Se il cuore ti si è spento
Ma guarda in su, nel cielo
Al sole che vi splende
Al vento ancor che, anelo,
Vi soffia e si distende
Fischia ancora al disgelo
Ci spinge e ci difende.
Guarda l’immensità:
C’è scritto: LIBERTÀ»