I camionisti di Cabiati e Cabilog: «Chiediamo dei diritti che qua ci sono negati»
Dall'alba i dipendenti della ditta di autotrasporti di Occimiano sono in sciopero
OCCIMIANO – Episodi di razzismo, mancati pagamenti e un ambiente di lavoro in cui le decisioni vengono sempre prese in maniera unilaterale: è solo una parte dei numerosi motivi per cui i camionisti di Cabiati e Cabilog rivendicano lo sciopero che si sta protraendo dalle prime ore del mattino a Occimiano.
Dei 40 dipendenti, più di 30 hanno aderito allo sciopero (solo 4 camion sono partiti stamani) e stanno partecipando al presidio davanti al cancello d’ingresso dell’azienda. Solo due di questi risultano essere assunti da Cabiati Srl, i restanti sono invece sotto contratto con Cabilog, la cooperativa che opera al suo interno: «Anche se di fatto, è così solo sulla carta. É una cooperativa che nella pratica non esiste: per esempio, non ci sono mai state assemblee» dice Claudio Sanita, sindacalista Cobas.
E i problemi riguarderebbero soprattutto i pagamenti di stipendi, tredicesima e quattordicesima, straordinari, indennità di trasferta e il mancato rispetto dei periodi di malattia: «Ho visto le buste paga: non hanno senso. Attualmente i lavoratori hanno un cosiddetto ‘contratto pirata’ che non tiene conto di quello che invece succede a livello nazionale» continua Sanita. Tra le richieste principali dei camionisti compare infatti l’applicazione del Ccnl (contratto collettivo nazionale di lavoro) e un’indennità di trasferta di 45 euro «che ci permetterebbe di evitare le situazioni di degrado che affrontiamo nelle soste notturne nei lunghi viaggi. Inoltre, se guidiamo per 4 ore ma in trasferta ne passiamo 20, ci vengono pagate solo quelle 4» spiegano i lavoratori.
«La tredicesima doveva arrivare entro il 10 luglio, ma ancora non abbiamo visto niente – spiega l’Rsu Daniele Spagnuolo – e per scelta loro viene rilasciata in due saldi, uno a fine luglio e una a fine agosto. Date che poi raramente vengono rispettate». Quando viene assunto un nuovo autista, questo dovrebbe essere ‘coperto’ da una franchigia che risarcisce la ditta nel caso di eventuale danno al camion ma a detta dei dipendenti, ciò non avviene: «Pochi giorni fa un nuovo arrivato ha pagato di tasca sua in nero per aver danneggiato il mezzo».
Insulti e turpiloquio sarebbero all’ordine del giorno in un ambiente lavorativo che alcuni definiscono addirittura dittatoriale e non di rado a essere colpiti sarebbero i numerosi dipendenti stranieri: «Gli episodi di razzismo sono intollerabili. Ci fregiamo di avere numerosissimi iscritti di nazionalità estera» sottolinea Sanita. Ma anche per gli italiani, la situazione non sarebbe migliore: «In particolare sono due dipendenti degli uffici che ci insultano e che invece di collaborare ci ostacolano. Se sono in viaggio e chiedo un aiuto per la logistica, mi viene sbattuto il telefono in faccia – racconta l’Rsu Angelo Casule – Anche i comportamenti sono importanti. Sono qua da 3 anni e mezzo ma la situazione è peggiorata spingendoci a essere qui oggi» e un tema che sta a cuore a Casule è la questione legata a chi si occupa del trasporto merci in Adr a cui, nonostante i rischi maggiori, non verrebbe riconosciuto un compenso equo.
Da inizio anno – riferiscono i sindacati – già una trentina di lavoratori hanno abbandonato l’azienda: «Siamo diventati un porto di mare» ironizza qualche presente al presidio. «Ma non ci fermiamo qui: andremo avanti finchè non otterremo quello che vogliamo» puntualizza immediatamente Sanita. I sindacati hanno chiesto alla Prefettura l’apertura di un tavolo di trattativa e mercoledì pomeriggio ci sarà il primo incontro. L’azienda per ora avrebbe accennato alla possibilità di aprire un dialogo non prima di settembre. Anche il sindaco di Occimiano Valeria Olivieri ha fatto sentire la sua vicinanza ai camionisti: «Il rispetto dovrebbe essere un patrimonio universale, come amministrazione vi siamo vicini».
All’interno dei capannoni della ditta questa mattina era presente uno dei due titolari che si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni per controbattere alle accuse. Più tardi abbiamo provato a contattare l’azienda telefonicamente ma anche in questo caso non abbiamo ottenuto riposta. «Non chiediamo niente di speciale, solo di avere dei diritti, quello che ci spetta ed è legittimo aspettarci»: è questo che, in modo unanime, i lavoratori – che hanno annunciato che il presidio durerà per 24 ore fino a mercoledì – chiedono e continueranno a chiedere da qui ai giorni a venire.