La scelta di Calvo: «Lascio il Balbo perché bisogna pensare al domani»
Ripercorriamo la carriera e la decisione dello storico preside dell'Istituto di Casale
CASALE – Se non è la fine di un’era poco ci manca: Riccardo Calvo non sarà più preside dell’Istituto Balbo di Casale. Da settembre ricoprirà lo stesso ruolo all’Istituto Comprensivo Don Milani di Ticineto (di cui era già reggente). Al suo posto arriverà Emanuele Cavalli, attuale dirigente dell’Istituto Negri.
Perché l’associazione Calvo – Balbo a Casale è qualcosa di naturale. Ma ci sono casi in cui, un cambiamento, che a ‘caldo’ ha del clamoroso, è necessario: ce lo spiega Calvo, con cui ripercorriamo l’intera carriera di un punto di riferimento della scuola monferrina.
Calvo: «La scelta migliore per il Balbo»
Buongiorno Calvo…
«Ah, salve. Grazie per l’articolo. Si è sollevato di tutto…»
Beh, deve riconoscere che la notizia è spiazzante.
«C’è chi l’ha accolta in maniera positiva e chi viceversa, ma sono certo di aver fatto la scelta giusta».
Perché di scelta si è trattata?
«Sono a 42 anni e mezzo di insegnamento. Avrei già potuto andare in pensione ma non credo di essere adatto al pensionamento. Ho ancora molto da fare e da imparare. Però prima o poi toccherà anche a me, quindi ho trovato opportuno ‘prepararsi’ per tempo: va bene il presente, ma bisogna anche pensare al dopo. Sapevo che sarebbe scaduto l’incarico triennale della professoressa Cavalli e che le sarebbe potuta interessare quest’opportunità.
Dall’altro lato, mi stimola l’idea di andare al Comprensivo ‘Don Milani’, dove ci sono molte occasioni: la scuola primaria italiana è un’eccellenza, ma ci si è un po’ adagiati».
È la persona giusta?
«Io sono convinto di sì. Ha grande esperienza nonostante l’età: è diventata preside da giovanissima, ha condotto molto bene iniziative e progetti all’Istituto Negri, ha vinto svariati concorsi, ha una sensibilità umanistica e grande serietà. Il Balbo è una scuola molto particolare, ha bisogno di gente pronta subito, ci sono vari discorsi in piedi che non possono aspettare ambientamenti vari. Sono sicuro avrà le caratteristiche per proseguire sul percorso tracciato.».
Tracciato soprattutto da lei, ripercorriamo un po’ la sua storia al Balbo?
«Tutta? La vedo dura, tra gli anni da studente prima e come insegnante e preside poi, ci ho passato dentro quasi mezzo secolo. Ho iniziato il mio percorso ancora prima che mi laureassi in Filosofia, poi dopo un vario girovagare per il Piemonte tra Asti e Vercelli sono arrivato al Balbo a fine anni ’80, e sono diventato preside nel 2009».
Ci sarà stato qualche momento in particolare…
«Lì dentro ho festeggiato anniversari di tutti i tipi: il 150° del liceo Classico, 70° e 8o° dello Scientifico Palli, il 25° del Linguistico, il 20° di Scienze Umane che negli anni ha cambiato anche forma. Abbiamo sempre promosso, insieme a tante altre scuole, il bilinguismo andando incontro alle competenze richieste dalle università. Introdotto nuovi indirizzi come quello della Comunicazione, progetti, iniziative e molto altro. Ma il più grande successo è vedere gli alunni che pur appartenendo a diversi licei, costruiscono legami durante il percorso comune: c’è una grande componente unitaria, sono tutti alunni dell’Istituto Balbo, indistintamente. Poi ho fatto altro nella vita…».
Esperienze che l’hanno aiutata nel svolgere il ruolo di preside?
«Per esempio, sono stato assessore: quell’esperienza mi ha aiutato molto nel corso degli anni. Mi ha fatto capire l’importanza di saper interpretare un ruolo da mediatore, scolastico ma anche politico. Per dire, oggi magari arrivano molti presidi formati, ma deficitari proprio in quest’aspetto. Un altro punto fondamentale è la pazienza, l’esperienza amministrativa mi ha aiutato a anche a cambiare nell’atteggiamento: bisogna essere pazienti con se stessi e con gli altri. Per carità, un atteggiamento volitivo, di chi si impone di ‘plasmare’ le persone, può dare risultati immediati. Ma non può funzionare a lungo termine».
Quindi è questo il suo consiglio a chi si approccia allo stesso mestiere? Pazienza e mediazione.
«E buon senso. Il buon senso è la medicina migliore che ci possa essere. Per rapportarsi con noi stessi e con gli altri».