Due classi del Balbo ad Aosta a conclusione del progetto Diderot
La I e II A del liceo classico in visita all'Osservatorio astronomico
AOSTA – Uscita all’osservatorio astronomico di Aosta a chiusura del progetto Diderot ‘Dalle nane alle supergiganti: la vita delle stelle’ per le classi I e II A Classico del liceo Balbo, che hanno ricevuto una menzione d’onore.
Non si è trattata di una semplice gita, ma di un vero e proprio viaggio a cavallo tra il passato è quello che sarà il più lontano futuro. Prima archi, colonne, affreschi, mosaici, poi stelle, nebulose, galassie e pianeti, tutto quanto i ragazzi hanno avuto modo di vedere è stato un’eco ininterrotta e assordante di quel celebre detto medievale: ‘siamo nani sulle spalle dei giganti’.
Le guide della storica Augusta Praetoria li hanno condotti tra chiese, teatri e rovine, arricchendo ogni luogo con aneddoti e brillanti spiegazioni tutte in lingua inglese, raccontando così il nostro passato nella lingua che più di tutte rappresenta il nostro presente; la porta principale, un tutt’altro che comune teatro a pianta rettangolare e i resti di quello che doveva essere un notevole anfiteatro, distano pochi passi non solo da monumenti medievali e rinascimentali, ma anche dalla via principale, quella più viva di tutte; la sola costante? Il Decumano. Tra il patrimonio archeologico della città, si eleva (anche se solo in senso strettamente figurato) il criptoportico, un luogo misterioso e discusso, in cui si respirano miti e leggende di secoli di culti alle divinità romane.
Terminato il tour archeologico del centro urbano, gli studenti sono risaliti sul pullman pronti ad affrontare i ripidi tornanti che li avrebbero condotti all’Osservatorio astronomico. I timidi astri hanno preferito coprirsi di nubi, ma la simpatia e la sorprendente preparazione dell’accompagnatore hanno fatto vivere ai ragazzi lo spettacolo del planetario in modo così partecipe da non far rimpiangere troppo la mancata esperienza. L’astronomo dell’Osservatorio li ha fatti viaggiare attraverso gli anelli di Saturno, i Pilastri della Creazione ed altri corpi celesti, parlando non solo del loro aspetto scientifico, ma anche e soprattutto della concezione che l’uomo ha avuto di essi nella storia. Hanno così scoperto che le stelle hanno nomi greci, arabi e persino sumeri, perché da sempre l’uomo ha sentito la necessità di umanizzare ogni aspetto del suo ambiente, e il cielo tanto quanto la terra è parte fondamentale di esso.